la carta di carnevale
22 Marzo 2010 Share

la carta di carnevale

 

Chiamare un oggetto o un evento con il proprio nome non solo è legittimo, ma è indice di sincerità e franchezza. Purtroppo ciò non è sempre possibile e allora si recede dall’impulso di dire “pane al pane”; in altre occasioni, per evitare spiacevoli conseguenze, tentiamo di attenuare la drammaticità di quello che vogliamo comunicare. E per ritardare la comprensione depistiamo l’interlocutore dalla realtà e per incuriosirlo facciamo ricorso a ciò che non padroneggia: la lingua straniera.

Al riguardo citiamo come esempio un vocabolo inglese che è all’ordine del giorno in queste ultime settimane: card.

Il sostantivo inglese ha una svariata serie di significati, che si situano logicamente nell’economia della lingua inglese, troppo sintetica ed essenziale per noi italiani, prolissi, meticolosi e più abituati alle perifrasi..

Il breve vocabolo card traduce, ad esempio, biglietto, tessera o tesserino; nell’ambito della corrispondenza è la cartolina oppure il biglietto di auguri che viene spedito per ricorrenze o festività, come pure il biglietto da visita. Se si va al ristorante la parola card indica il menu, mentre la si può trovare al plurale (cards) su un tavolo da gioco; nelle gare sportive è il cartellino che gli arbitri mostrano in caso di espulsione o ammonizione; può inoltre significare “annuncio” o “avviso” nel linguaggio giornalistico, o addirittura indicare un “tipo” divertente quando è riferita informalmente ad una persona.

Per rendere più completo il significato del termine, in inglese esso può essere preceduto da un aggettivo o da un sostantivo con funzione aggettivante: ad es. greeting card [pronuncia: griting card] – biglietto augurale – oppure phone card [pronuncia: fon card] – scheda telefonica.

Un documento che tanti immigrati verso gli Stati Uniti d’America conoscono, loro malgrado, è la “famigerata” Green Card [pronuncia: grin card], letteralmente “Carta Verde”: è il nome generico, di uso colloquiale, del permesso di soggiorno negli USA. La “Carta di Residenza Permanente” è un documento di identità che gli Stati Uniti rilasciano a quanti provengono da altre nazioni con l’intenzione di stabilirsi e costruire il proprio futuro in terra americana. Non è un documento che riconosce la cittadinanza, in quanto provvisorio e in attesa di naturalizzazione dell’immigrato, il quale spesso ricorre a trucchi per poter ottenere la Carta Verde, falsificandola o combinando fittizie nozze con veri cittadini americani. È il dramma di tutti i migranti! Non veder riconosciuta la propria condizione innanzitutto di persona e far dipendere da una “carta” il suo “essere” umano, portatore di diritti ritenuti inviolabili.

Non va taciuto inoltre come il vocabolo intorno al quale stiamo riflettendo stia ad indicare anche un mezzo di pagamento, vale a dire la tessera del cosiddetto “bancomat” o la carta di credito che sostituisce il denaro contante!

Fa molto discutere la recente decisione del governo di munire le persone poco abbienti di un sussidio di quaranta euro mensili al quale è stato imposto il nome di social card. Diverse sono le interpretazioni fornite circa questo provvedimento di politica sociale verso chi si trova in condizioni di bisogno: i sostenitori ne rivendicano la validità quale esempio di concreto intervento solidale; da settori dell’opposizione si parla di “gigantesca presa in giro”.

Soffermiamoci un momento sulla denominazione del provvedimento. Essa sembra tradirne la natura ambigua: qualcosa a metà tra un assegno di beneficenza (social) e una carta di credito (card). E a ben comprendere si tratta, per i “fortunati” che ne sono entrati in possesso, di un incentivo a fare acquisti presso le strutture commerciali abilitate.

Spingere ai consumi, preoccuparsi dei poveri inserendoli nel ciclo economico di domanda e offerta ad ogni costo: è dunque questo il sistema assistenziale del nuovo millennio? È questa la politica della solidarietà verso quanti stanno subendo i dolorosi contraccolpi della recessione economica in atto?

E intanto l’appellativo nebuloso social card! Forse la maschera di un carnevale avaro di scherzi? ☺

dario.carlone@tiscali.it

 

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