Incipit
4 Marzo 2020
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Incipit

Nell’alfabeto di Dio come colomba in volo
si staglia l’origine dei profeti, linfatica
alba d’ogni vertigine annunciata.
Fiume di rugiada scorre tra i lembi incisi
e taglia l’aria come pietra filosofale-
vernice rossa e fuoco e ventre il logos.
L’annuncio erompe sui crani sugli alabastri
tormento e gloria e seme e seta,
per altri semi d’incipit culla sincopata.
È verde questo suono d’arpa che veste l’epos.
Al ritmo di trombe antiche s’alza il Verbo madre
mantra e tuono di tamburo a dire – chi siamo –
parole e cenere e grano buono nella sintesi.
Ad ogni pula separata al chicco- un giorno
benedetto tra i rami in fiore della mangrovia.
“E fu sera e fu mattina” ogni giorno e ancora.
Anche il Vecchio dalla fronte d’oro riposa
riamando il mare alfa-omega di sue stesse dita.
Di tanto tra i filari soffia un vento gonfio
e non basta un fil di ferro a tenere il ceppo.
La parola si fa incerta, un nuovo abecedario
forse a irrobustire giovani vigne, nuova prole.
Sullo scoglio ogni granchio cerca la sua riva.

 

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