domanda: una nuova amministrazione regionale quale discontinuità col passato?
29 Aprile 2013 Share

domanda: una nuova amministrazione regionale quale discontinuità col passato?

 

Facciamo anzitutto gli auguri a Michele per il posto di responsabilità che ha nella regione Molise. Come rivista ci sentiamo cane da guardia della democrazia e quindi non abbiamo governi amici, al massimo amici al governo. Per non coinvolgere l’assessore nelle scelte del giornale, ma perché possa continuare la preziosa collaborazione, nata sin da quando era segretario regionale della CGIL, abbiamo pensato di rivolgergli ogni mese una domanda a cui darà risposta. Chiunque vuole risposte pubbliche può inviare le domande al giornale entro il 10 di ogni mese.

 

Sono arrivato in Via Toscana a Campobasso l’11 mattina alle 8,15 e un vigilante dell’Assessorato al Lavoro si è incuriosito nel vedermi scendere dalla mia macchina con in mano il quadro di Giuseppe Di Vittorio, l’agenda ed i giornali appena acquistati all’edicola di Via Mazzini. Mi ha dato le chiavi della stanza, ha aspettato che poggiassi la giacca e mi ha visto raggiungere ogni dipendente per stringergli la mano, presentarmi ed augurargli buon lavoro. Dagli sguardi sorpresi del personale mi sono accorto che questa consuetudine rappresentava un elemento di novità, così come l’attenzione prestata verso le osservazioni, le proposte ed i commenti di coloro che a quell’ora erano regolarmente al lavoro. Il vigilante ha riso sotto i baffi al cospetto di uno scambio di battute con l’addetto alla gestione delle presenze quando con garbo e discrezione ho chiesto notizie sulle stanze vuote. Ma nonostante l’innegabile impellenza di organizzare meglio gli uffici, valorizzando le competenze interne attraverso un efficace controllo gestionale e un percorso formativo permanente, ho letto negli occhi di molti impiegati, funzionari e dirigenti, la volontà di rendersi utili e adoperarsi su temi complessi quali il disagio sociale, l’emarginazione, la povertà, la disoccupazione, la disabilità ed i licenziamenti.

Via Toscana è lontana dal centro città, i locali sono spogli, le sedie rotte, le finestre bloccate, le mura disadorne con tavoli sconnessi, fili appesi e scrivanie addossate in spazi stretti e inadeguati. Nella sala delle vertenze è simbolicamente in mille pezzi anche un quadro che raffigura la bandiera della Regione Molise, come a dire che non c’è tempo per soffermarsi su simili dettagli quando in quel locale si firmano accordi di mobilità, licenziamenti e cassa integrazione che fanno piangere centinaia di famiglie. Ho scelto in libertà di occuparmi di lavoro, politiche sociali e altre deleghe dal sapore amaro, sapendo di andare incontro a drammi umani, emergenze annose e situazioni irrisolvibili. Avrei potuto optare per responsabilità meno di trincea, così come avrei potuto insediarmi in una delle sedi regionali più moderne, attrezzate e centrali. Era libera l’astronave di Vitagliano in Via Genova, dotata anche di missili terra-aria, ma ho ritenuto sufficiente togliere la polvere di Via Toscana, appendere alla parete Falcone, Borsellino, Berlinguer ed il disegnino di una bimba rimasta orfana sul lavoro a 7 anni, per non far sentire solo Di Vittorio, e essere presente nello stesso luogo in cui operano quotidianamente i dipendenti dell’Assessorato.

Fatti i primi report coi dirigenti per acquisire le priorità, lo stato dell’arte e le criticità, mi sono visto arrivare in ufficio un delegato sindacale che mi poneva il problema degli autisti regionali che spingono per proseguire con le vecchie abitudini di andare a prelevare a casa gli esponenti della Giunta. Pare che con tale modalità le ore di straordinario si innalzano ed il salario raddoppia con conseguente beneficio per gli addetti. Onestamente non immaginavo di essere inquadrato come un nemico dei lavoratori perché ritengo che ciascun amministratore può tranquillamente spostarsi coi propri mezzi e solo in caso di viaggi istituzionali, in particolare per distanze considerevoli, può far appello al personale in forza con quella mansione. Cercherò di non abituarmi a leggere il Mondo a rovescio e mi sforzerò perché la discontinuità col passato parta da piccoli gesti, da esempi semplici come premiare chi merita, far rispettare gli orari, accorpare gli uffici per risparmiare sui fitti, disdettare contratti penalizzanti con consulenti, società, fornitori e imprese, spronare i dirigenti ad essere presenti a Roma ai tavoli nazionali tematici sul riparto dei fondi più che impegnati in missioni per convegni che non si sa chi autorizza e di cui non si conosce l’utilità.

I grandi cambiamenti partono da passi modesti che motivano le persone e restituiscono loro fiducia. Tre giorni turbolenti in cui mi sono districato in dodici ore di incontri, telefonate, riunioni e vertenze, non permettono alcuna considerazione esaustiva; ma mentre ieri rendevo testimonianza nel Tribunale di Napoli in un processo sul terremoto e altre vicende poco gratificanti del Molise, mi ha fatto piacere sapere che i lavoratori dell’Assessorato mi avevano portato una pianta per rendere meno triste un ufficio che balla sul Titanic.

Per rispondere alla questione sollevata dal giornale sulla nuova amministrazione regionale circa il tasso di discontinuità dal passato, ho evitato ragionamenti sui massimi sistemi e mi sono soffermato sull’esperienza fatta in queste 72 ore di Assessorato. Sono consapevole dei limiti di una coalizione politica in cui la sinistra è rappresentata solo da due o tre esponenti su ventuno, ma come diceva Don Milani è inutile avere le mani pulite se te le tieni in tasca. Meglio perdere la sfida del cambiamento combattendo in trincea sul terreno del lavoro, delle politiche sociali e della scuola, più che ridursi ad un ruolo di grillo parlante, lindo e pindo, che non va oltre una sterile testimonianza. ☺

 

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