Il sottosuolo dei centri storici
29 Agosto 2017
laFonteTV (3191 articles)
Share

Il sottosuolo dei centri storici

“I sotterranei, ricavati nei secoli dall’opera dell’uomo, rappresentano una realtà nascosta del borgo antico. Gran parte della pietra fu estratta per poter costruire i palazzi per cui si possono immaginare i volumi esistenti nel sottosuolo”. “A seguito del catastrofico terremoto del 1456, il conte Cola di Monforte progettò la nuova città, con un assetto difensivo, dotandola di doppia cinta muraria, interrotta dalle porte che davano accesso al borgo”. “Utilizzò i vuoti esistenti collegandoli tra loro e rendendoli funzionali ad una logica militare. Una ragnatela di cunicoli, una sorte di “rete” in tempi medievali che consentiva la comunicazione rapida da più punti. Tra i sotterranei fotografati, ci sono alcuni tratti dell’antico camminamento che permetteva alle guarnigioni di spostarsi velocemente da una torre all’altra e dalle mura di cinta alla parte alta del colle. Su questa attendibile ipotesi l’Associazione orienta le ricerche con l’obiettivo di ripercorrere il leggendario passaggio che permetteva l’estrema fuga in caso di prolungati assedi. Nel corso dei secoli i sotterranei hanno subìto diverse destinazioni: verso la fine del XV sec. con l’ampliamento del borgo e l’istituzione della dogana con l’editto di Ferrante d’Aragona, furono aperti i fondaci della farina, del sale, delle carni”. “Durante la seconda guerra mondiale furono utilizzati come rifugi antiaerei”. “Negli anni sessanta furono adibiti a discoteche e luoghi di incontro di giovani, per l’ampiezza dei locali e l’isolamento acustico”. “Successivamente abbandonati e non più utilizzati con fini sociali, sono stati identificati come discariche di materiale edile a seguito di ristrutturazioni”. “Attualmente sono molto ricercati per renderli fruibili come pub e ristoranti”.

Il corsivo virgolettato, ripreso integralmente dal sito web Centro Storico di Campobasso, riporta quanto rintracciabile nella città capoluogo. Situazioni analoghe possono essere rinvenute in ogni altro centro urbano con caratteristiche geolitologiche simili.

Il disfacimento chimico del materiale calcareo, ad opera delle acque circolanti nel sottosuolo, seppur lentamente ma inesorabilmente, ha prodotto e continua, tuttora, a produrre la formazione di cavità carsiche ipogee, delle più diverse forme e volume. Ad esso si è sommata, nel tempo, l’azione antropica relativa sia al prelievo dei materiali ai fini di gran parte dell’edificato in superficie, sia per lo stoccaggio di generi alimentari e non. Trattandosi, però, di contesti che, come la cronaca degli ultimi anni ha ampiamente documentato, proprio per la natura chimica dei materiali rocciosi possono degenerare in pericolosi sprofondamenti del suolo (sinkhole), con tutte le ben note conseguenze, quantomeno il buon senso suggerisce di prendere coscienza e affrontare con le dovute attenzioni e i mezzi tecnico-scientifici disponibili il problema nella sua complessità.

L’aumento della frequenza dei casi di sprofondamento in molti centri urbani, dovuti a crolli di cavità antropiche, provocando danni alle sovrastanti infrastrutture e al patrimonio edilizio, con perdite, non di rado, di vite umane, osservate sia nei grandi centri urbani che in quelli di medie e piccole dimensioni, esigono la messa in atto di efficaci pianificazioni territoriali. La ricostruzione dell’architettura del sottosuolo, ancorché se in forma tridimensionale (3D) come le moderne tecniche permettono di realizzare nel fornire una visione più chiara della geologia del sottosuolo, risulta particolarmente utile in tutte le opere di valorizzazione, conservazione, gestione e sfruttamento del territorio.

È evidente che informazioni di tal genere, a livello locale, possono costituire una fonte utile e necessaria allorquando occorra operare per la tutela e l’uso delle risorse naturali, in relazione ad esigenze provenienti sia da enti pubblici che da private realtà.☺

 

laFonteTV

laFonteTV