Diario di un viaggio
5 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
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Diario di un viaggio

“Todos hermanos”, sì, ma quei “friends e Pellegrini pure” si sono fregati la mia giacca termica! … e risuona il mio diavoletto interno.

Lasciati portare dal camino; abbi cura di te e fai attenzione agli altri convertendo l’attenzione; tu ti prendi la giacca ed io ti do anche il mantello; tu mi vuoi obbligare al tuo ritmo ed io prendo il mio; mi tolgo i sandali e, nel caso ti dovessero servire, te li dono; cammino a piedi nudi e scalzo, senza bastone perché io sono qui, come sempre, per camminare e cercare; io non sento i rumori, ascolto suoni e permetto agli occasionali pellegrini camminanti di vedermi e riconoscermi.

Ormai siamo quasi a Santiago. Una specie di chiosco copre dalla pioggia un ragazzo che in compagnia di un cane cerca di vendere un suo libro sul “camino”. Sfoglio il libro e, mentre gli altri si allontanano, lascio il libro che in lingua spagnola racconta le bellezze del “camino” e dono alcuni euro. Il giovane ragazzo, di nome Thiago, chiede di abbracciarmi e lo lascio fare; poi mi regala delle noci. Allora, a mia volta, chiedo di poter salutare il suo cane, che, ad un suo cenno, mi viene vicino strusciandosi sulle mie gambe. Lo accarezzo e riprendo il camino. Conto le noci. Sono sette e sette siamo noi! Regalo a ciascuno una noce. Una noce può essere aperta da soli in più modi, anche con una mano sola, se si ha una grande forza nelle dita; ma, talvolta anche per il forte solitario, può essere necessario aprirla chiedendo all’altro di prestarci la sua.

Santiago. Quasi in fila, percorriamo il sentiero del pellegrino che conduce alla cattedrale, una chiesa monumentale. In quegli ultimi metri si sono raccolti in tanti a mendicare. Bastardi, rifugiati, profughi, figli di una sorte avversa oppure opportunisti di strada? “Quien sabe” (e chi lo sa / non sappiamo, ma). Al primo che incontro offro un panino, che viene accettato, e agli altri un sorriso ed un “bona dia”.

Ci fermiamo davanti alla cattedrale ed io mi offro di rimanere a sorvegliare gli zaini mentre il gruppo fa il suo ingresso nella “cattedrale finis terrae”. Ne approfitto per fare esercizi di stiramento agli arti inferiori e mi siedo appoggiandomi al muro perimetrale della cattedrale. Mi si avvicina una donna, anche questa di lingua inglese, e mi chiede se può fare un massaggio ai miei piedi. “Certo! Ma quanto costa?” “No,no, I do not want money. I am a physiotherapist. No money” (No, no, io non voglio denari. Io sono una fisioterapista. No soldi). Chissà, avrà guardato i miei piedi e le saranno sembrati un po’ bistrattati? Cerca un’occasione peregrina? È una volontaria della S. Vincenzo? Della Croce Rossa Internazionale? Ha fatto voto di alleviare le stanchezze dei pellegrini? È una seguace dell’eretico Vescovo Priscilliano primo martire decapitato dai suoi “friends cristiani”? … mi abbandono senza giudizio e senza ragioni alle sue mani sconosciute. Utilizza la tecnica di digitopressione e cerca di far scivolare le mani sui miei piedi, ma è difficile. La pelle secca, la callosità già presente prima del camino, quelle escoriazioni laterali e l’assenza di creme, lo impediscono così come riducono la percezione delle sue mani. L’uscita del gruppo, la sorpresa dei pellegrini santificati che esprime meraviglia e … qualcos’altro, nonché le foto che Pino effettua, facilitano l’interrompersi di quella manipolazione ai piedi. Beh, sono stato comunque fortunato. Mi alzo e l’abbraccio. “I am Frank. Thank you!” “uh, I am Grace. Bye Frank!” (uh, io sono Grazia. Ciao Franco).

Sì, l’essere trovati, trovarsi e talvolta ritrovarsi, è la beatitudine del ricercatore e di quanti sperimentano “camini di vita”. La vita con i suoi cammini è sempre bella, anche con le sue e nostre contraddizioni. Guardo l’orologio, perché ho un appuntamento, e mi inoltro, solitario pellegrino, nei meandri di quella cattedrale che fa da capolinea al “camino”.

“Francesco che fai?” “Cerco il padrone di casa, ho un appuntamento con lui e mi sta aspettando! ciao”. “Bona dia … È possibile salutare Dom Tupa? Sono atteso”.

Incredulo, quel segretario distinto non comprende, anche perché io ho utilizzato il nomignolo in uso tra noi. “usted tiene una cita?” (hai un apuuntamento?) “beh, sì, no, non comprendo. … se possibile, vorrei salutarlo, mi aspetta” e, sempre lui: “Lo siento, pero el Señor no va muy bien. Y, en cualquier caso sin una cita no es posible! (Mi dispiace, ma il Signore non sta bene. In ogni caso senza un appuntamento non è possibile). Insisto, anche perché, per dirla tutta, non ho capito una mazza di quello che ha detto! “è possibile solo avvisarlo che io sono qui?” Leggo uno sguardo sorpreso nel suo volto, della serie: “questo infedele straniero forse non ha capito!” ma, alla mia insistenza, non rinunciando alla sua cordialità, mi invita a scrivere il mio nome su di un foglietto e mi prega di attendere. Qualche minuto di attesa, ma chissà perché ero tranquillo e sicuro che avrei incontrato il “mio Dom”… e si riapre quella porta. Il segretario, con un’ espressione da vecchio zio ritrovato, mi dice: “es decir, es el Maestro esta esperando, pero recomiendo unos minutos porque el Senior no va muy bien!” (va bene, il Padrone la sta aspettando, ma mi raccomando solo qualche minuto, perché il Signore non sta molto bene). (Quarta puntata)

 

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