le beffe del post-sisma    di Franco Novelli
8 Marzo 2013 Share

le beffe del post-sisma di Franco Novelli

 

“Sai che la speranza a volte sta solo in una domanda senza risposta?”

Clarice Lispector, La mela nel buio

Vorremmo tornare sul tema della “corruzione”, collegandola alla condizione socio-economica del dopo-terremoto, e partire  da uno scrittore oggi ai margini del canone della storia sociale e letteraria del nostro paese, Ignazio Silone, autore di un’opera del 1965, intitolata Uscita di sicurezza.

L’Abruzzo ha conosciuto molti nefasti terremoti: 1703 – 1750 – 1762 – 1809 – 1874 – 1915 -. In particolare, il sisma  del 1915, ondulatorio e sussultorio al contempo, ha ucciso 30 mila persone. In un attimo la scossa tellurica ha lasciato sotto le macerie affetti, case, sogni, speranze (come a San Giuliano di Puglia e a L’Aquila…). Proprio da questa sofferenza Silone trae la lucidità analitica e la cruda asciuttezza descrittiva delle situazioni post-terremoto che in genere determinano perdite, sofferenze atroci ma anche imbrogli, disonestà, illegalità e dissipazione colpevole di danaro. Il non abbiente è quello che paga il prezzo più alto a causa dei raggiri e delle truffe che lo Stato – rappresentato dai corrotti – “trama” a suo danno: “Nel 1915 un violento terremoto ha distrutto buona parte del nostro circondario e in trenta secondi ucciso circa 30 mila persone (…) Non è dunque da stupire se quello che avvenne dopo il terremoto, e cioè la ricostruzione edilizia ad opera dello stato, a causa del modo come fu effettuata, dei numerosi brogli frodi furti camorre truffe malversazioni d’ogni genere cui diede luogo, apparve alla povera gente una calamità assai più penosa del cataclisma naturale. A quel tempo risale l’origine della convinzione popolare che se una buona volta l’umanità dovrà rimetterci la pelle, non sarà in un terremoto o in una guerra, ma in un dopo-terremoto e in un dopo-guerra” (Sabrina Pisu – Alessandro Zardetto, L’Aquila 2010, Il miracolo che non c’è, Edizioni Castelvecchi Tazebao, Roma 2010).

Ecco, dunque, espressa la ragione per cui Libera Molise e La Fonte il 16 febbraio scorso presso la sede dell’Università del Tempo Libero a Campobasso hanno organizzato l’incontro-dibattito sulla gestione del post-terremoto in Molise – 31 ottobre 2002 – e in Abruzzo – 6 aprile 2009 – con la partecipazione di Domenico D’Adamo – della redazione de La Fonte –  e di Angelo Venti – direttore di Site.it, giornale online d’inchiesta. La conduzione gestionale delle fasi successive al sisma e della ricostruzione fa toccare con mano la fastidiosa e asfissiante presenza della corruzione a tutti i livelli. In Abruzzo – aprile 2009 – dalle intercettazioni telefoniche scopriamo che imprenditori senza scrupoli, irridendo alla sofferenza di centinaia di migliaia di persone e alla morte di diverse centinaia di individui – tra cui 55 giovani studenti -, pensano di fare affari d’oro, sostenuti da amministratori collusi con il malaffare. In effetti, il governo Berlusconi ha dato una mano all’amplificazione di quell’humus della corruzione e della illegalità, imponendo norme emergenziali, commissariando in sostanza l’intera regione abruzzese e sottoponendo le varie amministrazioni locali al potere indiscusso del commissario governativo, Guido Bertolaso. La sofferenza, il dolore, l’estrema precarietà di vita delle popolazioni colpite dal sisma hanno contribuito a creare una prima lunga fase nella quale la popolazione ha accettato le leggi emergenziali, non facendo caso sia allo scempio del paesaggio/territorio (dileggiato dalla costruzione di nuove assurde abitazioni, le cosiddette C.A.S.E.)  sia alla messa in mora  delle leggi vigenti. Di qui, l’affermazione di una concezione della ricostruzione che ha concretamente svuotato i centri storici, ha creato illeciti ed abnormi insediamenti abitativi, vere e proprie prigioni sociali, nelle quali la solitudine e il patimento sono cresciuti a dismisura e con questi anche i livelli della corruzione.

Facciamo un esempio. Dopo neanche un mese il piano straordinario per l’edilizia, che prevedeva l’abbattimento, la costruzione e l’ampliamento delle abitazioni, era già sul tavolo berlusconiano a Palazzo Chigi. Il costo delle C.A.S.E. è risultato 3 volte superiore a quello del mercato; le costruzioni nei nuovi insediamenti di Bazzano, Paganica, Camarda e altri centri vengono realizzate senza depurazione delle acque reflue, scaricate così direttamente nel fiume Aterno. Questa denuncia e quella (tra le altre) dei “cessi”, posizionati a L’Aquila già all’indomani del terremoto senza una regolare, anche se veloce, gara d’appalto e con la supposta presenza di imprenditori collegati alle cosche malavitose campane, cominciano a ridestare la lucidità analitica e di lettura del reale di molti  cittadini fino alla contestazione  – più volte praticata, come ad esempio quella delle “carriole” – della filosofia dell’emergenza e della sospensione di ogni regola democratica relativa alla quotidianità e alla necessità di controlli sull’operato degli amministratori dell’emergenza. Quale la conclusione?  La magistratura finalmente accoglie le denunce dei cittadini e delle associazioni di volontariato e comincia a perseguire i soggetti che hanno favorito il diffondersi della corruzione e della sua cultura.

Una situazione pressoché analoga e contigua a quella abruzzese è il sisma del Molise del 2002, il cui esito più nefasto si è verificato con il crollo della scuola elementare a S. Giuliano di Puglia dove sono morti, seppelliti sotto le macerie, 27 bambini e la loro maestra. I milioni di euro spesi per S. Giuliano, soprattutto per la sua scuola elementare, oggi cattedrale, ingiustificata, nel deserto; l’ampliamento del “cratere” da 14 paesi, effettivamente terremotati, a più di ottanta; l’articolo 15, che estende i finanziamenti previsti per i paesi terremotati a molti altri per progetti economico-imprenditoriali (finanziamenti per tartufi, per il concorso di miss Italia, per la costruzione di un catamarano fermo nel porto di Termoli, che dovrebbe essere utilizzato per i collegamenti turistici e commerciali tra la Croazia e il Molise, etc.) sono la prova di una distorta visione della rinascita economica della regione Molise dopo il terremoto del 2002.

Periodici come La Fonte hanno fatto conoscere il malaffare del post-terremoto molisano, così come le denunce di Angelo Venti, giornalista abruzzese di Libera, hanno fatto per la regione Abruzzo. La considerazione amara che è emersa  un  po’ da tutti gli interventi di quanti erano presenti al dibattito è come si possa porre fine al processo di corruzione che appare irreversibile, come si possa restituire ai cittadini un minimo di fiducia nei confronti della macchina statale e della pubblica amministrazione. Le critiche più pervicaci sono state rivolte a quella che è definita la “massa grigia”, ossia a quella fetta enorme di società civile che finge di non vedere e di non sentire il puzzo maleodorante e vomitevole della corruzione. Ma a questo punto si apre un altro e più ampio scenario che va descritto e studiato, perché è osservando le ferite  e curandole che si può supporre la guarigione dal morbo che avvizzisce il corpo, cioè la società civile. Ma questa società, poi, è effettivamente una società civilmente responsabile e eticamente predisposta alla cura e alla guarigione da questo cancro? ☺

bar.novelli@micso.net

 

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