la cattedrale di guardialfiera di Gaetano Jacobucci | La Fonte TV
L’antichissima Cattedrale di S. Maria Assunta a Guardialfiera, nel Molise, prende origini dal secolo XI, come da una iscrizione lapidea che attribuisce l’istituzione della Diocesi. Secondo la tradizione nel 1053 vi fu l’accoglienza del Papa Leone IX e successivamente Papa Alessandro II elevò Guardialfiera a sede vescovile. Testimonianze di un passato prestigioso si rilevano nei frammenti e bassorilievi longobardi inseriti nella muratura perimetrale dell’edificio con un indubbio effetto suggestivo.
Il progetto originale della costruzione è documentato dai portali ad arco a sesto acuto, tra cui quello situato sulla parte destra, oggi murato, e dalla “Porta Santa” sul lato orientale. Con la soppressione della Diocesi si assistette ad un graduale deperimento del complesso: terremoti, incedi, incuria fecero il resto. L’edificio è stato a più riprese restaurato con rifacimenti e trasformazioni che ne hanno alterato l’assetto architettonico originale. In questi interventi fu utilizzato del materiale appartenente a precedenti costruzioni religiose recuperato nel territorio circostante. L’ultimo rifacimento risale al 1858, quando il complesso fu trasformato a tre navate. Di particolare suggestione è la cripta, scoperta nei lavori di restauro del 1976, di impianto paleocristiano, con archi a tutto sesto e copertura a crociera; essa presenta su alcune pareti tracce di affreschi medievali. L’area presbiterale è sopraelevata ed accoglie un altare in marmo policromo in stile barocco e un coro ligneo con pregevoli intarsi floreali nell’ordine frontale.
Memoria del passato
Nel periodo longobardo Benevento, divenuta la capitale della Longobardia meridionale, era un importante centro artistico e culturale, una delle più belle città per arte e cultura. Tracce di questo splendore è manifestato nella Basilica di S. Sofia, a pianta stellare e a doppio ambulacro, che influenzerà l’architettura di tutto il territorio limitrofo. Abbazie, chiese rupestri, cattedrali sono disseminate su rotte coordinate ai percorsi della transumanza e degli itinerari che portavano verso i grandi santuari della via Francigena che dal nord raggiungeva Roma; a questo percorso si innestava la via Langobardorum che raggiungeva il Santuario dell’Angelo e si spingeva fin verso i moli d’imbarco per la Terra Santa. Il ducato di Benevento comprendeva l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Lucania, parte della Campania e la Calabria, territori che contribuirono al suo splendore. L’arte longobarda fu raffinata e splendida, come dimostrano i reperti ritrovati. I codici miniati, vere opere d’arte in miniatura, entrano a far parte delle biblioteche delle abbazie, e dei signori del tempo.
Tempi nuovi
La storia artistica del passato della Cattedrale di Guardialfiera si innesta in una felice lettura, tra memoria e ricerca estetica, nel progetto del presbiterio attuato in sintonia con le nuove esigenze della riforma liturgica del Vaticano II. I materiali furono vagliati con dovizia e saggio accostamento con l’architettura e il barocco esistente. La pietra di Guardialfiera, venata di porpora, secondo linee guida si raccorda al presbiterio, a specificare gli elementi che fondano l’azione liturgica.
L’altare centrale, nella sua sobrietà, richiama inconsciamente, le linee delle cattedrali lombarde; la scelta della pietra levigata in rosso del basamento e le lesene sbugiardate rinsaldano con compattezza i pieni e i vuoti, quadrato simbolico, esaltando energicamente il valore sacrale della mensa divina, come descritta dalla visione dell’altare dell’Agnello dell’Apocalisse.
Felice intuizione è rappresentata dalla Sede presbiterale: addossata a scena del pilastro in pietra a faccia vista a schienale, situata su basamento in pietra di Guardialfiera, la seduta a cuna con venature rosacee, come anche i due scanni, designa la Cattedra – Sede, secondo le norme liturgiche: è resa nella sobrietà e nella eleganza della forma quasi a voler evocare la nostalgia delle antiche cattedre romaniche o gotiche.
L’ambone, su colonna tortile di gusto barocco, ricorda le antiche acquasantiere, si stacca su un basamento quasi rotondeggiante, richiamando l’idea del sepolcro vuoto… si eleva solennemente a luogo della parola, con il leggio senza spigolature, quasi plasticamente a farsi materia duttile nell’accogliere il libro della parola di Dio.☺
gaetano.jacobucci@virgilio.it
L’antichissima Cattedrale di S. Maria Assunta a Guardialfiera, nel Molise, prende origini dal secolo XI, come da una iscrizione lapidea che attribuisce l’istituzione della Diocesi. Secondo la tradizione nel 1053 vi fu l’accoglienza del Papa Leone IX e successivamente Papa Alessandro II elevò Guardialfiera a sede vescovile. Testimonianze di un passato prestigioso si rilevano nei frammenti e bassorilievi longobardi inseriti nella muratura perimetrale dell’edificio con un indubbio effetto suggestivo.
Il progetto originale della costruzione è documentato dai portali ad arco a sesto acuto, tra cui quello situato sulla parte destra, oggi murato, e dalla “Porta Santa” sul lato orientale. Con la soppressione della Diocesi si assistette ad un graduale deperimento del complesso: terremoti, incedi, incuria fecero il resto. L’edificio è stato a più riprese restaurato con rifacimenti e trasformazioni che ne hanno alterato l’assetto architettonico originale. In questi interventi fu utilizzato del materiale appartenente a precedenti costruzioni religiose recuperato nel territorio circostante. L’ultimo rifacimento risale al 1858, quando il complesso fu trasformato a tre navate. Di particolare suggestione è la cripta, scoperta nei lavori di restauro del 1976, di impianto paleocristiano, con archi a tutto sesto e copertura a crociera; essa presenta su alcune pareti tracce di affreschi medievali. L’area presbiterale è sopraelevata ed accoglie un altare in marmo policromo in stile barocco e un coro ligneo con pregevoli intarsi floreali nell’ordine frontale.
Memoria del passato
Nel periodo longobardo Benevento, divenuta la capitale della Longobardia meridionale, era un importante centro artistico e culturale, una delle più belle città per arte e cultura. Tracce di questo splendore è manifestato nella Basilica di S. Sofia, a pianta stellare e a doppio ambulacro, che influenzerà l’architettura di tutto il territorio limitrofo. Abbazie, chiese rupestri, cattedrali sono disseminate su rotte coordinate ai percorsi della transumanza e degli itinerari che portavano verso i grandi santuari della via Francigena che dal nord raggiungeva Roma; a questo percorso si innestava la via Langobardorum che raggiungeva il Santuario dell’Angelo e si spingeva fin verso i moli d’imbarco per la Terra Santa. Il ducato di Benevento comprendeva l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Lucania, parte della Campania e la Calabria, territori che contribuirono al suo splendore. L’arte longobarda fu raffinata e splendida, come dimostrano i reperti ritrovati. I codici miniati, vere opere d’arte in miniatura, entrano a far parte delle biblioteche delle abbazie, e dei signori del tempo.
Tempi nuovi
La storia artistica del passato della Cattedrale di Guardialfiera si innesta in una felice lettura, tra memoria e ricerca estetica, nel progetto del presbiterio attuato in sintonia con le nuove esigenze della riforma liturgica del Vaticano II. I materiali furono vagliati con dovizia e saggio accostamento con l’architettura e il barocco esistente. La pietra di Guardialfiera, venata di porpora, secondo linee guida si raccorda al presbiterio, a specificare gli elementi che fondano l’azione liturgica.
L’altare centrale, nella sua sobrietà, richiama inconsciamente, le linee delle cattedrali lombarde; la scelta della pietra levigata in rosso del basamento e le lesene sbugiardate rinsaldano con compattezza i pieni e i vuoti, quadrato simbolico, esaltando energicamente il valore sacrale della mensa divina, come descritta dalla visione dell’altare dell’Agnello dell’Apocalisse.
Felice intuizione è rappresentata dalla Sede presbiterale: addossata a scena del pilastro in pietra a faccia vista a schienale, situata su basamento in pietra di Guardialfiera, la seduta a cuna con venature rosacee, come anche i due scanni, designa la Cattedra – Sede, secondo le norme liturgiche: è resa nella sobrietà e nella eleganza della forma quasi a voler evocare la nostalgia delle antiche cattedre romaniche o gotiche.
L’ambone, su colonna tortile di gusto barocco, ricorda le antiche acquasantiere, si stacca su un basamento quasi rotondeggiante, richiamando l’idea del sepolcro vuoto… si eleva solennemente a luogo della parola, con il leggio senza spigolature, quasi plasticamente a farsi materia duttile nell’accogliere il libro della parola di Dio.☺
la cattedrale di guardialfiera di Gaetano Jacobucci
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L’antichissima Cattedrale di S. Maria Assunta a Guardialfiera, nel Molise, prende origini dal secolo XI, come da una iscrizione lapidea che attribuisce l’istituzione della Diocesi. Secondo la tradizione nel 1053 vi fu l’accoglienza del Papa Leone IX e successivamente Papa Alessandro II elevò Guardialfiera a sede vescovile. Testimonianze di un passato prestigioso si rilevano nei frammenti e bassorilievi longobardi inseriti nella muratura perimetrale dell’edificio con un indubbio effetto suggestivo.
Il progetto originale della costruzione è documentato dai portali ad arco a sesto acuto, tra cui quello situato sulla parte destra, oggi murato, e dalla “Porta Santa” sul lato orientale. Con la soppressione della Diocesi si assistette ad un graduale deperimento del complesso: terremoti, incedi, incuria fecero il resto. L’edificio è stato a più riprese restaurato con rifacimenti e trasformazioni che ne hanno alterato l’assetto architettonico originale. In questi interventi fu utilizzato del materiale appartenente a precedenti costruzioni religiose recuperato nel territorio circostante. L’ultimo rifacimento risale al 1858, quando il complesso fu trasformato a tre navate. Di particolare suggestione è la cripta, scoperta nei lavori di restauro del 1976, di impianto paleocristiano, con archi a tutto sesto e copertura a crociera; essa presenta su alcune pareti tracce di affreschi medievali. L’area presbiterale è sopraelevata ed accoglie un altare in marmo policromo in stile barocco e un coro ligneo con pregevoli intarsi floreali nell’ordine frontale.
Memoria del passato
Nel periodo longobardo Benevento, divenuta la capitale della Longobardia meridionale, era un importante centro artistico e culturale, una delle più belle città per arte e cultura. Tracce di questo splendore è manifestato nella Basilica di S. Sofia, a pianta stellare e a doppio ambulacro, che influenzerà l’architettura di tutto il territorio limitrofo. Abbazie, chiese rupestri, cattedrali sono disseminate su rotte coordinate ai percorsi della transumanza e degli itinerari che portavano verso i grandi santuari della via Francigena che dal nord raggiungeva Roma; a questo percorso si innestava la via Langobardorum che raggiungeva il Santuario dell’Angelo e si spingeva fin verso i moli d’imbarco per la Terra Santa. Il ducato di Benevento comprendeva l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Lucania, parte della Campania e la Calabria, territori che contribuirono al suo splendore. L’arte longobarda fu raffinata e splendida, come dimostrano i reperti ritrovati. I codici miniati, vere opere d’arte in miniatura, entrano a far parte delle biblioteche delle abbazie, e dei signori del tempo.
Tempi nuovi
La storia artistica del passato della Cattedrale di Guardialfiera si innesta in una felice lettura, tra memoria e ricerca estetica, nel progetto del presbiterio attuato in sintonia con le nuove esigenze della riforma liturgica del Vaticano II. I materiali furono vagliati con dovizia e saggio accostamento con l’architettura e il barocco esistente. La pietra di Guardialfiera, venata di porpora, secondo linee guida si raccorda al presbiterio, a specificare gli elementi che fondano l’azione liturgica.
L’altare centrale, nella sua sobrietà, richiama inconsciamente, le linee delle cattedrali lombarde; la scelta della pietra levigata in rosso del basamento e le lesene sbugiardate rinsaldano con compattezza i pieni e i vuoti, quadrato simbolico, esaltando energicamente il valore sacrale della mensa divina, come descritta dalla visione dell’altare dell’Agnello dell’Apocalisse.
Felice intuizione è rappresentata dalla Sede presbiterale: addossata a scena del pilastro in pietra a faccia vista a schienale, situata su basamento in pietra di Guardialfiera, la seduta a cuna con venature rosacee, come anche i due scanni, designa la Cattedra – Sede, secondo le norme liturgiche: è resa nella sobrietà e nella eleganza della forma quasi a voler evocare la nostalgia delle antiche cattedre romaniche o gotiche.
L’ambone, su colonna tortile di gusto barocco, ricorda le antiche acquasantiere, si stacca su un basamento quasi rotondeggiante, richiamando l’idea del sepolcro vuoto… si eleva solennemente a luogo della parola, con il leggio senza spigolature, quasi plasticamente a farsi materia duttile nell’accogliere il libro della parola di Dio.☺
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