Narrazione goffa ma raffinata
25 Maggio 2017
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Narrazione goffa ma raffinata

“Rispetto alla recitazione, la narrazione è una cosa più rozza e più raffinata allo stesso tempo. È qualcosa che ha a che fare con la vita di tutti i giorni: si deve sentire che il narratore è impastato della stessa materia degli spettatori; non è qualcuno che è più alto” (Marco Baliani). Abbiamo già in altra occasione fatto cenno alla pièce teatrale di Libera contro le mafie, Molise, rappresentazione che si terrà nella serata del 9 Maggio p.v. al Teatro Savoia di Campobasso. Ora ci soffermiamo su questa esperienza, non tanto per una declinazione squisitamente propagandistica, quanto, invece, per la volontà di rivolgere lo sguardo al contesto storico/sociale nel quale le vicende raccontate sono accadute e per un senso civico della memoria e del ricordo di alcuni (tra gli innumerevoli!) personaggi che in quelle circostanze storiche si sono mossi.

Il titolo della pièce è “La lotta alla mafia non è una carta d’identità” e il testo è opera collettiva, nel senso che ciascun attore ha dato un contributo nella fase di costruzione della fabula ed in quella della tessitura del suo intreccio. Il nucleo originale ruota attorno alla figura e all’attività multiforme di don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera contro le mafie. Accanto a lui sono ricordati tanti personaggi, noti e non, morti ammazzati come Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche altri, come le giovanissime Emanuela Sansone, Angelica Pirtoli di due anni con la mamma Paola Rizzello di 28 anni, entrambe native di Lecce; Simonetta Lamberti, Giuseppe Di Matteo, Elio Di Mella, il carabiniere in servizio nel Molise e ucciso dalla camorra cutoliana nell’ottobre del 1982; Lea Garofalo e altri ancora.

Ma perché parlare e scrivere di questa esperienza? Si tratta di teatro politico o di teatro civile? La pièce non è espressione di teatro politico; oggi, a causa della crisi delle ideologie, che si abbina a quella economico-finanziaria, di teatro politico se ne fa davvero poco. Ai partiti politici, tradizionalmente (pur- troppo ora non più!) presenti sul territorio e “sentinelle” (per lunghi decenni) a protezione e valorizzazione dello stesso, si è sostituita la figura del “leader”, che ha la pretesa di subentrare, tout court, al partito e alla sua competente capacità di leggere le dinamiche del territorio e di rettificare, alla bisogna, la linea delle sue analisi. Il teatro d’ispirazione brechtiana, di conseguenza profondamente politico e politicizzato, ha finito col voler essere uno strumento d’indottrinamento delle masse, di trasmissione di una visione e/o di una interpretazione ideologicamente rigida della realtà, che a parte cospicua del pubblico non sempre è piaciuto, perché dietro tale lettura o impostazione metodologica c’è sempre stata la presunzione dell’attore o del regista di voler essere “avanguardia” e come tale figura che presumeva di detenere la verità, mentre tutti gli altri, non possedendola, finivano con il venir messi all’angolo, come non essenziali alla realizzazione di un processo rivoluzionario.

Il teatro civile, invece, fonda la sua centralità, il suo nucleo sostanziale su altre basi, su coordinate differenti, che, tra le altre, fanno emergere che il teatro civile non nasce al chiuso delle pareti teatrali e per il teatro, al cui interno l’attorialità farebbe emergere tutta la propria potenzialità espressiva, la propria prorompente mimesis. Il teatro civile trae la sua energia e la sua motivazione dal bisogno di raccontare storie e grazie a queste narrazioni esso fa risaltare la dinamica degli accadimenti, come se fosse una costruzione che ha il suo ritmo e la sua dinamica, come un vero e proprio work in progress.

L’attore in questo modo è come se stesse al fianco del suo pubblico, intuendone le domande, rispondendo alle sue curiosità, interpretando le esigenze, che fanno risaltare un grande bisogno di narrazione, una rilevante necessità di raccontare storie esemplari, dalle quali trarre il convincimento che valga la pena oggi richiedere ed auspicare un radicale cambiamento civile, etico, culturale del nostro essere e del nostro rapportarci con la realtà fenomenica, con la Storia in una parola.

Dunque, un elemento centrale del teatro civile è di ristabilire un feeling diretto con il pubblico, andando così a recuperare una forma di comunicazione efficace, immediata come può esserlo il racconto.

La nostra proposta teatrale mette in chiaro da un lato esemplari storie individuali (di cui abbiamo fatto cenno in precedenza); da un altro, propone una narrazione storica “collettiva”, quella cioè di Libera contro le mafie, narrazione che evidenzia le motivazioni civili e culturali della sua nascita nel 1995, all’indomani della stagione delle stragi, 1980/82-1992/93. È, dunque, fondamentale riprendere in mano la Politica e tornare ad essere protagonisti di una profonda modificazione degli atteggiamenti e dei comportamenti, mettendo insieme, in rete, le proprie esperienze.

Questa è in estrema sintesi la ragione della nascita di Libera: attraverso la partecipazione corresponsabile alla res publica e alla sua dinamica ricreare lo spirito comune, quello condiviso del NOI collettivo. Di qui, emerge il senso del contributo enorme che il teatro civile può fornire ed è quello che si riferisce alla formazione.

Si, oggi, più di ieri. L’oggi vede una società civile “ingrigita”, sopita, assonnata, assolutamente complice della deriva etica, civile, antidemocratica che la società sta vivendo. L’estraneità dalla politica e dalla sua prassi quotidiana, la ritrosia dei cittadini nei confronti dell’universo della politica, solo perché questa fa trasparire il suo lato peggiore, la corruzione, l’incompetenza, l’incapacità di progettare uno straccio di idee sul futuro delle nostre generazioni e del nostro Paese, non sono più tollerabili, perché comunque complici di questa deriva antidemocratica e di questo sfinimento civile e culturale. Raccontare questo profondo disagio del mondo moderno, questa gigantesca ed immensa difficoltà delle persone e dei cittadini di questa età, facendo loro intravedere nuovi percorsi di civiltà politica e culturale, è compito anche dell’ esperienza e della perspicace abilità di indagine che il teatro civile può rappresentare, raccontandole. Noi di Libera Molise ci stiamo provando.☺

 

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