La bellezza del caos
25 Maggio 2017
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La bellezza del caos

“Ha messo in pratica i principi della Convenzione europea del paesaggio, attraverso politiche d’eccellenza”. È con questa motivazione che il Parco archeologico Valle dei Templi di Agrigento, lo scorso marzo, è risultato vincitore della prima edizione della Giornata del Paesaggio, istituita dal Mibact per promuovere la cultura paesaggistica come valore identitario italiano. Il progetto “Agri Gentium: landscape rigeneration” rappresenterà ora l’Italia nell’ambito del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa. La scelta di Agrigento, il cui progetto ha preceduto quelli presentati dai Comuni di Cinisello Balsamo (MI) e Ostana (CN), e dalla Provincia di Trento, è avvenuta tra 97 candidature. La commissione giudicatrice, composta da autorevoli personalità e da studiosi del paesaggio, ha apprezzato in particolare, in fatto di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale, il recupero della tratta dismessa delle Ferrovie Kaos e la realizzazione del giardino con specie storiche gestito dal Fai. Nella Valle dei Templi, si studiano infatti i “patriarchi vegetali” (olivi, carrubi, mirti), si conserva il germoplasma di mandorlo, olivo e pistacchio, è stato istituito il Museo del mandorlo, senza contare i percorsi in bici e a piedi, e i programmi di reintegrazione sociale e di educazione ambientale per le scuole.

Ma arte, storia e letteratura avevano reso questo posto famoso già nell’antichità. Prima con i filosofi e gli scrittori di età classica, quali Empedocle, Polibio, Diodoro Siculo, e, sopra tutti, il poeta Pindaro, che, nella sua seconda Pitica, definì Agrigento “la più bella fra le città dei mortali”. Poi con le pagine memorabili che artisti e viaggiatori, a partire dal XVII secolo e dalla diffusione della moda del Grand Tour, lasciarono su quella che era una delle tappe più suggestive. Particolarmente intenso il racconto di Goethe, che giunse in visita ad Agrigento, “meraviglia del mondo”, la mattina del 24 aprile del 1787. Infine con i due Premi Nobel per la Letteratura, Pirandello e Quasimodo. Se a quest’ultimo la città di Girgenti, frequentata durante l’infanzia e l’adolescenza perché il padre, ferroviere, prestava servizio nelle vicine stazioni, ispirò le poesie Strada di Agrigentum e Tempio di Zeus ad Agrigento, Pirandello vi ebbe invece i natali: “Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’un altipiano di argille azzurre sul mare africano […] Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos”. Ai piedi di quel “gran pino solitario”, poco discosto dalla casa in cui Pirandello era nato, è stata posta una pietra in sua memoria, dopo che le sue ceneri, secondo quanto disposto nel testamento, erano state disperse nella campagna di Girgenti.

La più fastosa delle colonie greche del Mediterraneo, inserita nel 1997 nel World Heritage List dell’Unesco, è oggi uno dei siti archeologici più rappresentativi della civiltà greca. Si estende su circa 1300 ettari e, di quella che fu l’antica Akràgas, città circondata verso la fine del VI sec. a.C. da possenti mura difensive con nove porte, conserva agorà, necropoli pagane e cristiane, e imponenti templi dorici, tutti rivolti a Oriente, eretti con il tufo arenario che al tramonto assume tonalità ambrate. Dopo Akràgas, fu la volta di Agrigentum, poi di Kerkent e poi ancora di Girgenti: come testimoniano i diversi nomi, i Greci, i Romani, gli Arabi e i Normanni già lo sapevano: Agrigento val bene una sosta.

 

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