Disobbedienza civile
1 Marzo 2014 Share

Disobbedienza civile

“Non mi interessa seguire il percorso del mio dollaro (ammesso ch’io possa farlo, finché questo non compra un vano o un moschetto con il quale sparare a qualcuno, il dollaro è innocente) ma mi preoccupo di seguire gli effetti della mia obbedienza”. Così scriveva Henry David Thoreau in Disobbedienza Civile, un libricino di 30 pagine scritto nel 1849. Quanto costa ai cittadini italiani e molisani l’obbedienza? Per rispondere a questa domanda possono essere di aiuto le parole di Thoreau, statunitense (1817-1862), che nell’opporsi alla guerra intrapresa dagli Usa contro il Messico riflette sull’opportunità di obbedire a leggi che, passando per rappresentative della maggioranza, ledono i diritti fondamentali della minoranza.

Secondo Thoreau i governi sono espedienti, il più delle volte inutili e dannosi in quanto “un governo nel quale la maggioranza governi in tutti i casi non può essere basato sulla giustizia”. Gli uomini che operano seguendo la legge possono essere mutati in agenti di ingiustizia. L’esempio più evidente è quello dei soldati che commettono azioni contro la propria volontà, il proprio sentire comune e la propria coscienza. I soldati fanno parte della massa di uomini che servono lo stato come macchine, senza libertà di giudizio o rispetto del senso morale. Tuttavia essi sono considerati buoni cittadini. I funzionari dello stato, invece, servono quest’ ultimo unicamente con le loro teste e sono costantemente pronti a giocare sporco. Ci sono poi gli uomini, coloro che seguono lo stato secondo la propria coscienza, gli si oppongono e per questa ragione vengono con facilità additati come nemici.

I governi si servono di uno strumento controverso: il voto. “Potrei anche attribuire il mio voto sulla base di ciò che reputo giusto; ma per me non è vitale che il giusto prevalga. Sono disposto a lasciar decidere alla maggioranza … Perfino votare per ciò che è giusto si risolve nel non far nulla per esso”. Il voto della maggioranza non ha nulla a che fare con la giustizia ma solo l’uomo libero si oppone a questo stato di cose e ciò genera indifferenza.

“Se il governo è di natura tale da chiedervi di essere agenti di ingiustizia verso gli altri; allora io dico, si violi la legge. Lasciate che la vostra vita faccia da contro attrito per fermare la macchina. Ciò che devo fare è appurare in ogni caso, di non prestare me stesso al male che condanno”. Ci si può ribellare al governo in maniera non violenta (anche se questo può portare alla prigione l’uomo libero): il suddito potrebbe rifiutarsi di pagare le tasse mentre il funzionario statale potrebbe rassegnare le sue dimissioni. Ma si può fare di più: evitare di accumulare denaro. L’uomo ricco infatti è venduto alle istituzioni e privo di virtù; la sua unica preoccupazione è quella di come spendere i propri soldi. Per evitare che lo stato si appropri di tutti i beni di coloro che si rifiutano di pagare le tasse “dovete affittare o occupare un posto da qualche parte, seminare un piccolo raccolto e mangiarlo subito. Dovete vivere una vita interiore, dipendere solo da voi stessi rimboccandovi le maniche, sempre pronti a partire, senza occuparvi di troppe faccende”.

Pensando al consumismo che sta tormentando le nostre vite e all’indifferenza nella quale molti di noi sono caduti, considerando la bellezza e le risorse naturali del Molise, le parole di Thoreau si rivelano meno utopistiche di quanto possano sembrare. La crisi che le famiglie molisane stanno vivendo non può non collocarsi nell’ampio panorama della crisi del capitalismo a livello globale alla quale tuttavia si può sfuggire agendo a livello individuale: non accumulando in maniera insensata ma rispettando la natura molisana e cibandosi delle sue risorse, non rincorrendo le grandi marche ma consumando prodotti molisani genuini e quindi opponendosi all’immissione di rifiuti tossici nei nostri territori. Insomma bisogna vivere secondo coscienza nel rispetto dell’uomo.

“Non vi sarà mai uno stato realmente libero ed illuminato finché lo stato non arriverà a riconoscere l’individuo come potere più alto e indipendente dal quale derivano tutto il suo potere e la sua autorità, e non lo tratti di conseguenza”. Ancora oggi lo stato italiano e “il governo della regione Molise” non sembrano rientrare in questi parametri: lungi dal riconoscere il potere dell’uomo, lo stato “regna” indisturbato nell’ indifferenza generale. Gli ospedali chiudono, la ricerca arretra, le grandi menti scappano, è pressoché impossibile trovare un lavoro dignitoso, il settore agricolo viene privato di risorse, le tasse strozzano la gente, l’illegalità la fa da padrone. Eppure è sempre “l’ultimo” che paga per un governo criminale.

A questi fenomeni si risponde con la disobbedienza civile desiderata da Thoreau e messa in pratica dallo stesso Ghandi. Certo percorrere la strada suddetta è difficile, ma non impossibile. ☺

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