La politica dei selfie
15 Ottobre 2018
laFonteTV (3191 articles)
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La politica dei selfie

C’è stato un tempo nel quale la politica era un’arte, un mezzo attraverso il quale realizzare il bene comune. Oggi cosa resta di questa arte? Nulla. Si è smarrito quel senso di appartenenza che nei secoli ha contribuito alla formazione di grandi stati, di grandi potenze territoriali, di grandi entità culturali. La politica è ciò che consente a una società di migliorarsi attraverso investimenti sui cittadini, consentendo a questi ultimi di migliorarsi e di conseguenza migliorare il bene comune.

La nostra cara e amata Italia, decantata da poeti, artisti, filosofi, non ha più una classe politica che sappia guardare oltre il proprio guadagno personale. Una nazione allo sbaraglio da anni, una nazione che non sa più investire su cultura, sanità, infrastrutture, uno stato perennemente incompleto. Siamo la nazione dell’incompiuto, del superficiale, del “tanto siamo in Italia le cose vanno cosi”. Un popolo va educato sotto tutti i punti di vista, un popolo ha bisogno di modelli da seguire, un popolo ha bisogno di una guida costante che gli permetta di potersi migliorare sempre. Un tempo i politici si sfidavano a suon di orazioni, le fazioni erano ben definite, gli obiettivi erano comuni. Oggi no, oggi conta cosa pensa la Multinazionale dei tal dei tali per far sì che tutto prenda una direzione diversa, un tempo si lottava per garantire il più sacro santo dei diritti, il lavoro.

Viviamo in una società sempre più ignorante, sempre più analfabeta, sempre più distante dal comune interesse che dovrebbe spingere una popolazione a migliorarsi e a migliorare ciò che nei secoli è stato costruito attraverso il sacrificio. Non abbiamo più un’identità territoriale, non abbiamo più personaggi simbolo che scendano in piazza ad arringare gli elettori, no, abbiamo solo una classe politica che attraverso i social diffonde messaggi che vanno a influenzare il popolino che ancora crede a tutto ciò che circola sui social. Non c’è più contatto diretto, non ci sono più programmi validi, le scuole cadono a pezzi, gli insegnanti non hanno alcun valore, gli ospedali chiudono, le aziende licenziano fregandosene dei diritti inalienabili dell’uomo, le donne non posso rimanere in dolce attesa per paura di essere licenziate, i siti archeologi hanno bisogno di donazioni straniere perché tanto a nessuno dei piani alti interessa mantenere viva la storia del proprio paese.

Obblighiamo i giovani ad andar via, ad andar a migliorare nazioni che son ben felici di accoglierli, ben felici di utilizzare il prodotto che qualcun altro non ha voluto perché non valido secondo gli standard vigenti nella nostra cara Penisola. Abbiamo un potenziale che le altre nazioni possono solo sognare sfogliando libri e album fotografici. Non abbiamo i mezzi, non abbiamo la politica, non abbiamo voglia di far sì che le cose vadano diversamente, abbiamo solo voglia di lamentarci ma non voglia di migliorarci, siamo immobili, siamo lontani dal bene comune. L’importante è commentare e denigrare attraverso i social, lì tutti sono leoni, ma nel concreto tutti con la coda fra le gambe a dar importanza ai famosi matrimoni del secolo tra persone che hanno salutato l’Italia e che se ne fregano di ciò che il bel paese è diventato.

Nel frattempo crescono generazioni sempre più distanti da questo mondo politico marcio, cresce un presente sempre più buio, matura un futuro ancor più marcio. E i politici? Beh, loro si fanno i selfie. Ebbene sì, questa è la moda della politica contemporanea in Italia. C’è da far ripartire una nazione, c’è da ricostruire una nazione, c’è da spingere i nostri giovani a rimaner qui a investire e a migliorarsi, ci sono da educare migliaia di giovani, ci sono mamme da tutelare, ci sono interessi bilaterali da consolidare, c’è un amore da coltivare verso il senso di appartenenza, c’è da tornar a far politica per il popolo e non per se stessi, c’è tanto da fare, c’è una politica da rifondare dalle basi.☺

 

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