i primi cento giorni
14 Aprile 2010 Share

i primi cento giorni

 

Molti organi di informazione giudicano più che positivi i primi cento giorni del governo Berlusconi: sicuramente sul piano dell’immagine e del formale efficientismo non si può non condividere l’analisi dei maggiori organi di stampa, molti dei quali economicamente dipendenti dal nostro presidente del Consiglio.

In questi cento giorni sono state approvate ben dodici leggi: diverse però sono solo ad uso esclusivo del premier che ha dovuto, per legge, evitare di esser processato ed, eventualmente, condannato. Tale dispensa non opera nei confronti della gente comune che molte volte è costretta a subire processi e a distanza di anni, causa il nostro sistema giudiziario, risultare assolti. Più che pensare a discreditare i magistrati, il Governo avrebbe dovuto pensare ad una seria riforma della giustizia. Tutto il pacchetto “sicurezza” è inquinato dal complesso dell’imputato (definizione del ministro Bossi). L’ossessione di Berlusconi contro i magistrati ha avuto il sopravvento sui problemi del paese.

La discriminante creata nei confronti dei rom ci ha posto in grave difficoltà in campo europeo, e non solo. Nessuna decisione nasce e matura per caso: il centrodestra ha stravinto le elezioni promettendo drastiche misure per garantire la sicurezza. Nonostante la solida maggioranza in Parlamento e la devozione al premier Berlusconi, che ha garantito l’elezione dei rappresentanti del popolo Italiano con la giusta collocazione nelle liste dei vari deputati e senatori, il Governo è debole, troppo ostaggio della Lega. L’impressione di questi primi cento giorni, infatti, è che, oltre l’efficientismo di facciata, chi effettivamente comanda sia la Lega di Bossi.

Nel periodo di approvazione del provvedimento sulla sicurezza è sembrato che l’emergenza  che minaccia l’Italia era rappresentata, come ha evidenziato Vita Diocesana di Campobasso nel numero 11, dagli extracomunitari e non dalle mafie diffuse in tutti i settori della vita pubblica, sociale ed  economica del paese.

Dai provvedimenti del governo di centrodestra sono scomparsi i temi del sociale e della solidarietà.

Se l’Italia fosse un paese normale, con un sistema democratico normale, con una legge elettorale normale, avremmo parlato sicuramente di più di economia, salari, stipendi, pensioni, riforme strutturali.

La manovra economica e finanziaria approvata in questi giorni per il prossimo triennio conferma l’assenza di scelte significative. Il cambio di passo annunciato dal presidente del Consiglio non esiste nella manovra finanziaria di Tremonti condita da molta demagogia e un pizzico di beneficenza per gli anziani per i quali, con l’istituzione della tessera, la carità diventa una legge di Stato. I soldi sulla famosa carta saranno al massimo 400 euro l’anno!!!

Nulla più a favore delle famiglie. Ma nulla a favore della comunità e del sociale.

I vari portavoce del Governo, per evitare di dare risposte alla assenza di provvedimenti strutturali e socialmente utili, hanno spostato l’obiettivo sulla questione dell’assenteismo dei dipendenti pubblici, troppo spesso malati. È un problema della Pubblica Amministrazione che deve essere risolto e sembra che la norma  adottata abbia già dato risultati positivi. È giusto che chi non lavora venga penalizzato. Ma questo non è il problema delle tante famiglie che ormai non riescono più a vivere, alle quali  questa manovra finanziaria non dà nessuna garanzia e neanche uno spiraglio di luce: 97 articoli e 707 commi per parlare di banda larga, provvedimenti di sgravio delle imprese, energia e imprese per l’utilizzo, infrastrutture militari ecc. C’è, ad onor del vero, in cantiere un piano nazionale per la casa. Rinviato ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per  trovare le risorse, a meno che non si voglia ricorrere, come sembra, ad interventi di privati che verrebbero “favoriti” per ottenere licenze e quanto altro necessario per una nuova ondata di speculazioni edilizie.

In questo contesto nazionale negativo, va dato atto e merito all’assessore regionale Fusco Perrella di aver portato all’approvazione della Giunta regionale un provvedimento che stanzia ben sette milioni di euro per interventi di sostegno, a vario titolo, delle famiglie.

L’auspicio è che non resti un intervento una tantum, promosso per esigenze “ elettorali”.

Spaventa il silenzio del partito democratico nazionale troppo preso dalle problematiche interne: è alla rincorsa continua di Berlusconi e non pone sul tavolo una idea, che sia una, di progetto e di programma. ☺

mario@ialenti.it

 

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