La fonte in audizione
8 Maggio 2021
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La fonte in audizione

Il Palazzo finalmente ha spalancato le porte al territorio e si è posto in una fase di ascolto che ritengo debba essere uno dei princìpi dai quali, chi si misura con la politica, non può e non deve prescindere. Una sorta di obbligo morale, al quale occorre tenere fede sempre. Anche e soprattutto quando quello che arriva dal territorio è critica, sprone, suggerimento, progettazione.

L’audizione avvenuta lo scorso primo aprile in Quarta commissione consiliare, da me fortemente sollecitata, ha prodotto un convincimento ancora ulteriore: confrontarsi, aprirsi, ascoltare la comunità che vive sulla propria pelle gli esiti concreti delle azioni prodotte dalla politica, dovrebbe essere il primo passo prima di ogni decisione. Cambiare il punto di vista rappresenta il supporto indispensabile per poter avere una visione completa di un fatto. Le associazioni La Fonte, Molise 2030, Molise Domani, gli ex consiglieri regionali e i Medici per l’Ambiente hanno contribuito in maniera determinante a “raccontare” il territorio ma, soprattutto, ad “indicare la strada” da percorrere perché le debolezze diventino punti di forza, caratterizzazioni positive di un luogo dal quale non scappare più ma investire, ognuno con la propria professionalità.

Lo certifica l’Istat: negli ultimi due anni, dal Molise se la sono data a gambe levate più di 7.000 persone. Letteralmente fuggite da una “regione gioiello” che non riesce ancora a brillare di luce propria. Abbiamo tutti il dovere di chiederci perché, anche se in fondo lo sappiamo bene. E uno dei motivi che spingono giovani e meno giovani a lasciare la propria terra, quella che potrebbe essere una comfort zone per qualità della vita e salubrità ambientale, è da ricercare senza ombra di dubbio alcuno nella difficoltà ormai atavica di godere dei propri diritti: al lavoro, al riconoscimento della propria professionalità, ad una opportunità, alla salute. Ed è questo il nocciolo della questione affrontata in sede di commissione consiliare quando in audizione abbiamo avuto la possibilità di ascoltare il territorio, piegato sì dall’emergenza pandemica ma da decenni eroso da politiche scellerate e inadeguate, che non hanno mai ascoltato, seriamente e non solo per dovere istituzionale, la voce di chi lo abita.

Gli spunti di discussione e di confronto, che mi auguro da esponente delle Istituzioni (seppure di minoranza) possano essere oggetto di politiche nuove e adeguate, sono stati molteplici. Ridisegnare e rafforzare la sanità territoriale: la medicina di prossimità è il perimetro lungo il quale occorre muoversi e pure in fretta perché il diritto alla salute non sia sempre e solo enunciazione di principio. Da qui la riorganizzazione del sistema ospedaliero, che deve avere ramificazioni professionali disseminate nel territorio attraverso le Case della salute, realizzate su un bacino di utenza tale da consentire la presenza vera, effettiva, concreta della sanità sul territorio e adeguata ai bisogni della popolazione che lo abita, all’età media e alle patologie. Un modello che ruoti attorno al concetto chiave della salute come prevenzione prima che cura, che estenda il suo raggio d’azione sui temi ambientali, l’alimentazione, focalizzandosi sul cuore del ragionamento.

Il benessere è come un puzzle dove le tessere che lo compongono sono tante e tutte collegate l’una all’altra. Non può esserci l’una senza l’altra. Per comporre questo enorme puzzle, i fondi ci sono: li ha stanziati il piano nazionale di ripresa e resilienza. Miliardi di euro da utilizzare nei prossimi anni per mettere a punto le tessere, collegarle le une alle altre e arrivare poi al quadro finale: sanità di territorio e strutture intermedie tra ospedale e territorio, in particolare Case della salute, ospedali di comunità, centrali di comunità, punti unici di accesso sociale e sanitario. Risposte vere a bisogni veri.

Come hanno ribadito con cognizione di causa gli esponenti de La Fonte che hanno partecipato alle audizioni, qui di nuovo non c’è praticamente nulla: nel 1968, quando nasceva il SSN,  vi era l’ esatta consapevolezza della strategica importanza che la medicina territoriale avrebbe avuto nel nostro Sistema Sanitario. Strategica dal punto di vista della salute dei cittadini e da quello economico, le due cose vanno insieme perché esiste – come purtroppo sappiamo bene in quanto il Molise non è stato in grado di applicare questa regola – un legame virtuoso tra questi due aspetti.

Oggi dobbiamo scegliere, la politica è chiamata ad una decisione che deve essere assunta guardando a questi lunghi e dolorosi 400 giorni che hanno segnato la vita di ognuno di noi: siamo chiamati a ripercorrere questa storia per trarne insegnamento, indicazioni, suggerimenti utili perché da oggi la sanità sia davvero a misura della comunità.

Il coraggio di una decisione politica che sia dalla parte dei cittadini e non dei baroni che governano la sanità, pubblica e privata. Questo serve. E questo è il mio impegno, dentro quel Palazzo che finalmente ha aperto le porte per ascoltare.☺

 

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