Libri: “CONTRO ANTIGONE o dell’egoismo sociale” di Eva Cantarella
15 Aprile 2024
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Libri: “CONTRO ANTIGONE o dell’egoismo sociale” di Eva Cantarella

Antigone, mito o personaggio? È questa la domanda che si pone l’ultimo saggio di Eva Cantarella, Contro Antigone o dell’egoismo sociale, ed. Einaudi. “Ogni discorso su Antigone, sul suo carattere, sul suo comportamento e i suoi valori è destinato a essere inadeguato alla complessità del personaggio di fronte al quale Sofocle ci pone. E oggi, come 2500 anni or sono, è destinato ad essere divisivo”.
Antigone – com’è noto – è uno dei personaggi della tragedia omonima, rappresentata per la prima volta nel 442 a. C. e il cui autore è stato il famoso tragediografo Sofocle. In questo saggio Eva Cantarella esamina la figura della protagonista sotto due diversi aspetti: il personaggio del dramma di Sofocle e il mito, coevo e successivo, che – come sostiene George Steiner – affascina proponendo “storie che continuano ad avere senso, nel tempo e nello spazio, al di là del momento e del luogo nel quale sono state concepite”.
Per tutti Antigone incarna il mito della ribelle, di colei che non si lascia intimidire dai divieti e che, mossa esclusivamente dai propri convincimenti, obbedisce a quelle che lei stessa chiama le ‘leggi non scritte’: trasgredendo gli ordini del sovrano Creonte, seppellisce il cadavere del fratello Polinice il quale stava combattendo contro la città di Tebe, una volta sua patria, che egli ha tradito. La giovane, intransigente ed altera, persegue nel suo scopo ed affronta, noncurante, anche la pena di morte.
Se, ovviamente, nel corso dei secoli la figura di questa giovane donna è stata identificata con la forza dell’individuo che non recede dai propri ideali – e nel saggio vengono menzionati esempi di ‘Antigoni’ moderne – la professoressa Cantarella analizza Antigone quale personaggio del dramma di Sofocle e lo confronta con gli altri: la sorella Ismene, il fidanzato Emone ma soprattutto Creonte, il re di Tebe e principale antagonista.
Il mito, nella sua percezione individualista e forse sentimentale, fa di Creonte l’irremovibile tiranno che non prova pietà per un cadavere privo di sepoltura. A ben vedere, nel periodo storico di riferimento, “la prassi era quella di seppellire i membri della comunità, abbandonando i cadaveri dei nemici alla loro sorte, o non di rado straziandone il cadavere. Il bando con il quale Creonte aveva vietato di dare sepoltura a Polinice altro non era, dunque, che la riconferma di una regola non scritta, da sempre esistente e da sempre rispettata”.
Creonte ed Antigone, personaggi, sono in opposizione ma mentre il primo si adopera per perseguire il ‘bene’ della polis da lui retta, restando fermo nell’osservanza sia delle leggi che delle consuetudini della collettività, l’atteggiamento di Antigone è “di disprezzo e di ironia verso chi la contraddice, e per finire una totale mancanza di pietà nei confronti di chi la pensa in modo diverso dal suo. Vittima com’è di una disperata follia di annientamento e di distruzione, Antigone non ama nessuno, così come non ama sé stessa: il suo solo vero amore è la morte”. (D.C.)

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