l’erba della memoria
25 Febbraio 2010 Share

l’erba della memoria

Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è una pianta che fin dall’antichità ha ispirato leggende e tradizioni. Era simbolo di immortalità per gli Egizi, i quali usavano metterne una manciata in mano al defunto per facilitarne il viaggio nell’oltre- tomba. L’uso funerario dell’erba si diffuse in gran parte del mondo mediterraneo ma anche nel Nord, tant’è vero che, una volta, nell’Europa settentrionale si accompagnavano i morti al cimitero con un suo rametto in mano. Da noi invece si componevano corone funerarie con alloro, mirto e rosmarino. Questa consuetudine è probabilmente derivata dai Greci e dai Romani, che consideravano la pianta gradita agli dei e vi intrecciavano serti e ghirlande per bruciarla, insieme all’incenso, sulle are. Un’analoga tradizione è testimoniata anche da un proverbio siciliano: Cc’è tant’ervi all’orti e cc’è la rosmarina pi li morti!

Per il suo profumo e per il suo carattere sempreverde fu simbolo medievale dell’amore eterno e le fanciulle andavano spose recandone in mano un ramo odoroso. Nel linguaggio amoroso dei fiori evoca ancora oggi un cuore felice e, se lo si regala, trasmette il messaggio: “Sono felice quando ti vedo”.

Il suo nome latino, rosmarinus, lo apparenta strettamente al mare: secondo alcuni deriverebbe da ros, “rugiada”, e maris, “del mare”; secondo altri da rosa e maris, e significherebbe “rosa del mare”. In ogni caso il fiore azzurro del rosmarino rammenta proprio il colore dell’acqua marina.

            Il rosmarino è un arbusto tipico della macchia mediterranea. Sulle coste del nostro paese, ad eccezione di quelle settentrionali del mare Adriatico, si presenta anche allo stato spontaneo. Il rosmarino predilige i terreni calcarei ma si adatta anche ad altri tipi di terreno. Teme il freddo intenso e prolungato, sebbene possa resistere a temperature fino ad 8 gradi sotto zero.

Per propagare il rosmarino il sistema migliore è quello per talea. Il periodo più adatto per questa operazione è l’inizio della primavera, nelle regioni del centro-nord, e l’autunno al sud. Si prelevano dei rami giovani di circa 15 centimetri di lunghezza e si mettono a radicare in vasetti con del terriccio che va mantenuto costantemente umido. L’emissione delle radici avviene in tre o quattro settimane. Le piante così radicate vengono messe a dimora l’anno successivo. La raccolta si può effettuare in tutti i periodi dell’anno; dato che fiorisce a più riprese, sono possibili anzi varie raccolte di cimette fiorite. Per la conservazione, i rametti, essiccati all’ombra, vanno sistemati in contenitori di vetro chiusi ermeticamente e posti al riparo della luce.

            Da sempre conosciuto per la capacità di donare fragranza ed un gradevole aroma alle carni – tanto che Carlo Magno obbligava i contadini a coltivarlo negli orti, poiché amava le carni allo spiedo profumate -, il rosmarino mantiene intatto il suo uso come aromatizzante soprattutto per i secondi piatti. Ma le proprietà conservanti di questa pianta sono alla base anche dei suoi impieghi in erboristeria. Dal rosmarino si ottengono infatti un olio essenziale ed alcuni estratti utilissimi nella creazione dei profumi e dei cosmetici, nella produzione di liquori e nell’industria farmaceutica.

            Per uso interno gli si riconoscono proprietà digestive ed antispasmodiche; esso stimola la diuresi e la sudorazione, fluidifica la secrezione bronchiale, calma la tosse convulsiva. L’olio essenziale è utile per il trattamento di contusioni, dolori articolari e muscolari, reumatismi e torcicollo. In cosmesi le lozioni e i bagni deodorano e purificano la pelle. Seguendo l’esempio della regina d’Ungheria, ringiovanita con l’acqua al rosmarino, potremmo preparare anche noi ottimi cosmetici con questa preziosa pianta, facendo bollire l’acqua in un recipiente con un cucchiaio di foglie di rosmarino e un cucchiaio di foglie di menta tritati. Esponendo il viso al vapore e coprendoci con un telo effettueremo una pulizia per il viso. L’infuso è indicato infine a chi deve studiare o impegnarsi in un lavoro intellettuale, perché stimola ed esalta la memoria, dote ben nota in tempi antichi, per cui la pianta era chiamata dal popolo “l’erba della memoria”. Nel quarto atto dell’Amleto Shakespeare fa dire a Ofelia: “C’è il rosmarino, questo è per la memoria”.

Pur non credendo troppo ai miracoli, amiamo il rosmarino per il suo inconfondibile aroma, che nelle calde giornate estive si espande profumando l’aria in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Basterebbe questa sua dote a indurci a coltivarlo anche in vaso su balconi e finestre. E sia dunque il benvenuto in cucina: con l’olio di rosmarino si possono aromatizzare arrosti, carni allo spiedo e al forno, grigliate di pesce, di maiale, di agnello e di capretto, e con il liquore al rosmarino se ne può facilitare la digestione!

Olio di rosmarino

            In un vaso di vetro mettere a macerare due pugni di foglie di rosmarino in un litro di olio di oliva. Ogni giorno scuotere il vaso e dopo una settimana colare e conservare in bottiglia. È ottimo per aromatizzare i cibi e condire l’insalata.

Liquore al rosmarino

            Fare macerare in un vaso 20 grammi di foglie di rosmarino e 10 grammi di scorza di limone (solo la parte gialla) in 7 decilitri di alcol a 95° per sei giorni, agitando una volta al giorno. Quindi filtrare, aggiungere un litro di vino bianco e lasciare riposare altri due giorni. Questo liquore va gustato fresco, alla dose di mezzo bicchierino dopo i pasti. Per una cura disintossicante se ne suggerisce l’assunzione per sette giorni due volte all’anno, in primavera ed in autunno. ☺

giannotti.gildo@gmail.com

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