La levigatezza e la complicità
16 Luglio 2019
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La levigatezza e la complicità

La levigatezza è il segno distintivo del nostro tempo.(…) perché oggi troviamo bello ciò che è levigato? (…) La levigatezza non ferisce, e neppure offre alcuna resistenza. Chiede solo un like. L’oggetto levigato elimina la propria oppositività. Rimuove così ogni negatività. (…) La levigatezza non si limita all’aspetto esteriore dell’apparato digitale. Anche la comunicazione che avviene attraverso l’apparato digitale risulta levigata; infatti, vengono scambiati soprattutto messaggi compiacenti, positivi. Sharing e like rappresentano un mezzo comunicativo levigato. Le negatività sono eliminate, poiché rappresentano un ostacolo alla velocità della comunicazione. Oggi il bello stesso diventa levigato nel momento in cui viene privato di ogni forma di scuotimento e ferimento. Il bello si estenua “nel mi piace”. L’estetizzazione si mostra nel modo dell’anestetizzazione, la quale seda la percezione. (…) Il levigato è qualcosa che semplicemente piace, a cui manca la negatività dell’oppositività. Non ci sono più anticorpi. Oggi anche la comunicazione diventa levigata, attraverso uno scambio d’informazioni senza attriti. La comunicazione levigata è libera da ogni negatività dell’altro e dell’estraneo, e raggiunge la massima velocità là dove l’uguale reagisce all’uguale. La resistenza proveniente dall’altro disturba la levigata comunicazione dell’uguale. La positività della levigatezza accelera la circolazione dell’informazione, della comunicazione e del capitale. (Byung-Chul Han, La salvezza del bello, Edizioni Figure Nottetempo, Mi, 2019, euro 15.00).

Mi appare utile, in relazione a quello che mi accingo a scrivere, aver citato una  piccola parte dell’incipit dell’ultimo libro del filosofo coreano Byung-Chul Han, che insegna filosofia nell’università der Kunste di Berlino, La salvezza del bello, capitolo iniziale che affronta il significato del lemma “Levigatezza”, e che io trovo rispondente all’atteggiamento culturale che oggi la maggior parte delle persone esprime, sacrificando la possibilità di manifestare i propri convincimenti critici nei confronti di persone, argomenti o accadimenti di qualsiasi tipo. La levigatezza di cui si parla è innanzitutto quella di un oggetto, molto noto oggi, e cioè lo Smartphone LG G Flex, ricoperto da una pellicola autorigenerante che fa scomparire molto velocemente le graffiature, le tracce di lesione, rendendolo nei fatti non esposto ad eventuali crepe o spaccature. Appena dopo il filosofo coreano accosta il significato della levigatezza anche alle forme di pensiero oggi prevalenti, che non si basano in genere sulla critica, sull’approfondimento, ma che esprimono in maniera chiara o il silenzio compiacente o l’omologazione supina, o l’adesione ad una visione della realtà che molti finiscono col condividere alla luce dell’affermazione dell’odierno pensiero unico.

Tale pensiero viene condiviso dalla maggior parte degli individui, che abdicano alle proprie convinzioni per quieto vivere o perché stanchi di difendere idee o progetti che si sono rivelati superati dalla definizione che del mondo ci dà il cosiddetto mercato neoliberista/capitalistico. Esprimere ed eventualmente diffondere pensieri divergenti non è caldeggiato né favorito da quanto ci è dato di capire. Infatti, la scambievole condivisione di posizioni dialettiche o la semplice interlocuzione tra persone, che si definiscono normali, cedono oggi il passo all’approvazione, unilaterale ed obbligata, delle idee, delle interpretazioni che la filosofia neoliberistica propone, anzi impone. La levigatezza di un oggetto deve corrispondere nella vulgata neoliberista alla vendita tout court dell’oggetto stesso, che non deve possedere nessuna incrinatura, nessuna spigolatura che ne faccia sminuire, anche esteticamente, il senso valoriale al momento del suo acquisto. Di qui, il passaggio dal concetto di levigatezza artistico/commerciale di un oggetto a quello metaforico di condivisione di una interpretazione della realtà fenomenica che avviene naturalmente e senza che nessuno possa accorgersene, così come da tempo ha insegnato il pensiero unico oggi vincente.

L’episodio che sottopongo a riflessione si riferisce alle posizioni e agli atteggiamenti pratici che si sono espressi nel corso della settimana del ballottaggio elettorale a Campobasso (9 giugno scorso). Sono stato fatto oggetto di incredula, immotivata, colpevole abdicazione civile e politica nel momento che ho espresso le mie convinzioni sulle malefatte del governo nazionale Lega/5stelle, che continuamente oscilla fra il razzismo, l’ostracismo della cultura dell’incontro dialettico tra le parti sociali, l’omofobia, la continua rissa elettorale fra le singole componenti politiche del governo, il qualunquismo ed il pressapochismo pentastellato, la continua rinuncia e il persistente tradimento di progetti conclamati in campagna elettorale un anno fa. Quindi, un confronto elettorale tutto interno alla maggioranza che regge le sorti, oggi, del nostro Paese. Dire che non avrei dato il voto in sede di ballottaggio ai 5stelle ha voluto significare per i molti con i quali ho parlato come favorire la destra omofoba, razzista, fascista, prevaricatrice. Affermare che i due blocchi che governano l’Italia oggi sono pressoché la stessa cosa sul terreno pratico del disprezzo che questi palesano della Costituzione, smantellata quotidianamente e scientificamente, ma nello stesso tempo sostenere in queste circostanze di votare il gruppo di 5stelle al Comune di Cb, e sentirsi dire che ciò sarebbe potuto essere il male minore rispetto al ventilato successo nella città capoluogo di regione del partito dell’odio, del razzismo, della lotta anticostituzionale e dolorosa al povero e all’emarginato (italiani!!!), al migrante, al diverso di qualsiasi colore esso sia, tutto ciò non solo mi sembra(va) ridicolo ma anche improprio e contrario ai profondi convincimenti politici che da una vita sono il faro della mia esistenza.

Ebbene, tale motivazione non è stata compresa, come di norma non dovrebbe succedere fra persone civili e fra gruppi politici che vivono e operano in regime di democrazia liberale. Difatti, oggi risulta arduo farsi ascoltare, nel momento in cui si affaccino, nelle discussioni quotidiane, critiche, approfondimenti, divergenze di opinione o di lettura interpretativa degli accadimenti, anche quelli prossimi a noi e tali che emotivamente o politicamente ci possano coinvolgere. La capacità dell’ascolto disponibile e/o l’espressione del diverbio, anche acre, fra soggetti e gruppi social/politici, sono divenute pressoché impossibili allo stato attuale e le ragioni appaiono molteplici. Mi limito solo ad alcuni punti che vanno dal rigoroso e cinico impianto neoliberista, che ottunde le coscienze civili ed elimina la democrazia rappresentativa e responsabile, imponendo prevalentemente la prassi abnorme del “compro, consumo e quindi esisto” (vedi Zigmunt Baumann), a quello della supina accettazione di questa teoria, per la quale la storia dell’uomo si è conclusa con l’affermazione definitiva del capitalismo e della finanza internazionale. Le ragionevoli argomentazioni cedono il passo al continuo scontro tra le parti, ognuna delle quali vuole assolutamente prevalere sull’altra, per non vedersi scavalcata dall’avversario, ma alleato di governo, nei sondaggi quotidiani che avvelenano il clima della nostra democrazia e della nostra quotidianità.

A questo punto mi limito al semplice elenco di alcune disposizioni di leggi promulgate in questi ultimi giorni dall’attuale governo fasciopentastellato: Il Decreto Sicurezza 2, che non solo definisce come criminali le Ong che salvano in mare i naufraghi, ma le sottopone anche a vessazioni pecuniarie assurde, contrarie alle norme del diritto marittimo internazionale, soggiogandole a norme fasciste; ed inoltre, il cosiddetto Sblocca Cantieri – definito anche Sblocca porcate dalla CGIL -, sul quale sono piombate da subito, oltre alle congrue riflessioni dei sindacati ufficiali, quelle del Gruppo Abele, di Legambiente, di Avviso Pubblico, dell’ARCI, delle ACLI, di SOS Impresa, del Centro Pio La Torre, anche le critiche di Libera contro le mafie nella persona di don Luigi Ciotti, che nella manifestazione di alcuni giorni fa davanti a Montecitorio così si è espresso; “Spostare alcuni punti centrali del Provvedimento al 2020 è una furbizia; toccare 81 articoli con piccole modifiche è sconvolgente. Tutto questo significa aprire dei varchi alla corruzione e alle mafie. Siamo stanchi che, per reggere, questa politica scenda ogni giorno a compromessi sulla pelle della gente”.

Di qui, ecco una grande opera fatta in silenzio e a danno dei cittadini italiani: l’autostrada per la corruzione negli appalti è stata presto costruita con lo Sblocca cantieri. Ovviamente alla ripresa autunnale illustreremo i punti nodali di questa autostrada della corruzione, come pure navigheremo idealmente insieme alle Ong nel Mediterraneo, per salvare le vite dei migranti, vittime immolate alla insulsa ed arrogante protervia razzista del governo nazionale.☺

 

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