in difesa della valle
17 Aprile 2010 Share

in difesa della valle

 

Il Commissario per la gestione dei rifiuti della Campania, Prefetto Alessandro Pansa, il 10 novembre scorso ha emanato un’ordinanza per consentire l’accesso dei tecnici in località Colle Alto ai confini tra Morcone e Cercemaggiore. Con questo provvedimento emergenziale è stata avviata la procedura per stoccare a cento metri dal Molise 300 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, non accettati dagli inceneritori tedeschi, perché pericolosi, e al momento fermi a Giugliano nella periferia di Napoli. Purtroppo il fallimento nel governo del ciclo dei rifiuti in Campania è platealmente dimostrato da 7 milioni di tonnellate di immondizia che non si sa come e dove smaltire. Si sono succeduti più Prefetti, Generali e Commissari Straordinari, ma nessuno è stato in grado di avviare a soluzione un problema che si intreccia con gli interessi della camorra.

Dopo che Guido Bertolaso, Capo della Protezione Civile Nazionale ha buttato la spugna, il Governo ha nominato il Prefetto di Napoli quale sostituto e, conferendogli poteri speciali ai sensi della legge 87/2007, lo ha sollecitato a risolvere una vicenda complessa. I cinque Presidenti delle Province campane fungono da Sub-Commissari e ognuno di loro deve individuare sul proprio territorio un sito idoneo per allocare la montagna di spazzatura che seppellisce Napoli. E dopo una girandola di ipotesi, il Presidente della Provincia di Benevento ha avuto la geniale pensata di regalare al Molise la sua quota di rifiuti. Infatti, dopo aver preso in esame varie località, non gli è sembrato vero che la più indicata fosse quella lingua di terra che si incunea tra i territori di Sepino e Cercemaggiore a Colle Alto di Morcone. Trattasi di una cava dismessa che è stata acquistata all’asta fallimentare dalla moglie di una persona già condannata in Cassazione perché ritenuta socialmente pericolosa, per un importo di 580 mila euro. E quindi a qualche chilometro dalla città romana di Altilia, vicino al Parco del Matese, su una roccia calcarea dove ci sono le sorgenti del fiume Tammaro, a fianco ad un'altra attività estrattiva in funzione di un’impresa molisana che occupa 70 addetti, a due passi da varie attività artigianali, caseifici, capannoni agricoli, agriturismo, esercizi commerciali e caseggiati, è stato deciso di poggiare 300 mila tonnellate di immondizia indifferenziata.

Le esalazioni maledoranti potrebbero essere nocive per la salute umana come è stato denunciato in una recente interrogazione parlamentare circa l’incidenza più alta di tumori e leucemie nell’area di Giugliano. L’inquinamento delle falde acquifere del Tammaro renderebbero inutilizzabili a fini potabili le acque della Diga di Campolattaro costata centinaia di milioni di euro per dissetare parte della provincia di Benevento attualmente servita dalle sorgenti del Biferno. Una discarica a Colle Alto costringerebbe alla chiusura l’impresa attigua e renderebbe problematica la sopravvivenza di una serie di attività produttive della zona con grave danno economico. Mal si concilierebbe tale scelta con le vocazioni dell’area, la valorizzazione delle risorse culturali presenti, le potenzialità di sviluppo turistico e della filiera agro-alimentare. E se è vero che le organizzazioni malavitose sono coinvolte nell’affare spazzatura, c’è il concreto rischio di una propagazione di attività criminose nel nostro territorio.

È per scongiurare la iattura di simili e foschi eventi che insieme alle Amministrazioni Locali si sono mobilitati i cittadini. Sono stati costituiti più Comitati Civici nell’area beneventana che si sono saldati col Comitato di Difesa della Valle del Tammaro, già operativo da tre anni per contrastare le sedici torri eoliche alte 130 metri che si vogliono costruire ad un passo da Altilia. E in pochi giorni la popolazione ha moltiplicato le iniziative con due picchetti permanenti a Colle Alto di Morcone e a Ponte Principe di Sepino. Notte e giorno si presidia la strada per timore dell’arrivo dei camion pieni di rifiuti, sfidando il pericoloso nuovo proprietario della cava, venuto di persona a rendersi conto di quanto succedeva e rivoltosi in tono non amichevole verso i manifestanti. Assemblee, incontri a vari livelli istituzionali, ricorsi amministrativi e penali, attività di sensibilizzazione, iniziative di ogni tipo pur di opporsi ad una scelta sciagurata di un sito scientificamente inidoneo come hanno periziato docenti universitari e tecnici.

E rivolgendomi a chi legge chiedo che quei cittadini non siano lasciati soli a battersi contro poteri speciali e forze prevaricatrici. Mostriamo loro in qualsiasi modo che gli siamo vicini, che condividiamo le ragioni del dissenso e che all’occorrenza siamo pronti a stringerci tutti insieme contro atti di protervia insensati ed arbitrari. Respingiamo uniti una decisione assunta sulla testa della popolazione locale e ripartiamo da lì per costruire un nuovo percorso di sviluppo eco-sostenibile per la Valle del Tammaro.☺      petraroia.michele@virgilio.it

 

       

 

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