Guerra e sofferenze
10 Gennaio 2023
laFonteTV (3191 articles)
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Guerra e sofferenze

Ancora una volta, per una necessità di carattere squisitamente culturale, civile, oltre che politico, appare necessario tornare a fare qualche riflessione meno vaga sul tema dei conflitti armati, sulle guerre che stanno insanguinando e rendendo estremamente povere intere collettività nazionali a partire dalla Palestina, massacrata da Israele, alla Siria, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia al Congo e al Sahel, quest’ultima macroregione praticamente messa in ginocchio dal colonialismo francese, senza dimenticare, poi, l’ Ucraina, dove le sofferenze della popolazione, aggredita dall’esercito della Federazione russa, ci appaiono davvero atroci, orribili, come del resto tutti i conflitti armati ci fanno vedere da millenni. Gli scempi, gli strazi, i patimenti tremendi, cui assistiamo giornalmente in Ucraina, avvengono anche nelle nazioni sopra indicate, ma che, e lo diciamo con amarezza mista a rabbia, raramente trovano spazio nella comunicazione ufficiale, pubblica o privata che sia. Come pure non ci sembra normale il comportamento di un altro politico, il presidente della Turchia, Erdogan, che per un verso vorrebbe che tra la Federazione russa e l’Ucraina ci fosse un ragionevole “Cessate il fuoco”; per un altro, massacra orribilmente il popolo Curdo nel nord della Siria ed anche oltre. Mettiamo per ora in un angolo il conflitto russo/ucraino,  di cui ci siamo già interessati in precedenti interventi, non senza, però, esprimere un giudizio positivo sugli articoli che altri su la fonte stanno scrivendo quasi dall’inizio di questo scontro feroce. Infatti, vorremmo soffermarci su un aspetto solitamente sottovalutato, vale a dire le produzioni artistico/letterarie fantascientifiche e fantapolitiche.

La produzione letteraria, romanzi, racconti, testi poetici, saggi – fantapolitica e quella che, denunciando, descrive i cambiamenti climatici, cui seguono le catastrofi terribili che sono sotto gli occhi di tutte/i, sono in genere soggette a stroncature e a giudizi prevalentemente negativi, come se si trattasse di una produzione di serie “B”. Ma non è proprio così. Infatti, Amitav Gosh in un suo saggio recente La grande cecità (Ediz. Beat, 2022) contesta energicamente tale giudizio: “Quando il tema del cambiamento climatico fa capolino in queste pubblicazioni, si tratta quasi sempre di saggistica; difficile che in tale orizzonte compaiano romanzi  e racconti. Anzi, si potrebbe addirittura sostenere che la narrativa che si occupa di cambiamento climatico sia quasi per definizione un genere che le riviste letterarie serie non prendono sul serio; la sola menzione dell’argomento basta a relegare un romanzo o un racconto nel campo della fantascienza (…) C’è qualcosa di sconcertante in questo particolare circolo vizioso. È senz’altro molto difficile concepire la serietà come qualcosa di cieco di fronte a minacce che possono cambiare la vita. E se l’urgenza di un argomento è un buon criterio per valutarne la serietà, bè, visto ciò che lascia presagire per il futuro della terra, credo che il cambiamento climatico dovrebbe essere la principale preoccupazione degli scrittori di tutto il mondo – e non è così, mi pare” (p. 14).

Ora proprio sospinti da tale giudizio ci soffermiamo in particolare su Jack London che comprende, tra gli altri argomenti, le problematiche della guerra, considerata come una causa determinante di dolori atroci e sofferenze spaventose e che è anche una delle maggiori  ragioni della catastrofe, prossima ventura, alla quale la Terra appare chiaramente rivolta. Con essa tutte le specie viventi sono destinate alla estinzione. Tratteggeremo in estrema sintesi la tematica del racconto fantascientifico londoniano The umparalleled invasion – 1910 – [L’inaudita invasione – Guerra alla Cina] (Ediz. ObarraOedizioni, Mi, 2020).

Prendiamo le mosse dal racconto L’inaudita invasione – Guerra alla Cina. In effetti, Jack London fu mandato in Corea – esperienza che gli consentì di conoscere anche la Cina – da un noto quotidiano americano, in qualità di corrispondente del conflitto allora in atto fra il Giappone e la Russia. Quello che tra l’altro colpì London fu la capacità, da parte dei Cinesi, di avviare un notevole processo economico/commerciale/industriale che pose le basi della modernizzazione del proprio paese e della sua capacità di penetrazione commerciale, oltre che in Oriente, anche nell’Occidente europeo e nordamericano. Nello stesso momento London riferisce che era in atto un notevole incremento demografico tale da far prefigurare in Cina una popolazione che avrebbe raggiunto intorno agli anni settanta del Novecento il miliardo di persone, accrescendo così notevolmente il proprio prestigio internazionale specialmente sul versante dell’economia e della finanza. Quindi, non con le armi, ma attraverso gli strumenti del commercio, la Cina conquisterebbe il mondo e soprattutto la parte ricca ed opulenta del nord del mondo, ossia l’America del nord, in particolare gli Stari Uniti d’America. Il racconto fantascientifico sulla Cina venne pubblicato nel 1910, proprio all’indomani di una grave decisione del Congresso degli Stati Uniti in relazione alla riduzione davvero draconiana dell’accesso nel Paese  di un particolare gruppo etnico, ossia, proprio quello cinese. In verità, i Cinesi erano stati utilizzati come manovali (carpentieri, muratori, scavatori, falegnami) nella costruzione di una importante  linea ferroviaria ed in queste circostanze prese piede il convincimento che il popolo cinese rappresentasse un pericolo, perché antagonista dell’Occidente e degli USA in particolare, in considerazione del fatto che la manodopera cinese costasse davvero poco e che in questo modo avrebbe disarticolato le condizioni i lavoro e i contratti salariali della classe operaia americana. In effetti, quello che emerge dal racconto fantapolitico è la pre-sunzione dell’Occidente di essere superiore a tutte le altre nazioni, in relazione alla sua primazia nel settore militare e tecnologico, ma anche alla convinzione, squisitamente occidentale e nordamericana, dell’assoluta unicità dei cosiddetti valori liberali, di cui tanto fiero va ancora oggi il nord del mondo! Infatti, dal racconto emerge già da allora un atteggiamento squisitamente colonialistico dell’America del nord nei confronti di tutte le altre popolazioni mondiali, alimentato da quella che noi conosciamo come la dottrina Monroe.

La democrazia, dunque, sarebbe solo quella di cui si fanno paladini gli Stati Uniti, come ancora oggi verifichiamo; e tale democrazia si colora di quei concetti quali la libertà, che principalmente è quella dell’economia, della finanza. Di qui, dal controllo dell’economia di un Paese si va diritti, attraverso le armi, anche al dominio sulla popolazione e alla sua soggezione culturale ed ideologica. Ma poi come va a finire la guerra alla Cina? London prefigura che migliaia di aerei delle nazioni mondiali, alleate dell’America, sorvolando i cieli della Cina, lasciassero cadere tubi di vetro, che, scoppiando in aria e cadendo sul terreno, avrebbero provocato – come dal racconto apprendiamo – la diffusione di circa dodici epidemie letali, causa della morte di tutti gli abitanti della Cina… ☺

 

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