Il renzi di san martino in pensilis
4 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
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Il renzi di san martino in pensilis

Il grande comunicatore questa volta è in serio affanno: più parla, meno lo si ascolta. L’uomo che due anni fa ha affascinato oltre il 40% degli italiani che votano, rischia, fra qualche settimana, di essere mandato a casa e di restarci. Di errori il presidente Renzi ne ha commessi molti, primo fra tutti quello di seguire i consigli di Giorgio Napolitano, presidente emerito e sponsor dell’attuale governo. Fare le riforme con un parlamento illegittimo è rischioso, farle fare a uno che è stato votato per essere il sindaco di Firenze, non il sindaco d’Italia è, diciamo così, sproporzionato rispetto al mandato ricevuto. Nell’Italia “bipolare” si è fatta strada l’idea che le elezioni non sono più necessarie – tanto non le vince nessuno – e che per scegliere i rappresentanti del popolo sia sufficiente convocare l’assemblea provinciale dei Boy Scout.

In genere, dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale, lo rammentiamo a noi stessi e non al presidente Napolitano che è informato sui fatti, si va a votare per scegliere da chi e come si vuole essere governati. In verità di questi tempi sottoporsi alla verifica elettorale è estremamente pericoloso per i nostri parlamentari che, pur di non essere licenziati, “chiedici tutto ma non di ritornare da quelle iene a chiedere i voti”, sono anche disposti a votare contro natura, salvo a rifarsi alla prima occasione. Qualche sera fa in televisione il presidente Renzi, giustamente contrariato per i sondaggi elettorali che lo danno già per spacciato, si è rivolto a suocera perché nuora intendesse, “nel Molise sono tutti del PD e votano tutti no al referendum”; l’ammonizione rivolta alla classe politica molisana iscritta ai gruppi PD di camera e Senato, 4 parlamentari su 316, aveva in realtà l’obiettivo di avvertire gli altri 312, già pronti a riposizionarsi nel futuro congresso dei Boy Scout: non bisogna dimenticare che gli attuali parlamentari erano quasi tutti bersaniani.

È orami diventato un classico, quando si è in “ritirata”, usare il Molise come uno scudo umano e siccome nessuno pare abbia sentito la puzza è giunto il momento di parlare delle “giovani marmotte” paesane perché, se tutte le strade d’Italia portano a Roma, qui in Molise pare che tutte le strade portino a San Martino in Pensilis, ridente cittadina del Basso Molise, da anni governata dalla sinistra o più precisamente da alcune famiglie che guardano a sinistra, per evitarla. Qui, più del renzismo, che tanto basta, pare si sia fatta strada la pratica del Grillo, non la consuetudine parolacciaia del popolare Beppe, ma quella arrogante, strafottente e cinica del marchese Onofrio: “io sono io e voi non siete un cazzo”.

In questi ultimi tre anni, un brillante avvocato, sindaco del comune che gli ha dato i natali oltre che direttore per meriti politici del consorzio industriale del basso Molise, sembra avere sposato la causa del partito unico della regione, cosicché, nei comuni dove viene molto “ascoltato” è riuscito a convincere i capobastone del posto che la destra e la sinistra sono la stessa cosa e che è quindi sufficiente una sola formazione politica per esaudire i desideri di tutti loro: la sua. I risultati non si sono fatti attendere, tutti di grande impatto, non solo ambientale. Alle ultime elezioni amministrative, da solo, si fa per dire, è riuscito a condensare sul suo nome oltre 3700 preferenze e farsi nominare assessore regionale all’agricoltura da uno che la pensa esattamente come lui. Fu sua la mirabile idea delle mucche gravide della Granarolo che dovevano partorire in Molise. Dopo una visita in Spagna, il nostro assessore, tronfio della sua trovata, riuscì a convincere i suoi compaesani, sindaco e assessori compresi, che per rendere più fertili le terre della carrese sarebbe stato opportuno realizzare una Nursery (che tenerezza) per ospitare dodicimila giovani vacche romagnole gravide e rispedirle successivamente al mittente appena dopo il parto: latte e carne alla Granarolo, merda e piscio di vacche a noi. Solo a seguito di una civile e democratica protesta il progetto, ancorché finanziato dal governo nazionale, venne abbandonato e mai più realizzato né in Molise né altrove; la Regione Emilia-Romagna stanziò dei fondi per incentivarne la realizzazione fuori del proprio territorio, ma neanche questo fu sufficiente a far partorire quelle vacche.

Qualcuno malignamente disse che, dopo la bocciatura del progetto, il sindaco di Termoli, che ingenuamente si era opposto alla realizzazione dello stesso, venne sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, dal notaio, non in consiglio, come di rito, per favorire la nascita della grande alleanza, quella favorevole alla realizzazione delle grandi opere, tunnel compreso. In realtà la notizia si rivelò essere solo frutto di pettegolezzi.

Venne poi la volta del portaborse inconsapevole. Vincenzo si chiamava, il cognome è rimasto sconosciuto ai più. L’unico a conoscere la vera identità sul portaborse dell’assessore fu il presidente Frattura il quale, da Giletti, giurò, sulla testa dell’assessore, che l’assunzione di Vincenzo era avvenuta nel rispetto della legge. Successivamente la vicenda fu oggetto di un accertamento giudiziario che si concluse con un’archiviazione, ma nessuno, ancora oggi, sa spiegarsi perché Vincenzo, in televisione, negò di essere il portaborse dell’assessore.

Le gaffe non finiscono qui. L’assessore all’agricoltura, nonché consigliere comunale del suo comune d’origine, nello stesso periodo in cui si consuma la vicenda di Vincenzo il portaborse, usufruiva, insieme ad altri componenti della maggioranza comunale, di autorizzazioni, quantomeno anomale, all’acquisto di immobili danneggiati dal sisma che beneficiavano del contribuito regionale. L’avvocato, invece di fornire spiegazioni sulla vicenda che lo vede coinvolto, si è difeso attaccando i suoi detrattori, ex compagni di ventura oltre che colleghi nella professione, ed ha invitato i malcapitati a studiare, oltre che a leggere a fondo, gli atti dei giudici amministrativi del Molise ai quali si è sempre uniformato soprattutto nei casi che lo riguardano personalmente. Peccato che proprio in questi giorni gli stessi giudici ai quali l’avvocato si ispira gli hanno bocciato una (short-list) stilata a seguito di concorso pubblico bandito dai suoi uffici per la formazione di esperti da utilizzare per la gestione del Piano di Sviluppo Rurale, cavallo di battaglia della sua azione politica per la quale “è meglio avere uomini giusti al posto giusto”. I fatti ancorché irrilevanti sotto il profilo penale non hanno suscitato scalpore né in consiglio regionale e neanche nel mondo dell’informazione.

Un interrogativo inquietante ci toglie il sonno: “vuoi vedere che Renzi è nato a San Martino in Pensilis?”.☺

 

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