Di nuovo south beach
8 Febbraio 2022
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Di nuovo south beach

Negli scorsi mesi in molti ci siamo attivati dinanzi al progetto di sviluppo costiero molisano denominato “South Beach”, che interessa, in maniera particolare, l’area costiera e l’immediato entroterra del Comune di Montenero di Bisaccia, per la realizzazione di edifici e strutture ricettive per circa 5 milioni di metri cubi di cemento, denunciandone l’evidente inappropriatezza e incompatibilità con un territorio dagli equilibri ambientali fragili e già molto depauperato ed esposto ad attività commerciali estrattive e impattanti. Notavamo, già in quella prima reazione di slancio, anche l’obsolescenza di un modello di sviluppo turistico ormai ‘superato’, basato su grandi numeri, strutture ricettive smodate, linee architettoniche attempate, senza alcuna attenzione verso le peculiarità del territorio, le sue specificità e biodiversità. Il risalto mediatico dato al progetto aveva spinto, con grande tempestività, tantissime realtà e associazioni a prendere una netta posizione di contrarietà all’opera. In particolare, tra essi vanno annoverate le azioni messe in atto da Legambiente nazionale, dal Comitato ‘Vie Verdi d’Abruzzo’, composto da oltre settanta realtà abruzzesi tra associazioni, comitati, operatori economici del turismo e dal Comitato molisano ‘Costa Verde Mare Nostrum’, che lo ha definito “una colata di cemento epocale in un Sito di Interesse comunitario” e “il peggiore assalto alla costa adriatica degli ultimi cinquanta anni”.

La Sindaca di Montenero, che inizialmente, con sollecitudine, ha richiesto la creazione di un Tavolo tecnico regionale per la realizzazione dell’opera, si è poi smarcata dal progetto rinviando tutto nelle mani del Presidente della Regione, ricordando tuttavia, significativamente, che nell’area interessata dal progetto si trovavano un’area SIC “Foce del Trigno – Marina di Petacciato” e un’importante porzione del Tratturo L’ Aquila-Foggia, entrambe sottoposte a tutela e già fortemente erose.

Già a marzo la Direzione Generale del Ministero della Transizione Ecologica rispondeva con parere critico all’istanza avanzata dall’Associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico – OdV. Ad aprile scorso la Soprintendenza per i Beni culturali, archeologici e paesaggistici del Molise aveva bocciato sonoramente l’idea progettuale, basandosi proprio sul fatto che il territorio interessato dal progetto fosse sottoposto a tutela sia archeologica che paesaggistica. In quel momento sembrò realmente che la questione, una volta tanto, fosse stata regolata in modo definitivo e positivo, facendo opportuno e corretto ricorso agli strumenti di salvaguardia e valorizzazione in possesso delle Istituzioni pubbliche preposte al controllo e alla tutela della qualità del territorio e della vita delle popolazioni locali. La notizia fu comprensibilmente accolta con grande soddisfazione da associazioni, comitati, movimenti politici di attivisti e stakeholders del settore, che si erano mossi contro lo scempio previsto dal progetto di dubbia provenienza e il cui quadro di finanziamento lasciava e lascia, ancora oggi, intuire contorni non proprio specchiati e trasparenti, come, tra l’altro, indagato anche da alcuni media locali. Pochi giorni fa, però, subito prima del periodo natalizio, è giunta la notizia che proprio la Regione ha ammesso una porzione importante dei territori destinati ad ospitare “South Beach” nella selezione del Bando per le aree residue e non ancora identificate della Zona Economica Speciale (ZES) Adriatica, cioè mettendo a disposizione delle aziende esistenti o in via di costituzione – come specificato significativamente dal Bando – terreni per la realizzazione dei progetti presentati in risposta allo specifico “Avviso Pubblico” regionale. Tra questi, dei 1.048.300 mq. dichiarati agibili dalla Regione Molise, circa 600.000 mq. corrispondono alle aree del progetto “South Beach”, che quindi, anziché risultare sospeso e depotenziato dopo i moniti del Ministero e della Soprintendenza, sembra ricevere dalla Regione un sostanziale endorsement e avviarsi alla sua realizzazione con buona pace delle speciali protezioni ambientali presenti su quel tratto di costa e delle istanze dei Comitati locali, che pure avevano attivato intorno alla questione molto dibattito e un evidente consenso della popolazione locale alla loro azione di advocacy e di contrasto.

Le carte minute delle diverse particelle catastali fornite dai singoli proprietari per mettere a disposizione i loro terreni non ci restituiscono la fitta interlocuzione informale che sicuramente ha accompagnato la gestazione, in verità assai adombrata, di questa cospicua proposta di investimento, e ora l’affinamento dei contratti di cessione prelude all’avvio dei lavori nei territori lambiti e attraversati in alcuni casi proprio da quei beni paesaggistici, archeologici e culturali, che dovrebbero funzionare da presìdi alla tutela del territorio come valore e come bene comune.

Come procedere ora? È difficile a dirsi, visto che dopo una prima fase di entusiasmo e di impegno collettivo intorno a questa vicenda, anche con un’interrogazione urgente, nell’aprile 2021, da parte del PD Molise e con le prese di posizione contrarie del Movimento 5 Stelle Molise, gli animi sembrano essersi placati, considerando che la notizia dell’allargamento della ZES anche alle aree dove dovrebbe nascere il progetto “South Beach” è passata, per il momento, senza alcuna reazione strutturata della politica regionale e degli attori coinvolti.

Il Tavolo tecnico attivato dalla Regione per valutare la fattibilità dell’opera avrebbe dovuto occuparsi, come era stato da subito chiesto dai Consiglieri di minoranza di Montenero di Bisaccia, di elaborare proposte di revisione e auspicabilmente di progetti alternativi a quello già presentato, ma le sedute sin qui convocate non sembra abbiano determinato l’elaborazione di quadri realmente alternativi al progetto “South Beach”.

Il rischio, come sempre più spesso accade, è che il territorio e la qualità di vita delle popolazioni locali vengano barattati in cambio della promessa di un impiego, specie per i giovani, e di cospicue entrate economiche sul territorio. In questo modo si vuole far passare la logica che chi si oppone a questo modello di sviluppo sia semplicemente qualcuno che non ha a cuore il destino della zona e della regione nel suo complesso, un nemico della comunità, protetto dal proprio impiego o dalla propria posizione di convenienza politica. L’argomento – e per certi versi il ricatto – del lavoro e della crescita economica batte dunque, ancora una volta, la tutela e il rispetto dei luoghi, in una logica dicotomica che oppone, in modo scorretto, la possibilità di restare all’aggressione sistematica delle risorse del territorio, secondo logiche egemoni, vecchie, incapaci di immaginare forme alternative e innovative di produzione di ricchezza e di benessere, ovvero in grado di ideare un nuovo modo di dare forma e comunicare il territorio e al contempo realizzare una nuova offerta turistica capace di utilizzare, in modo sostenibile, il potenziale endogeno che i singoli territori offrono.

Vogliamo continuare a pensare a un Molise senza complessi che esce dalla posizione di Regione vinta, colonia di un impero in decadenza che lascia scorrere le ultime colate di cemento sulle fragili dune e le vie d’erba, prima di rendersi conto che il suo regno è divenuto irrecuperabilmente vuoto.☺

 

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