Il pellegrino jacobeo
15 Ottobre 2021
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Il pellegrino jacobeo

Il documento più antico che riferisce della traslazione dei resti mortali di San Giacomo, da Gerusalemme, luogo del martirio, in Spagna, è il Martirologio di Floro (808-838) e la descrizione del ritrovamento del sepolcro e le relative date è riportata per la prima volta in un atto del 1077. La data della scoperta viene collocata tra l’812 e l’814. Da allora, a seguito del rinvenimento del sepolcro e della diffusione della notizia, il culto di San Giacomo esplose e Sancti Jacobi fu il nome attribuito alla città che sorse intorno al sepolcro, in spagnolo Sant-Yago, da cui Santiago.

Un episodio raccontato da Papa Callisto, il miracolo dell’impiccato, un altro, il pellegrino istigato al suicidio, narrato da Ugo di San Vittore, entrambi riferiti da Jacopo da Varagine nel testo Legenda Aurea (1190), fanno di San Giacomo Maggiore il protettore dei pellegrini, contribuiscono a far prevalere a lungo la sua devozione su quella per gli altri santi e rendono il camino de Santiago uno dei tre principali itinerari del pellegrino cristiano (Santiago, Roma e Gerusalemme).

Dal IX secolo sino ad oggi, la tomba di San Giacomo è meta incessante di pellegrinaggi da tutto il mondo. Monaci, frati, suore, mercanti, diplomatici, prostitute, assassini, delinquenti comuni, sante, re e regine, nobildonne, bambini: questo il variegato e molteplice universo di uomini e donne che hanno calpestato il cammino di Santiago. Andavano in pellegrinaggio non solo per motivi spirituali, ma anche per commercio, per turismo, perché imposto come pena e come strumento di riabilitazione o redenzione per reati anche gravi come l’omicidio.

La fisionomia del pellegrino di allora emerge dai diari di viaggio giunti fino a noi, dai sermoni dei predicatori medioevali, che si erano dati il compito di dare forma e contenuto al pellegrinaggio. “Carissimi, vi siete sottoposti alla fatica della peregrinatio per macerare la vostra carne (…) la strada da intraprendere è dura, irta di pericoli nascosti, armatevi dunque di bastoni, per difendervi dagli assalti nemici…”. Sono le parole di un predicatore francescano, che, ad un gruppo di anonimi pellegrini, presenta altresì un codice di comportamento: “donare prima della partenza i propri beni, non odiarsi l’un l’altro, non bestemmiare, ma aver l’animo disposto ad accogliere una piccola offesa, senza reagire per non esporsi a pericoli, non seguire l’ebbrezza della lussuria e guardarsi dalle meretrici che negli ospizi tendono insidie… Guardatevi dal cadere in questi peccati per non vanificare il vostro viaggio!”

E il domenicano Iacopo da Vitry ci descrive la figura del pellegrino come metafora di Cristo. “O pellegrino, arrivato a sera nell’ospizio, non temere la durezza del tuo letto, pensa a Cristo; se senti stanchezza ai piedi, ricorda le fatiche di Cristo durante i suoi continui viaggi; se hai mal di testa e ti manca un cuscino dove appoggiarla, ricorda la corona di spine di Cristo; non temere i pericoli del viaggio, il mare procelloso e i venti, Cristo sarà pronto a darti consolazione; non temere la fame che inevitabilmente ti assalirà, Dio non ha mai fatto mancare la manna ai suoi seguaci. Non sovraccaricarti di oggetti superflui, è sufficiente qualche veste leggera, qualche buona moneta, una bisaccia e un bastone per sostegno: grande è la ricompensa per la piccola fatica del pellegrinaggio!”.

E ai nostri giorni? I numeri sono sbalorditivi. Nel 1986, il numero dei pellegrini a Santiago fu di 2.491, per giungere, in un continuo incremento, a 347.585 presenze nel 2019. Di questi il 94% si è mosso a piedi e le donne, come sempre, sono risultate in maggioranza. La provenienza è da tutto il mondo con presenze significative anche dall’Australia. Nel 2019, il 48.7% ha motivato il suo pellegrinaggio con ragioni culturali e religiose; il 40.3% solo religiose e l’11% solo culturali.

Fra i tanti pellegrini passati nei pressi della cappella di San Pedro Martire, a Lobelos, Michèl, francese, era in cammino da aprile: era partito da Parigi per arrivare a Santiago e proseguire per Finisterre. Aveva lasciato le sicurezze, il superfluo, per ritrovare l’essenzialità: tutto quello che gli serviva era nello zaino.

Giovanna Palagi, pellegrina, mamma, ha scritto: “Quello che fa del cammino qualcosa di diverso dall’andar per sentieri è la meta, è la sensazione che a Santiago c’è qualcuno ad aspettarci. Partire per Madrid non è la stessa cosa che partire per Santiago. La destinazione dà senso alla marcia. Se la vita non porta da nessuna parte non siamo dei pellegrini, siamo dei vagabondi. La magia del cammino sta nell’entusiasmo con cui ogni mattina si riparte qualunque sia il tempo, la fatica, le vesciche, e qualunque sia la lingua ci si saluta sempre con buen camino. La magia sta nel sentire che siamo parte di un flusso secolare. Si mettono i propri passi nei passi dei milioni che sono passati prima di noi su una strada millenaria…”.

Buen camino!☺

 

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