Don felice piccirilli
19 Maggio 2018
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Don felice piccirilli

A volte, ci sono persone il cui nome non ti dice nulla, persone che non hai conosciuto, che hanno vissuto in ambienti a te estranei, in luoghi che non sono stati i tuoi e che nonostante ciò ti incuriosiscono, attirano la tua attenzione e ti inducono a volerli conoscere meglio. È il caso di Don Felice Piccirilli, di cui ho letto il nome la prima volta in un articolo a firma del nostro amico Paolo De Stefanis pubblicato su “Tracce” nel 2016. Paolo ne parlava come di figura illuminata e auspicava la conoscenza del suo valore umano, spirituale, sociale, storico.

Don Felice nasce il 23 settembre 1912 a Vasto da una famiglia contadina di umili origini, terzo di sei figli; è stato sacerdote e parroco della Parrocchia di San Giuseppe dal 1942 al 1968, anni difficili di guerra e dopoguerra, di rinascita, di ricostruzione e di sviluppo. È stato fondatore della “Casa del Fanciullo”, nata per aiutare i più poveri e bisognosi e i tanti orfani di guerra e poi della “Domus Pacis”, un centro polifunzionale per la formazione scolastica e religiosa dei giovani ed in seguito anche professionale. Ho saputo che era, inoltre, appassionato di montagna e forse per questo fu il primo, a Vasto, ad organizzare quei campeggi montani (dal 1961 al 1968) che alcuni suoi ragazzi della “Casa del Fanciullo” ancora ricordano con affetto e riconoscenza.

Pino Celenza, Luigi Ciancaglini, lo stesso Paolo De Stefanis sono stati tra questi. Durante un’escursione, quest’inverno ho sollecitato Pino e Luigi a ricordare i loro anni giovanili nella parrocchia di San Giuseppe. Pino mi ha raccontato dei primi anni dell’oratorio quando si giocava sulle macerie dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e quando i campeggi estivi a Pizzoferrato ed alla stazione di Palena, organizzati da don Felice a conclusione delle attività annuali dell’oratorio, costituivano le uniche possibilità per allontanarsi da Vasto, città di mare, e frequentare la montagna. Mi ha raccontato di come don Felice abbia saputo essere padre spirituale di tanti ragazzi di allora, oggi uomini maturi, di come sia stato capace di formarli anche tramite la frequentazione della montagna. Riusciva a stupire i suoi ragazzi e a farli felici quando, nelle visite domenicali in campeggio, si presentava con un grosso scatolone di gelati, i famosi Pinguino! Pino mi ha raccontato anche dell’impegno civile di don Felice, allorquando nelle elezioni amministrative del 1967 a Vasto fu fautore e promotore di una storica e per certi versi inusitata alleanza politico/amministrativa tra la lista civica “Il Faro” (nata da una costola dell’allora Democrazia Cristiana) e il Partito Comunista Italiano. Mi ha raccontato infine del dispiacere e del dolore che derivò a don Felice per non essere stato capito, in questo suo impegno civico, da alcune eminenti figure ecclesiastiche del tempo.

Anche Luigi mi ha raccontato delle emozioni vissute nel campeggio “Casa del Guardiano” vicino alla stazione di Palena ove arrivava il treno a vapore, in un contesto naturalistico di grande bellezza. Campeggio dove ci si lavava la mattina all’aperto con l’acqua fredda perché non c’era quella calda, dove non c’era il telefono e l’unico modo per comunicare con i genitori era la cartolina postale che i ragazzi spedivano e che arrivava quando arrivava … Mi ha raccontato di come l’organizzazione di don Felice fosse precisa e perfetta, di come sapesse far gruppo facendosi aiutare in queste sue attività da validi collaboratori tra cui don Gino Smargiassi, don Antonio Bevilacqua, il prof. Angelo Matassa, le sorelle Ciccarone e di come sapesse mettere tutti a proprio agio con la squisitezza della sua persona.

Penso perciò a questo sacerdote come ad un uomo moderno, lungimirante, concreto, impegnato, umile, disponibile all’ascolto, attento ai bisogni dell’altro. Concludo questo breve scritto con un passo dell’articolo già citato di Paolo:

“… Si chiamava Don Felice Piccirilli, aveva il sorriso aperto delle persone buone, un don Bosco di provincia senza la pretesa di volerlo essere … Ripensiamo a lui, al suo sorriso buono, al suo dare tanto e non chiedere nulla; ai suoi modi sbrigativi e, solo in apparenza, rudi; a quel cortile affollato di voci urlanti; a quei palloni rotolanti – logorati da calci ripetuti all’infinito sino all’estrema consunzione – sino ad afflosciarsi asfittici in un angolo del campo da gioco; alle nostre ginocchia sbucciate fino a sanguinare …”

Il prossimo 26 maggio ricorre il 50° anniversario della scomparsa di Don Felice Piccirilli, di cui monsignor Bruno Forte arcivescovo di Chieti-Vasto ed altri stimati laici stanno perorando la causa di beatificazione.☺

 

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