La lettera che mai avrei voluto scrivere
4 Giugno 2020
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La lettera che mai avrei voluto scrivere

Cara Marianna, anzi cara Mariannona, cosi come Ti chiamava zia Franca, la Tua ziona.
Ricordo di averti conosciuta nel 2005, quando giovane Avvocata, Ti iscrivesti all’Ordine di Larino, per trasferimento dall’Ordine di Bologna. Nel colloquio che avemmo, mi esternasti la volontà di impegnarTi nel campo del diritto del lavoro, aprendo a Termoli uno Studio, in associazione con Pietro che ben conoscevo, per essere stato, sia pure per un breve periodo, mio praticante. La cosa mi fece piacere, anche perché da quel breve colloquio compresi che oltre che capace, eri anche “tosta” e determinata. Compresi che pur giovanissima, eri già un’avvocata capace di tutelare i diritti dei lavoratori, i diritti degli ultimi, i diritti di coloro che avevano scarso potere contrattuale e che avresti fatto il Tuo lavoro, senza scendere a compromessi con alcuno. Ti dissi che anch’io, agli inizi della mia professione, ero stato l’Avvocato della CGIL di Termoli, proprio nel periodo in cui si stava avviando lo stabilimento Fiat di Contrada Rivolta del Re e che avevo lottato contro le cd visite preassuntive, che consentivano a mamma Fiat di scegliersi i dipendenti, emarginando quelli …scomodi.
Simpatizzammo subito, mettendoci a ridere quando mi indicasti il tuo indirizzo mail: marx73@virgilio.it. Ti dissi che forse, pur con tutto il rispetto per Virgilio, sarebbe stato il caso di modificarlo in marx73@libero.it. Vedevo “libero” più vicino a Marx, che questi a Virgilio.
L’empatia aumentò quando io mi legai alla Tua ziona, cosa che ci consentì di incontrarci spesso, fuori dall’ambito lavorativo. Politica e sport erano gli argomenti che trattavamo e difficilmente ci trovavamo in assonanza. Tu tifavi Napoli, squadra della città alla quale eri legata; io di contro, pur amando Napoli, sede dei miei studi universitari, propendevo per l’Inter, squadra del Nord. Entrambi però riconoscevano il primato di Napoli e le qualità dei napoletani: Scarpetta, De Filippo, Murolo, il San Carlo, il Mercadante, l’Augusteo, il San Ferdinando… la cultura, il sorriso, la sagacia. Ai primi di marzo di quest’anno, quando nulla faceva presagire quello che poi sarebbe successo, mi dicesti che uno dei Tuoi sogni era quello di trascorrere un mese, in tempo di primavera, in una casa da affittare sulla collina di Posillipo, da dove avresti potuto ammirare il Golfo, mentre studiavi. La Tua proposta mi entusiasmò, anche perché con Franca, avrei avuto la scusa per fare anch’io ritorno nella citta partenopea. Il Covid 19, il virus maledetto, tarpò le ali ai sogni.
In politica davamo lettura diversa alle teorie del grande vecchio di Treviri, ma alla fine ci trovavamo d’accordo sul fatto che le teorie del diciannovesimo secolo erano il completamento della rivoluzione cristiana. Non per nulla ad accompagnarTi nell’ultimo viaggio, abbiano collocato vicino a Te, la croce e una bandiera rossa, l’una e l’altra, come scriveva Natalia Ginzburg rappresentano tutti. Nell’ accompagnarTi abbiamo dato voce a quel canto di saluto, Bella Ciao, le cui parole ancora ai nostri giorni, sono parole di libertà, di lotta contro le dittature, di opposizione alle ingiustizie. Le parole per Te!
Ora sei nel mondo in cui la giustizia è assoluta, anche se voglio immaginare, ciò nonostante, che nel posto dove Ti trovi hai creato uno sportello dedicato, così come facesti a Bologna, all’inizio della Tua professione, al quale accorreranno, per chiedere ausilio, sia coloro che lamentano il ritardo nel trasferimento in Paradiso sia coloro che avevano aspettative di Paradiso, ma collocati in Purgatorio, e lamentano una sorta di declassamento discriminatorio. Sono sicuro che con la Tua determinazione, con la Tua caparbietà, con il Tuo sapere, con il Tuo sorriso, saprai convincere il Giudice Supremo sulla fondatezza delle ragioni sia degli uni, che degli altri.
Ciao Mariannona, Ciao Avvocata, Ciao Bella, anzi Bella Ciao.
Antonio De Michele

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