il modello molise        di Giovanni S.
28 Febbraio 2012 Share

il modello molise di Giovanni S.

 

L’iter burocratico del Modello Molise prevede una ventina di passaggi prima di giungere al finanziamento; la presenza di due commissioni sismiche regionali garantisce, al contempo, la doppia velocità e la uniformità d’indirizzo nelle progettazioni. La mastodontica macchina commissariale oltre a contemplare, a seimila euro al mese, la figura del Sub-commissario, è dotata anche di un ufficio legale funzionale alla produzione normativa e “causa ed effetto” di svariati quesiti nascenti da questo procedere per decreto, anch’essi più che idonei a rallentare ulteriormente le fasi ricostruttive. Tutto questo grazie alla Legge n. 225 del 24.02.1992 istitutiva della Protezione Civile che, come ormai è noto a tutti, all’art. 5 contempla e conferisce il potere al Presidente del Consiglio ovvero ad un suo Commissario delegato di procedere “…anche a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente, e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico”. Tale legge ha consentito al nostro Commissario, con notevole dispendio di risorse finanziarie sottraendole al rifacimento delle case, di estendere l’area terremotata a tutta la provincia di Campobasso. Dopo 10 anni (7 di emergenza e 2 di criticità) la ricostruzione, esclusa S. Giuliano di Puglia, è ferma al 30%. Questo pessimo risultato, ampiamente documentato e ripreso da tutta la stampa nazionale, sommato ai rilievi della Corte dei Conti, anziché indurre al silenzio ed alla vergogna costituisce motivo per chiedere ulteriori proroghe al governo centrale. Il Governatore, convocati a corte tutti i Sindaci (del cratere), senza alcun ritegno, trova la forza e il coraggio di dichiarare che il mancato rinnovo della Criticità determina il rallentamento e blocco della Ricostruzione. Forte anche della “eccezionale” nevicata (provvidenziale come allora l’alluvione) e spalleggiato dal Sub tenta di abbindolare tutti, in modo particolare Sindaci e Ministri, sostenendo di fare in un anno (di criticità) ciò che non è stato fatto in un decennio: sollecitando e mettendo a dura prova, oltre il consentito, l’immaginario collettivo. In tutto questo i Sindaci affascinati seguono ciecamente la strada, autoreferenziale, del Commissario. Gli uffici COC intanto, nei comuni dove servono, sono deserti e gli amministratori locali interessati (i Sindaci) non si attivano, né singolarmente né collettivamente, destinando parte delle risorse a garantire un’attività minima di questi uffici appositamente costituiti, dimostrando così, almeno simbolicamente, sensibilità e solidarietà ai cittadini terremotati che, sopravvissuti al tragico evento naturale nel lontano 2002, tuttora sono ancora ostaggi e vittime (non assuefatte) di un diabolico e perfido modello ricostruttivo che giorno dopo giorno lentamente lacera, uccide le speranze e consuma le vite. Una (voce) per tutte: “E quand le sete passate tutte come nojatri ve potete presentà a fa ji esperti… media intensità! Ma jeteaffangulo” (Fulvio Giuliani da "JU TARRAMUTU" di Samanta Di Persio).

Giovanni S.

 

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