La carne è carne!
9 Ottobre 2023
laFonteTV (3199 articles)
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La carne è carne!

Sono figlia de “il massacro del Circeo” realizzato da giovani dei Parioli nel 1975. I tre responsabili del crimine appartenevano ad agiate famiglie romane: Andrea Ghira, 21 anni, figlio di Aldo Ghira, imprenditore edile ed ex campione olimpico, Angelo Izzo, ventenne, studente di medicina, Giovanni Guido, detto Gianni, studente di ar- chitettura. Donatella Colasanti e Rosaria Lopez erano due ragazze semplici che caddero nella trappola di un invito ad una fantomatica festa al mare. Furono massacrate, violentate, torturate e umiliate dai tre che poi decisero di finirle, ucciderle. Donatella ebbe il coraggio, dopo che fu violentata, di far finta di essere morta. Quando fu chiusa nel bagagliaio della macchina, dopo che i violentatori andarono a mangiare una pizza, cominciò ad urlare e a bussare dal bagagliaio della macchina e fu trovata come vedete nella foto.
Erano gli anni in cui le donne lottavano per avere gli stessi diritti degli uomini. Erano gli anni in cui il movimento femminista cercava di eliminare i soprusi più grandi che da secoli oramai facevano da giogo alla vita delle donne. La violenza del Circeo fu come uno schiaffo in faccia. Evidente a tutti, come l’avvocatessa Lagostena Bassi e il movimento femminista, che si propose parte civile, che volessero portare un doloroso ma necessario exemplum. Fu un evento.
Le lotte di allora portarono all’abolizione del delitto d’Onore(1981); la riforma del diritto di famiglia (1975); la classificazione del reato di violenza sessuale da delitto contro la morale a delitto contro la persona. Non è stato facile, ecco perché mi sembra ancora peggiore quello che avviene oggi, per cui mi sento ancora una volta di riassumere cose scritte, molteplici volte in svariati articoli, in questi anni di lotta. “Non appena le donne cominceranno ad essere uguali a noi, subito saranno superiori”. Questo affermava Catone il Censore ed è stato così nel corso della storia. Per questo l’uomo ha scongiurato il proprio indebolimento identitario, affermando continuamente l’inferiorità della donna, elevando il ma- schio a misura di tutto.
La violenza contro le donne impedisce il godimento da parte di queste dei naturali diritti umani. Il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza; il diritto a un’eguaglianza di ugualitario standard di salute fisica e mentale; il diritto all’istruzione e allo sviluppo personale; il diritto alla libertà di movimento, di opinione e di manifestazione; il diritto di godere di pari condizioni nell’accesso al matrimonio in piena libertà; il diritto alla partecipazione culturale, sociale e politica; il diritto a un pari accesso al lavoro e ad un’eguale retribuzione per le stesse mansioni; il diritto ad essere pienamente donna.
La violenza può riassumere diverse caratteristiche: può essere fisica, psicologica, economica, sessuale o sessualizzata. Quella fisica è quindi dallo schiaffo alle percosse, dalle sevizie all’omicidio. La forma più estrema è l’assassinio, che da anni si chiama femminicidio. Una violenza che trova il suo fondamento nella prepotenza, non nell’amore.
Se la violenza fisica arriva persino ad ammazzare, la psicologica, “non fa vivere più”: da ripetute umiliazioni a continui giudizi svalutativi e insistenti critiche, si passa ad atteggiamenti che destabilizzino la vittima inducendole una distorsione della realtà oggettiva. Insomma, comportamenti mirati a ledere l’identità, le idee e la dignità di chi è perseguitata.
Ci sono poi altre due particolari forme di violenza psicologica sulle donne, il gaslighting e lo stalking: attraverso il primo si crea una manipolazione cognitiva “la donna, ridotta a una totale dipendenza psicologica e fisica, incapace di valutare correttamente e di decidere, è presentata al di fuori del contesto relazionale, come instabile”. Lo stalking è una serie di comportamenti molesti reiterati da intrusioni continue nella vita privata della vittima. Meno nota, ma ugualmente pericolosa, è la violenza economica e ogni forma di privazione e controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica.
La violenza sessuale, nelle sue tante sfaccettature, è quella che più ferisce l’ anima delle vittime, la stritola. La realtà attuale che abbassa notevolmente l’età di stupratori e vittime, che porta una lunga scia di orrori e di numeri ci fa ancora maggiormente riflettere. Bisogna “bonificare” come dice la Meloni? Mandare in galera i genitori dei minorenni che non frequentano la scuola? Usare quindi un piglio punitivo? Certo se leggiamo le chat, la pelle si accappona.
“Però che devo fare: la carne è carne”. Con queste parole si chiude una conversazione intercettata di uno dei ragazzi coinvolti in quello che è ormai noto come lo “stupro di Palermo”. “Eravamo cento cani sopra una gatta… mi sono schifato un poco… però che devo fare…”. La persona stu- prata è gatta, perché agli occhi di chi fa violenza questo accentua e insieme giustifica il contrasto potere vs. disponibilità, ma avrebbe potuto essere lei stessa cagna, o vacca, o troia – “indecente”. “Ficimu un macello” dice poi su TikTok un altro dei responsabili dello stupro.“Tutto, in questo macello, si trasforma in carne. È carne quella dello stupratore che dice di aver seguito i suoi istinti più bassi, perdendo l’uso della ragione e diventando “bestia”. È carne quella della vittima, come tale resa violabile e consumabile.
Perché è così scontato che essere carne significhi automaticamente essere violabile e consumabile?”. Chiederei alla generazione 2.0: rispondete voi, su questo giornale, date risposte.☺

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