Il 25 settembre, nella tre giorni di studi promossa dal Movimento dei Cristiano Sociali ad Assisi, mi è stato chiesto di presentare una relazione nella sessione introdotta da Don Luigi Ciotti dedicata ai temi della legalità, dell’uguaglianza e dell’ingiustizia sociale. Porterò la modesta esperienza fatta in questi anni di impegno sindacale e istituzionale. Tenterò di offrire una chiave interpretativa dei mutamenti sociali in corso, trattando la concreta spoliazione di dignità di una popolazione che ha il solo torto di vivere in una microregione del Mezzogiorno d’Italia. Parlerò del vissuto quotidiano di duemila famiglie terremotate che attendono una casa da otto anni e nell’attesa si arrabattano tra autonoma sistemazione in casa d’altri e baracche di legno inospitali che stanno cadendo a pezzi. Cercherò di illustrare il paradosso di un terremotino che vede centinaia di milioni di euro spesi a S. Giuliano di Puglia con piscine e opere faraoniche, mentre a pochi chilometri, nel villaggio di prefabbricati di Bonefro si combatte coi topi. L’Ing. Claudio Rinaldi nominato Soggetto Attuatore per la Ricostruzione da Berlusconi nel 2004 ha amministrato, in solitudine e con pieni poteri, 250 milioni di euro. È stato coinvolto nell’inchiesta nazionale sulla Protezione Civile e quindi sostituito lo scorso agosto nel silenzio generale delle istituzioni molisane, come se si trattasse di un ordinario avvicendamento amministrativo.
Mi soffermerò sulla fuga dello Stato dalle nostre aree interne, sulla chiusura delle scuole, l’eliminazione di tanti servizi pubblici, la cancellazione del trasporto locale, la soppressione dei piccoli ospedali, l’inesistenza di internet veloce, la carenza storica di infrastrutture primarie, la fuga dei giovani, la crisi dell’agricoltura, dell’artigianato e del piccolo commercio. Una terra abbandonata e tradita da una classe dirigente collusa e inetta, con uno Stato patrigno che assume l’egoismo padano a strategia di governo nazionale. Operai sui tetti, ore di cassa integrazione alle stelle, migliaia di posti di lavoro in bilico, un sistema imprenditoriale allo stremo, un’economia che ruota intorno all’indotto pubblico che arranca e progressivamente scompare, lasciando piccoli imprenditori dei servizi e dell’edilizia privi di futuro. E mentre il degrado etico domina nelle stanze dei bottoni, gli affaristi del vento e dei rifiuti aggrediscono il territorio con oscene devastazioni ambientali e sommatorie di progetti per incenerire, smaltire o stoccare prodotti speciali e pericolosi.
Ci stanno sventrando per un piatto di lenticchie, posizionando cinquemila torri eoliche in una regione che misura quattromila chilometri quadrati e non contenti di ciò insistono per farci diventare la pattumiera del Centro-Sud. La cultura è violata, la scuola decade, la sanità scade, i trasporti vanno a rilento, le opere pubbliche sono ferme, le istituzioni vengono amministrate per finalità di corto respiro e spesso vengono scambiate per proprietà private. C’è da rabbrividire a veder crescere gli atti intimidatori, gli attentati incendiari, a scoprire latitanti e somme sempre più ingenti che la criminalità organizzata investe e ricicla in Molise. Chi può scappa via, chi rimane si arrangia, la politica è piegata su un clientelismo d’accatto, la Chiesa viene zittita se osa trattare temi sociali, il sindacato è diviso e nei comuni domina rassegnazione e rabbia. Tutti sanno che gran parte di queste ingiustizie derivano dalle paure di un terzo millennio che si è avviato con i fondamentalismi religiosi, le guerre e il crollo di una finanza mondiale che stritola i poveri del mondo e ingrassa gli speculatori di Wall Street.
L’Europa non regge i costi competitivi delle potenze emergenti che sfruttano i lavoratori e devastano il territorio, con la conseguenza che rialzano la testa le forze xenofobe che alimentano i timori verso lo straniero e chiedono alla politica di scavare nuove trincee e alzare mura più alte. In questo scenario perdono i poveri, si marginalizzano i deboli, esce dalle priorità l’ideale dell’uguaglianza tra tutti gli uomini della terra, è tralasciato il principio della giustizia sociale e ci si affida a figure solitarie che approfittano della situazione per “aggiustarsi i fatti propri”. Il Sud d’Italia è un problema che non appassiona più nessuno, il Molise può chiedere l’annessione all’Albania, i nostri giovani si mettessero in fila per lavare i piatti del Nord perché nelle scuole e negli uffici padani potranno accedervi solo padani doc.
Un Mondo così va ribaltato. E cominciamo da casa nostra uscendo dalla rassegnazione e organizzandoci in gruppi, nuclei o comitati. Difendiamo la nostra Terra, la Cultura, la Sanità, la Scuola, i Servizi Pubblici, la dignità di un popolo e battiamoci con tutte le nostre forze per un ideale di società solidale che accolga, includa, recuperi, integri e premi il merito, i talenti, l’onestà e le competenze. In qualunque posto, anche il più piccolo del Molise, là dove sorge un problema, uniamo le forze e affrontiamolo con serietà, responsabilità ed impegno senza aspettare improbabili miracoli dei signorotti locali. Cominciamo a cambiare dentro di noi e nulla ci sarà precluso. ☺
petraroia.michele@virgilio.it
Il 25 settembre, nella tre giorni di studi promossa dal Movimento dei Cristiano Sociali ad Assisi, mi è stato chiesto di presentare una relazione nella sessione introdotta da Don Luigi Ciotti dedicata ai temi della legalità, dell’uguaglianza e dell’ingiustizia sociale. Porterò la modesta esperienza fatta in questi anni di impegno sindacale e istituzionale. Tenterò di offrire una chiave interpretativa dei mutamenti sociali in corso, trattando la concreta spoliazione di dignità di una popolazione che ha il solo torto di vivere in una microregione del Mezzogiorno d’Italia. Parlerò del vissuto quotidiano di duemila famiglie terremotate che attendono una casa da otto anni e nell’attesa si arrabattano tra autonoma sistemazione in casa d’altri e baracche di legno inospitali che stanno cadendo a pezzi. Cercherò di illustrare il paradosso di un terremotino che vede centinaia di milioni di euro spesi a S. Giuliano di Puglia con piscine e opere faraoniche, mentre a pochi chilometri, nel villaggio di prefabbricati di Bonefro si combatte coi topi. L’Ing. Claudio Rinaldi nominato Soggetto Attuatore per la Ricostruzione da Berlusconi nel 2004 ha amministrato, in solitudine e con pieni poteri, 250 milioni di euro. È stato coinvolto nell’inchiesta nazionale sulla Protezione Civile e quindi sostituito lo scorso agosto nel silenzio generale delle istituzioni molisane, come se si trattasse di un ordinario avvicendamento amministrativo.
Mi soffermerò sulla fuga dello Stato dalle nostre aree interne, sulla chiusura delle scuole, l’eliminazione di tanti servizi pubblici, la cancellazione del trasporto locale, la soppressione dei piccoli ospedali, l’inesistenza di internet veloce, la carenza storica di infrastrutture primarie, la fuga dei giovani, la crisi dell’agricoltura, dell’artigianato e del piccolo commercio. Una terra abbandonata e tradita da una classe dirigente collusa e inetta, con uno Stato patrigno che assume l’egoismo padano a strategia di governo nazionale. Operai sui tetti, ore di cassa integrazione alle stelle, migliaia di posti di lavoro in bilico, un sistema imprenditoriale allo stremo, un’economia che ruota intorno all’indotto pubblico che arranca e progressivamente scompare, lasciando piccoli imprenditori dei servizi e dell’edilizia privi di futuro. E mentre il degrado etico domina nelle stanze dei bottoni, gli affaristi del vento e dei rifiuti aggrediscono il territorio con oscene devastazioni ambientali e sommatorie di progetti per incenerire, smaltire o stoccare prodotti speciali e pericolosi.
Ci stanno sventrando per un piatto di lenticchie, posizionando cinquemila torri eoliche in una regione che misura quattromila chilometri quadrati e non contenti di ciò insistono per farci diventare la pattumiera del Centro-Sud. La cultura è violata, la scuola decade, la sanità scade, i trasporti vanno a rilento, le opere pubbliche sono ferme, le istituzioni vengono amministrate per finalità di corto respiro e spesso vengono scambiate per proprietà private. C’è da rabbrividire a veder crescere gli atti intimidatori, gli attentati incendiari, a scoprire latitanti e somme sempre più ingenti che la criminalità organizzata investe e ricicla in Molise. Chi può scappa via, chi rimane si arrangia, la politica è piegata su un clientelismo d’accatto, la Chiesa viene zittita se osa trattare temi sociali, il sindacato è diviso e nei comuni domina rassegnazione e rabbia. Tutti sanno che gran parte di queste ingiustizie derivano dalle paure di un terzo millennio che si è avviato con i fondamentalismi religiosi, le guerre e il crollo di una finanza mondiale che stritola i poveri del mondo e ingrassa gli speculatori di Wall Street.
L’Europa non regge i costi competitivi delle potenze emergenti che sfruttano i lavoratori e devastano il territorio, con la conseguenza che rialzano la testa le forze xenofobe che alimentano i timori verso lo straniero e chiedono alla politica di scavare nuove trincee e alzare mura più alte. In questo scenario perdono i poveri, si marginalizzano i deboli, esce dalle priorità l’ideale dell’uguaglianza tra tutti gli uomini della terra, è tralasciato il principio della giustizia sociale e ci si affida a figure solitarie che approfittano della situazione per “aggiustarsi i fatti propri”. Il Sud d’Italia è un problema che non appassiona più nessuno, il Molise può chiedere l’annessione all’Albania, i nostri giovani si mettessero in fila per lavare i piatti del Nord perché nelle scuole e negli uffici padani potranno accedervi solo padani doc.
Un Mondo così va ribaltato. E cominciamo da casa nostra uscendo dalla rassegnazione e organizzandoci in gruppi, nuclei o comitati. Difendiamo la nostra Terra, la Cultura, la Sanità, la Scuola, i Servizi Pubblici, la dignità di un popolo e battiamoci con tutte le nostre forze per un ideale di società solidale che accolga, includa, recuperi, integri e premi il merito, i talenti, l’onestà e le competenze. In qualunque posto, anche il più piccolo del Molise, là dove sorge un problema, uniamo le forze e affrontiamolo con serietà, responsabilità ed impegno senza aspettare improbabili miracoli dei signorotti locali. Cominciamo a cambiare dentro di noi e nulla ci sarà precluso. ☺
Il 25 settembre, nella tre giorni di studi promossa dal Movimento dei Cristiano Sociali ad Assisi, mi è stato chiesto di presentare una relazione nella sessione introdotta da Don Luigi Ciotti dedicata ai temi della legalità, dell’uguaglianza e dell’ingiustizia sociale. Porterò la modesta esperienza fatta in questi anni di impegno sindacale e istituzionale. Tenterò di offrire una chiave interpretativa dei mutamenti sociali in corso, trattando la concreta spoliazione di dignità di una popolazione che ha il solo torto di vivere in una microregione del Mezzogiorno d’Italia. Parlerò del vissuto quotidiano di duemila famiglie terremotate che attendono una casa da otto anni e nell’attesa si arrabattano tra autonoma sistemazione in casa d’altri e baracche di legno inospitali che stanno cadendo a pezzi. Cercherò di illustrare il paradosso di un terremotino che vede centinaia di milioni di euro spesi a S. Giuliano di Puglia con piscine e opere faraoniche, mentre a pochi chilometri, nel villaggio di prefabbricati di Bonefro si combatte coi topi. L’Ing. Claudio Rinaldi nominato Soggetto Attuatore per la Ricostruzione da Berlusconi nel 2004 ha amministrato, in solitudine e con pieni poteri, 250 milioni di euro. È stato coinvolto nell’inchiesta nazionale sulla Protezione Civile e quindi sostituito lo scorso agosto nel silenzio generale delle istituzioni molisane, come se si trattasse di un ordinario avvicendamento amministrativo.
Mi soffermerò sulla fuga dello Stato dalle nostre aree interne, sulla chiusura delle scuole, l’eliminazione di tanti servizi pubblici, la cancellazione del trasporto locale, la soppressione dei piccoli ospedali, l’inesistenza di internet veloce, la carenza storica di infrastrutture primarie, la fuga dei giovani, la crisi dell’agricoltura, dell’artigianato e del piccolo commercio. Una terra abbandonata e tradita da una classe dirigente collusa e inetta, con uno Stato patrigno che assume l’egoismo padano a strategia di governo nazionale. Operai sui tetti, ore di cassa integrazione alle stelle, migliaia di posti di lavoro in bilico, un sistema imprenditoriale allo stremo, un’economia che ruota intorno all’indotto pubblico che arranca e progressivamente scompare, lasciando piccoli imprenditori dei servizi e dell’edilizia privi di futuro. E mentre il degrado etico domina nelle stanze dei bottoni, gli affaristi del vento e dei rifiuti aggrediscono il territorio con oscene devastazioni ambientali e sommatorie di progetti per incenerire, smaltire o stoccare prodotti speciali e pericolosi.
Ci stanno sventrando per un piatto di lenticchie, posizionando cinquemila torri eoliche in una regione che misura quattromila chilometri quadrati e non contenti di ciò insistono per farci diventare la pattumiera del Centro-Sud. La cultura è violata, la scuola decade, la sanità scade, i trasporti vanno a rilento, le opere pubbliche sono ferme, le istituzioni vengono amministrate per finalità di corto respiro e spesso vengono scambiate per proprietà private. C’è da rabbrividire a veder crescere gli atti intimidatori, gli attentati incendiari, a scoprire latitanti e somme sempre più ingenti che la criminalità organizzata investe e ricicla in Molise. Chi può scappa via, chi rimane si arrangia, la politica è piegata su un clientelismo d’accatto, la Chiesa viene zittita se osa trattare temi sociali, il sindacato è diviso e nei comuni domina rassegnazione e rabbia. Tutti sanno che gran parte di queste ingiustizie derivano dalle paure di un terzo millennio che si è avviato con i fondamentalismi religiosi, le guerre e il crollo di una finanza mondiale che stritola i poveri del mondo e ingrassa gli speculatori di Wall Street.
L’Europa non regge i costi competitivi delle potenze emergenti che sfruttano i lavoratori e devastano il territorio, con la conseguenza che rialzano la testa le forze xenofobe che alimentano i timori verso lo straniero e chiedono alla politica di scavare nuove trincee e alzare mura più alte. In questo scenario perdono i poveri, si marginalizzano i deboli, esce dalle priorità l’ideale dell’uguaglianza tra tutti gli uomini della terra, è tralasciato il principio della giustizia sociale e ci si affida a figure solitarie che approfittano della situazione per “aggiustarsi i fatti propri”. Il Sud d’Italia è un problema che non appassiona più nessuno, il Molise può chiedere l’annessione all’Albania, i nostri giovani si mettessero in fila per lavare i piatti del Nord perché nelle scuole e negli uffici padani potranno accedervi solo padani doc.
Un Mondo così va ribaltato. E cominciamo da casa nostra uscendo dalla rassegnazione e organizzandoci in gruppi, nuclei o comitati. Difendiamo la nostra Terra, la Cultura, la Sanità, la Scuola, i Servizi Pubblici, la dignità di un popolo e battiamoci con tutte le nostre forze per un ideale di società solidale che accolga, includa, recuperi, integri e premi il merito, i talenti, l’onestà e le competenze. In qualunque posto, anche il più piccolo del Molise, là dove sorge un problema, uniamo le forze e affrontiamolo con serietà, responsabilità ed impegno senza aspettare improbabili miracoli dei signorotti locali. Cominciamo a cambiare dentro di noi e nulla ci sarà precluso. ☺
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