Il dio che viene
6 Ottobre 2021
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Il dio che viene

Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa… Egli… è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda” (2Pt 3,9).

La Seconda Lettera di Pietro presenta un vocabolario diverso dalla 1Pt (più vicino a quello della Lettera di Giuda) e contiene tanti riferimenti a personaggi dell’AT e a testi giudaici (come il libro di Enoch) che sono detti apocrifi (“segreti”) e non sono entrati nel canone delle Scritture ebraiche. La comprovata conoscenza delle tradizioni evangeliche, paoline e apostoliche (Giuda), invece, spinge a datare la 2Pt alla metà del II secolo d.C.

L’Autore apre la Lettera celebrando la bellezza dei “beni grandissimi e preziosi” (2Pt 1,4) che Dio ha concesso ai fedeli per garantire la loro crescita e fecondità. Dio ha reso disponibile a tutti ciò che è necessario per una vita santa, finanche l’essere partecipi della sua stessa vita.

Grande enfasi è data alla persona di Pietro: egli esorta i suoi fratelli con la consapevolezza di chi sa che presto lascerà questa vita e per questo cerca di trasmettere il meglio di quanto ha appreso in una sorta di testamento in cui ricorda che la fede è un’esperienza totalizzante da vivere in seno alla comunità e che ha il suo garante nell’apostolo.

Una speciale importanza viene attribuita alla profezia che viene assimilata a una “lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei… cuori la stella del mattino” (2Pt 1,19). L’autore suggerisce una corretta ermeneutica dei testi profetici: la loro interpretazione non può che farsi all’interno della comunità guidata da quello stesso Spirito che le ha ispirate.

Nella Lettera si fa riferimento anche all’apostolo Paolo che è detto “nostro carissimo fratello” (2Pt 3,15), alla sapienza che Dio gli ha concesso e alle sue lettere che in alcuni passaggi risultano di difficile interpretazione e che quanti non conoscono la giusta chiave ermeneutica giungono persino a travisare.

La tradizione della comunità risulta sicura dal momento che non è basata sulla fantasia ma su fatti realmente accaduti. La Lettera custodisce in particolare la memoria di un evento della vita di Cristo: la trasfigurazione (evento che appare in tutti e tre i Vangeli sinottici). È Pietro a ribadire di aver fatto “conoscere la potenza e la venuta del Signore” non per essere andato “dietro a favole artificiosamente inventate”, ma per il fatto di essere stato “testimone oculare della sua grandezza” (1Pt 1,16) e aver ascoltato, insieme a Giacomo e Giovanni, la voce del Padre discendere dal cielo ed esprimersi così: “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento” (1Pt 1,17).

Centrale nella Lettera è poi il tema della seconda venuta del Signore o parusia (che in greco vuol dire “presenza”). Chi scrive cerca di rispondere all’inquietudine causata dal ritardo di tale visita del Signore e di fronteggiare gli insegnamenti fuorvianti dei falsi maestri. Alcuni, infatti, sostenevano che il mancato ritorno di Gesù fosse una prova dell’infondatezza di tutte le profezie al riguardo. Il concetto di rivelazione divina stessa veniva messo in dubbio e l’apostolo Pietro, o comunque la tradizione petrina, risponde che il tempo di Dio non può essere misurato dal tempo umano perché c’è una distanza infinita tra Dio e gli uomini. L’apparente ritardo di Dio appare piuttosto uno stimolo al pentimento. Dio è buono e se tarda è solo per dare a tutti la possibilità di convertirsi e cambiare vita. Gesù verrà “come un ladro nella notte” in modo repentino e senza preavviso e la sua venuta inaugurerà “nuovi cieli e una terra nuova” (2Pt 3,13), dove finalmente avrà dimora stabile la giustizia, conditio sine qua non per una vita davvero umana e fraterna.

In un mondo dove l’ambiguità è imperante, non basta guardare delle immagini o leggere dei testi per capirli. Occorre frequentare luoghi che siano palestre dove fare esercizi di silenzio, di ascolto, di riflessione e allenarsi a scalare le vette delle sfide del tempo presente, in cordata con i grandi uditori della Parola che, sintonizzati con Cristo e la sua volontà salvifica universale, hanno interpretato i segni dei tempi in modo magistrale e hanno spinto la storia in avanti.  

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