Le cose e gli animali
6 Aprile 2024
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Le cose e gli animali

Accanto alle due nella madrelingua tedesca, Eva Taylor giunge alla quarta raccolta in italiano, La volpe dentro (prefazione di Marco Molinari, Milano, Medusa MC Edizioni2023, euro 14). Una prima sezione, Benvenuta nel Bel Paese, rievoca iniziali esperienze (soprattutto linguistiche) della straniera venuta a vivere e poi lavorare qui: «sono diventata ragazzina/ in parole italiane». Nella seconda parte, Cartoline illustrate, campeggiano luoghi (Firenze, Venezia, la Pianura Padana, Crevalcuore e altri ‘paesi minori’), ma anche brevi ritratti delle persone che hanno – lì o altrove – condiviso con l’autrice frammenti di percorso: da due ciclisti occasionali, al nonno, alle generazioni di donne (prima di Eva, sua madre e sua nonna) che hanno vestito il «grembiule di casa»: «quel grembiule è una pelle/ chi lo indossa porta la mia storia». La terza e più cospicua partizione, Animaliconla (ovvero «con la…»), presenta un «bestiario» (per esprimersi con il titolo della prefazione di Marco Molinari) articolato alfabeticamente. Tutte le lettere sono rappresentate, dalla A di Animali vaganti, Anser Anser (l’oca selvatica) e Asinella a Natale alla Z di Zanzara: sfilano tre poesie, oltre che per la A, per la F, la P, la S e la V; due per B, C e L; e una per ciascuna delle altre (comprese K, X e Y). Gli animali sono però interpretati con libertà, a volte facendo riferimento a persone incontrate dall’autrice (come, sotto la H, la Mother Hedgehog, una madre-riccio che difende il figlio dalle tentazioni di Eva), o a sue personali esperienze («Thunfisch allora mi chiamavano/ e non ne ero felice ma ho accettato il nome/ come una maschera che mi si porgeva»). È sotto la V che compare la poesia eponima della silloge, La volpe dentro, relativa a un «tu, diverso, stordito». Ma, nel testo ‘a fronte’, campeggia – unico animale ‘doppio’ della silloge -, una Volpe come autoritratto: «Lo so che sono stata una volpe/ al bordo del bosco. […]/ L’ho capito tramite la musica/ di Janáček e come mi risuonava dentro» – con riferimento all’opera del compositore ceco nota da noi col titolo La piccola volte astuta. Parole, cose, panorami, persone, situazioni (lockdown incluso) e animali delicatamente affiorano, ci parlano, dileguano: come quella «vita quotidiana da sempre» colta con fotografico sguardo verso Mantova (p. 38), «in un paesaggio incandescente/ senza chiari confini come molte cose/ che vogliono essere belle».

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