Com’è successo? Ci credevamo imbattibili, indivisibili, eterni in quel rapporto che era difficile eppure cosi stretto. Idealizzato, lo sentivamo così nostro, io e te indivisibili, per sempre. I problemi, le liti sì ci pesavano, ma pensavamo che non avrebbero corroso, slegato la nostra unione, quella pensavamo fosse per sempre. Ma non era una roccia e poi anche le rocce vengono corrose dal tempo, le intemperie, l’uomo. Si staccano dal suolo, precipitano, si rompono, si frantumano. Io e te sempre positivi su noi, quel noi inscindibile, naturale, come se ci fosse stato sempre e se fosse stato per sempre. Eppure le liti, gli scontri, l’incomprensione, ci spaventavano come se li sentissimo lì, dietro la porta, pronti a saltarci addosso, a dividere quell’unione così amata, voluta, cercata, indiscutibile. Però la discutevamo. Per rabbia teorizzavamo su una possibile se pur remota separazione, ne parlavamo, continuando dentro di noi a rifiutarci di dare ascolto alle nostre paure, di considerarle. La stanchezza ci ha sopraffatti. Gli altri, abbiamo smesso di credere. È la fede che ci è mancata, la fede in noi. Senza fede manca tutto. Come può una cosa esistere, continuare se non ci si crede più? Forse il coraggio ci è mancato, di continuare, accettare, lottare per quel noi, lottare fra di noi, accettare anche questo? Questo no però. Questo in quel noi non lo volevamo, eppure era parte di noi. Somma di tutto il resto, le cose belle, le cose brutte.
* * *
Nel bene e nel male. Ci abbiamo mai pensato a queste parole, quando abbiamo deciso di dividerci o meglio quando le circostanze, la stanchezza, ci hanno divisi? Ci pensiamo mai oggi? Meno in momenti così quando ci permettiamo di pensare a noi, al noi passato, ormai non più. Quando ci lasciamo andare o quando il nostro noi ancora ci chiama da lontano, ancora vicino da sentirne l’eco. Il tempo passerà e forse smetteremo del tutto di sentirne il richiamo. Il tempo appiana tutto, come il mare sulla sabbia, quando l’alta marea si ritira. Tutto piatto. Il tempo è soporifero. I ricordi si addormentano, i sensi si calmano, si dissolvono o meglio vengono diluiti dai giorni, dai mesi, dagli anni che ci separano, che ci separeranno. Noi verrà diluito da quello che non è più noi e noi continueremo a sopprimere, soffocare i ricordi quando affioreranno dalla marea del tempo, come una barca che mostra la prua un’ultima volta, prima di scomparire per sempre, avvolta dalle onde. Le onde del tempo, del desiderio di oblio, del dolore.
Francesca Benedetti
Com’è successo? Ci credevamo imbattibili, indivisibili, eterni in quel rapporto che era difficile eppure cosi stretto. Idealizzato, lo sentivamo così nostro, io e te indivisibili, per sempre. I problemi, le liti sì ci pesavano, ma pensavamo che non avrebbero corroso, slegato la nostra unione, quella pensavamo fosse per sempre. Ma non era una roccia e poi anche le rocce vengono corrose dal tempo, le intemperie, l’uomo. Si staccano dal suolo, precipitano, si rompono, si frantumano. Io e te sempre positivi su noi, quel noi inscindibile, naturale, come se ci fosse stato sempre e se fosse stato per sempre. Eppure le liti, gli scontri, l’incomprensione, ci spaventavano come se li sentissimo lì, dietro la porta, pronti a saltarci addosso, a dividere quell’unione così amata, voluta, cercata, indiscutibile. Però la discutevamo. Per rabbia teorizzavamo su una possibile se pur remota separazione, ne parlavamo, continuando dentro di noi a rifiutarci di dare ascolto alle nostre paure, di considerarle. La stanchezza ci ha sopraffatti. Gli altri, abbiamo smesso di credere. È la fede che ci è mancata, la fede in noi. Senza fede manca tutto. Come può una cosa esistere, continuare se non ci si crede più? Forse il coraggio ci è mancato, di continuare, accettare, lottare per quel noi, lottare fra di noi, accettare anche questo? Questo no però. Questo in quel noi non lo volevamo, eppure era parte di noi. Somma di tutto il resto, le cose belle, le cose brutte.
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Nel bene e nel male. Ci abbiamo mai pensato a queste parole, quando abbiamo deciso di dividerci o meglio quando le circostanze, la stanchezza, ci hanno divisi? Ci pensiamo mai oggi? Meno in momenti così quando ci permettiamo di pensare a noi, al noi passato, ormai non più. Quando ci lasciamo andare o quando il nostro noi ancora ci chiama da lontano, ancora vicino da sentirne l’eco. Il tempo passerà e forse smetteremo del tutto di sentirne il richiamo. Il tempo appiana tutto, come il mare sulla sabbia, quando l’alta marea si ritira. Tutto piatto. Il tempo è soporifero. I ricordi si addormentano, i sensi si calmano, si dissolvono o meglio vengono diluiti dai giorni, dai mesi, dagli anni che ci separano, che ci separeranno. Noi verrà diluito da quello che non è più noi e noi continueremo a sopprimere, soffocare i ricordi quando affioreranno dalla marea del tempo, come una barca che mostra la prua un’ultima volta, prima di scomparire per sempre, avvolta dalle onde. Le onde del tempo, del desiderio di oblio, del dolore.
Com'è successo? Ci credevamo imbattibili, indivisibili, eterni in quel rapporto che era difficile eppure cosi stretto.
Com’è successo? Ci credevamo imbattibili, indivisibili, eterni in quel rapporto che era difficile eppure cosi stretto. Idealizzato, lo sentivamo così nostro, io e te indivisibili, per sempre. I problemi, le liti sì ci pesavano, ma pensavamo che non avrebbero corroso, slegato la nostra unione, quella pensavamo fosse per sempre. Ma non era una roccia e poi anche le rocce vengono corrose dal tempo, le intemperie, l’uomo. Si staccano dal suolo, precipitano, si rompono, si frantumano. Io e te sempre positivi su noi, quel noi inscindibile, naturale, come se ci fosse stato sempre e se fosse stato per sempre. Eppure le liti, gli scontri, l’incomprensione, ci spaventavano come se li sentissimo lì, dietro la porta, pronti a saltarci addosso, a dividere quell’unione così amata, voluta, cercata, indiscutibile. Però la discutevamo. Per rabbia teorizzavamo su una possibile se pur remota separazione, ne parlavamo, continuando dentro di noi a rifiutarci di dare ascolto alle nostre paure, di considerarle. La stanchezza ci ha sopraffatti. Gli altri, abbiamo smesso di credere. È la fede che ci è mancata, la fede in noi. Senza fede manca tutto. Come può una cosa esistere, continuare se non ci si crede più? Forse il coraggio ci è mancato, di continuare, accettare, lottare per quel noi, lottare fra di noi, accettare anche questo? Questo no però. Questo in quel noi non lo volevamo, eppure era parte di noi. Somma di tutto il resto, le cose belle, le cose brutte.
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Nel bene e nel male. Ci abbiamo mai pensato a queste parole, quando abbiamo deciso di dividerci o meglio quando le circostanze, la stanchezza, ci hanno divisi? Ci pensiamo mai oggi? Meno in momenti così quando ci permettiamo di pensare a noi, al noi passato, ormai non più. Quando ci lasciamo andare o quando il nostro noi ancora ci chiama da lontano, ancora vicino da sentirne l’eco. Il tempo passerà e forse smetteremo del tutto di sentirne il richiamo. Il tempo appiana tutto, come il mare sulla sabbia, quando l’alta marea si ritira. Tutto piatto. Il tempo è soporifero. I ricordi si addormentano, i sensi si calmano, si dissolvono o meglio vengono diluiti dai giorni, dai mesi, dagli anni che ci separano, che ci separeranno. Noi verrà diluito da quello che non è più noi e noi continueremo a sopprimere, soffocare i ricordi quando affioreranno dalla marea del tempo, come una barca che mostra la prua un’ultima volta, prima di scomparire per sempre, avvolta dalle onde. Le onde del tempo, del desiderio di oblio, del dolore.
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