la sovversiva di nazaret di Carolina Mastrangelo | La Fonte TV
In una casa della piccola città di Giuda, io, ragazza madre, un giorno intonai un vibrante inno di riscossa; non portavo cartelli appesi al collo, non alzavo minacciosi pugni al cielo, né ero portabandiera di ideologie sovvertitrici, ma le strofe che sgorgarono dal mio cuore cantavano liberazioni profonde e annunciavano che i potenti sarebbero stati rovesciati dai troni e sarebbero stati innalzati gli umili, mentre i ricchi sarebbero stati privati dei loro beni.
Il figlio che mi nacque si rivelò del mio stesso stampo; rivoluzionario senza armi, conquistò il mondo; a lui si accodò gente della peggiore risma: gabellieri, prostitute, lebbrosi, indemoniati, risuscitati…
Gli fui sempre accanto, anche quando venne condannato quale bestemmiatore e destabilizzatore dell’ordine costituito. Inchiodato in croce come un malfattore, quando tutti si diedero alla fuga, seppure il cuore mi scorreva in mille rivoli, stetti in piedi sotto il patibolo, impavida e resistente a fissare il dolore senza distoglierne lo sguardo …
Fra poco è Natale e ancora una volta l’immaginario collettivo, ricollocandomi in una Betlemme di cartone, farà di me una mammina dolce e bionda, vestita di rosa e di azzurro, con il capo reclinato in posizione di sudditanza, mentre io, Maria, ero la donna forte, una donna non neutrale ma di parte, come il Dio biblico; schierata senza ambiguità dalla parte dei senza diritti e dei senza voce, di tutti coloro, insomma, che non contano niente agli occhi della storia, contro chi mantiene situazioni di ingiustizia, di sfruttamento e di profitto perpetuando indigenza, discriminazione ed esclusione…
Sono passati duemila anni e più da quella mia salmodia di fuoco ma io aspetto ancora che la profezia diventi realtà: che gli oppressi siano liberati, che nuove siano le sorti dei poveri e che mai alcuno confidi più nei potenti. ☺
Carolina Mastrangelo
carolinamastrangelo51@gmail.com
In una casa della piccola città di Giuda, io, ragazza madre, un giorno intonai un vibrante inno di riscossa; non portavo cartelli appesi al collo, non alzavo minacciosi pugni al cielo, né ero portabandiera di ideologie sovvertitrici, ma le strofe che sgorgarono dal mio cuore cantavano liberazioni profonde e annunciavano che i potenti sarebbero stati rovesciati dai troni e sarebbero stati innalzati gli umili, mentre i ricchi sarebbero stati privati dei loro beni.
Il figlio che mi nacque si rivelò del mio stesso stampo; rivoluzionario senza armi, conquistò il mondo; a lui si accodò gente della peggiore risma: gabellieri, prostitute, lebbrosi, indemoniati, risuscitati…
Gli fui sempre accanto, anche quando venne condannato quale bestemmiatore e destabilizzatore dell’ordine costituito. Inchiodato in croce come un malfattore, quando tutti si diedero alla fuga, seppure il cuore mi scorreva in mille rivoli, stetti in piedi sotto il patibolo, impavida e resistente a fissare il dolore senza distoglierne lo sguardo …
Fra poco è Natale e ancora una volta l’immaginario collettivo, ricollocandomi in una Betlemme di cartone, farà di me una mammina dolce e bionda, vestita di rosa e di azzurro, con il capo reclinato in posizione di sudditanza, mentre io, Maria, ero la donna forte, una donna non neutrale ma di parte, come il Dio biblico; schierata senza ambiguità dalla parte dei senza diritti e dei senza voce, di tutti coloro, insomma, che non contano niente agli occhi della storia, contro chi mantiene situazioni di ingiustizia, di sfruttamento e di profitto perpetuando indigenza, discriminazione ed esclusione…
Sono passati duemila anni e più da quella mia salmodia di fuoco ma io aspetto ancora che la profezia diventi realtà: che gli oppressi siano liberati, che nuove siano le sorti dei poveri e che mai alcuno confidi più nei potenti. ☺
Carolina Mastrangelo
carolinamastrangelo51@gmail.com
In una casa della piccola città di Giuda, io, ragazza madre, un giorno intonai un vibrante inno di riscossa; non portavo cartelli appesi al collo, non alzavo minacciosi pugni al cielo, né ero portabandiera di ideologie sovvertitrici, ma le strofe che sgorgarono dal mio cuore cantavano liberazioni profonde e annunciavano che i potenti sarebbero stati rovesciati dai troni e sarebbero stati innalzati gli umili, mentre i ricchi sarebbero stati privati dei loro beni.
Il figlio che mi nacque si rivelò del mio stesso stampo; rivoluzionario senza armi, conquistò il mondo; a lui si accodò gente della peggiore risma: gabellieri, prostitute, lebbrosi, indemoniati, risuscitati…
Gli fui sempre accanto, anche quando venne condannato quale bestemmiatore e destabilizzatore dell’ordine costituito. Inchiodato in croce come un malfattore, quando tutti si diedero alla fuga, seppure il cuore mi scorreva in mille rivoli, stetti in piedi sotto il patibolo, impavida e resistente a fissare il dolore senza distoglierne lo sguardo …
Fra poco è Natale e ancora una volta l’immaginario collettivo, ricollocandomi in una Betlemme di cartone, farà di me una mammina dolce e bionda, vestita di rosa e di azzurro, con il capo reclinato in posizione di sudditanza, mentre io, Maria, ero la donna forte, una donna non neutrale ma di parte, come il Dio biblico; schierata senza ambiguità dalla parte dei senza diritti e dei senza voce, di tutti coloro, insomma, che non contano niente agli occhi della storia, contro chi mantiene situazioni di ingiustizia, di sfruttamento e di profitto perpetuando indigenza, discriminazione ed esclusione…
Sono passati duemila anni e più da quella mia salmodia di fuoco ma io aspetto ancora che la profezia diventi realtà: che gli oppressi siano liberati, che nuove siano le sorti dei poveri e che mai alcuno confidi più nei potenti. ☺
Carolina Mastrangelo
carolinamastrangelo51@gmail.com
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