gialla irrompe la mimosa
2 Marzo 2011 Share

gialla irrompe la mimosa

 

«Ogni anno, mentre scopro che Febbraio / è sensitivo e, per pudore, torbido, / con minuto fiorire, gialla irrompe  / la mimosa. S’inquadra alla finestra / di quella mia dimora d’una volta, / di questa dove passo gli anni vecchi». Con questi versi, dedicati a febbraio, mese del suo compleanno, e tratti dal Taccuino del Vecchio, sua ultima raccolta di poesie contenuta negli Ultimi cori per la terra promessa (Roma 1952-1960), Giuseppe Ungaretti, affida al giallo ‘irrompente’ della mimosa il compito di simboleggiare la vittoria sul grigiore dell’inverno.

La mimosa, una pianta delle zone a climi miti o temperati caldi, fiorisce infatti già da gennaio. Ama una posizione assolata, riparata dal vento, e un terreno acido e permeabile.

In realtà quelle che noi chiamiamo mimose sono delle acacie da fiore, piante che appartengono alla famiglia delle leguminose e il cui nome risulta essere un calco del termine greco akakìa. Le specie che appartengono al genere delle acacie (circa 500) sono prevalentemente arbusti o piccoli alberi di origine australiana. Sia le specie che gli ibridi di acacia coltivati vengono erroneamente chiamati mimose, mentre la vera mimosa (Mimosa pudica) è un’altra specie, conosciuta anche con il nome di sensitiva. È chiamata pudica o, in italiano, sensitiva, perché al minimo tocco le foglioline si piegano l’una sull’altra. Lo stimolo si propaga da una foglia all’altra di uno stesso ramo tanto da ispirare, oltre al nome botanico, anche il simbolo della pudicizia. Tra le specie coltivate la più comune è senz’altro l’Acacia decurrens (varietà dealbata).

Tutte le specie sopportano bene le potature, che si effettuano a fioritura ultimata, recidendo i rami fioriti. I tagli servono a contenere la chioma nell’altezza e a darle la forma desiderata. La propagazione può avvenire facilmente attraverso i semi, che devono essere immersi in acqua tiepida (20-24° C), lasciati raffreddare da 12 a 24 ore, e seminati subito, prima che si asciughino. Le acacie si possono moltiplicare anche per talea di legno semimaturo, messa a radicare in un composto leggero (terra di bosco e sabbia in parti uguali), e mantenuta ombreggiata e umida in cassone sotto vetro.

Per prolungare invece la vita dei fiori recisi, bellissimi ma delicati, occorre passare leggermente la fiamma di una candela sul taglio del ramo reciso; questa bruciatura impedisce la fuoriuscita dell’umore lattiginoso dei tessuti che, ostruendo la cavità all’altezza del taglio, non permette all’acqua di salire ai fiori.

Dal 1946 è nata a Roma l’usanza di celebrare con un rametto di mimosa il giorno 8 marzo, la giornata internazionale della donna. L’inventrice dell’uso della mimosa, quale fiore che potesse caratterizzare la giornata, come il garofano rosso per il 1° maggio, fu Teresa Mattei, la più giovane eletta all’Assemblea Costituente e Dirigente nazionale dell'Unione Donne Italiane. L’idea venne a lei, e ad altre due ex partigiane e antifasciste, Teresa Noce e Rita Montagnana, quando seppero che Luigi Longo, futuro segretario del PCI, intendeva regalare alle donne per quel giorno delle violette: la Mattei intervenne suggerendo un fiore più povero e diffuso nelle campagne, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo.

Se la mimosa è una creazione italiana, la Giornata internazionale della donna è nata invece negli Stati Uniti il 3 maggio 1908, a un raduno delle donne socialiste svoltosi a Chicago, dove il partito teneva ogni domenica una conferenza. Quella volta mancò il conferenziere, e le donne ne approfittarono per organizzare la prima giornata della donna. L’iniziativa venne successivamente proposta a livello internazionale e in molte nazioni si cominciò a celebrarla, ma in date diverse: soltanto nel 1921 le varie date furono unificate all’8 marzo dalla Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca, in ricordo del giorno della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro il regime zarista, che si era svolta nel 1917, per rivendicare la fine della guerra. La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della II Guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie avvenuto nel 1908 a New York. La falsa notizia nasceva forse dalla confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nel quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall’Europa. Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse dai mass media.

La mimosa fiorita oggi è offerta l’8 marzo dai bimbi alle mamme, dai papà alle figlie, dai fidanzati alle fidanzate, dai mariti alle mogli, dai dirigenti alle impiegate.

E per l’8 marzo non può mancare la ricetta che, sebbene non si realizzi con nessuna delle parti della mimosa, ricorda il colore e il minuto fiorire di questa pianta: ☺

giannotti.gildo@gmail.com

 

Torta mimosa

Ingredienti:

per l’impasto: 4 uova a pasta gialla, 150 g di zucchero, una busta di vanillina, una fialetta di aroma di limone, una presa di sale, 100 g di farina bianca, 100 g di amido di frumento, una busta di lievito, 100 g di burro o margarina liquefatti;

per la farcitura e le decorazioni: una busta di crema pasticcera, 550 ml di latte freddo, 2 cucchiai di Cointreau, 125 ml di succo d’arancia, 100 g di dolceneve.

Preparazione:

Sbattere i tuorli a schiuma insieme a 4 cucchiai di acqua bollente ed aggiungere gradatamente 100 g di zucchero e la vanillina, mescolando fino ad ottenere una massa cremosa. Aggiungere l’aroma di limone e il sale. Montare le chiare a neve durissima e poi, sempre sbattendo, aggiungere lo zucchero rimasto. Versare la neve sui tuorli, quindi setacciarvi sopra la farina mescolata con l’amido di frumento e per ultimo il lievito. Incorporare delicatamente il tutto ai tuorli, aggiungendo nel contempo il burro a piccole dosi. Mettere l’impasto in uno stampo a cerchio apribile (diametro 26 cm) imburrato ed infarinato e cuocere nella parte inferiore del forno preriscaldato a 175° C per 40-45 minuti. Togliere la crosta e ritagliare dalla torta uno strato di circa 1 cm di spessore dividendolo poi a dadini.

Preparare la crema pasticcera con 250 ml di latte freddo come indicato sulla confezione, aggiungendo due cucchiai di Cointreau. Bagnare lo strato inferiore con il succo d’arancia e spalmarvi la crema pasticcera.

Preparare il dolceneve con 300 ml di latte freddo. Spalmare una parte sul bordo e distribuire il resto sulla superficie della torta, formando una cupola. Infine ricoprire la superficie con i dadini di torta.

 

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