Non c’è futuro senza immigrati. È quanto afferma il Dossier Statistico 2008 (il diciottesimo della serie) sullo stato dell’immigrazione in Italia, redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes. Ribadisce ancora una volta il contributo positivo, sotto ogni punto di vista, delle popolazioni straniere nel nostro Paese. Parallelamente rileva, però, che il timore degli italiani nei confronti dei fenomeni – anche cavalcato da alcuni partiti della maggioranza e da certi media – continua ad aumentare. Una paura assolutamente “ingiustificata”, legata a stereotipi e pregiudizi che la Caritas smonta pezzo per pezzo con la forza delle statistiche.
A “dare i numeri” del fenomeno, gli immigrati rappresentano una forza dinamica e produttiva, a volte più degli stessi italiani. Il loro contributo alla ricchezza nazionale è in costante aumento: 6,1% del Pil nel 2004, 8,8% nel 2005, 9,2% nel 2006. E questo dato acquista vigore se rapportato alla loro incidenza sulla popolazione: 6,7%, con 4 milioni di presenze circa. I cittadini stranieri contribuiscono, ad esempio, a ‘ringiovanire’ l’Italia: l’80% di loro, infatti, non supera i 45 anni. Il tasso di fertilità delle donne straniere (con 2,51 figli ciascuna in media) è di molto superiore a quello delle italiane (1,26). La presenza di molti giovani lavoratori stranieri contribuisce poi a rimpolpare il gettito contributivo, salvando così il Paese dallo spettro di una crisi del sistema previdenziale. Inoltre, lavorano di più e producono di più: il tasso di occupazione degli immigrati è del 73%, contro il 58,1% degli italiani. I lavoratori immigrati sono diventati indispensabili in alcuni settori agricoli, come la raccolta delle fragole nel veronese, delle mele in Trentino, del tabacco in Umbria e Toscana e del pomodoro in Puglia. E a chi contesta l’usurpazione dei posti di lavoro da parte degli immigrati, il Dossier ricorda che a “chiamarli” siamo stati proprio noi, con circa un milione e mezzo di domande d’assunzione tra il 2005 e il 2007. Infine, gli immigrati versano 3,7 miliardi di euro in tasse. Molto più di quanto costano al Paese in termini di servizi sociali erogati.
Non c’è futuro senza immigrati. È quanto afferma il Dossier Statistico 2008 (il diciottesimo della serie) sullo stato dell’immigrazione in Italia, redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes. Ribadisce ancora una volta il contributo positivo, sotto ogni punto di vista, delle popolazioni straniere nel nostro Paese. Parallelamente rileva, però, che il timore degli italiani nei confronti dei fenomeni – anche cavalcato da alcuni partiti della maggioranza e da certi media – continua ad aumentare. Una paura assolutamente “ingiustificata”, legata a stereotipi e pregiudizi che la Caritas smonta pezzo per pezzo con la forza delle statistiche.
A “dare i numeri” del fenomeno, gli immigrati rappresentano una forza dinamica e produttiva, a volte più degli stessi italiani. Il loro contributo alla ricchezza nazionale è in costante aumento: 6,1% del Pil nel 2004, 8,8% nel 2005, 9,2% nel 2006. E questo dato acquista vigore se rapportato alla loro incidenza sulla popolazione: 6,7%, con 4 milioni di presenze circa. I cittadini stranieri contribuiscono, ad esempio, a ‘ringiovanire’ l’Italia: l’80% di loro, infatti, non supera i 45 anni. Il tasso di fertilità delle donne straniere (con 2,51 figli ciascuna in media) è di molto superiore a quello delle italiane (1,26). La presenza di molti giovani lavoratori stranieri contribuisce poi a rimpolpare il gettito contributivo, salvando così il Paese dallo spettro di una crisi del sistema previdenziale. Inoltre, lavorano di più e producono di più: il tasso di occupazione degli immigrati è del 73%, contro il 58,1% degli italiani. I lavoratori immigrati sono diventati indispensabili in alcuni settori agricoli, come la raccolta delle fragole nel veronese, delle mele in Trentino, del tabacco in Umbria e Toscana e del pomodoro in Puglia. E a chi contesta l’usurpazione dei posti di lavoro da parte degli immigrati, il Dossier ricorda che a “chiamarli” siamo stati proprio noi, con circa un milione e mezzo di domande d’assunzione tra il 2005 e il 2007. Infine, gli immigrati versano 3,7 miliardi di euro in tasse. Molto più di quanto costano al Paese in termini di servizi sociali erogati.
Non c’è futuro senza immigrati. È quanto afferma il Dossier Statistico 2008 (il diciottesimo della serie) sullo stato dell’immigrazione in Italia, redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes. Ribadisce ancora una volta il contributo positivo, sotto ogni punto di vista, delle popolazioni straniere nel nostro Paese. Parallelamente rileva, però, che il timore degli italiani nei confronti dei fenomeni – anche cavalcato da alcuni partiti della maggioranza e da certi media – continua ad aumentare. Una paura assolutamente “ingiustificata”, legata a stereotipi e pregiudizi che la Caritas smonta pezzo per pezzo con la forza delle statistiche.
A “dare i numeri” del fenomeno, gli immigrati rappresentano una forza dinamica e produttiva, a volte più degli stessi italiani. Il loro contributo alla ricchezza nazionale è in costante aumento: 6,1% del Pil nel 2004, 8,8% nel 2005, 9,2% nel 2006. E questo dato acquista vigore se rapportato alla loro incidenza sulla popolazione: 6,7%, con 4 milioni di presenze circa. I cittadini stranieri contribuiscono, ad esempio, a ‘ringiovanire’ l’Italia: l’80% di loro, infatti, non supera i 45 anni. Il tasso di fertilità delle donne straniere (con 2,51 figli ciascuna in media) è di molto superiore a quello delle italiane (1,26). La presenza di molti giovani lavoratori stranieri contribuisce poi a rimpolpare il gettito contributivo, salvando così il Paese dallo spettro di una crisi del sistema previdenziale. Inoltre, lavorano di più e producono di più: il tasso di occupazione degli immigrati è del 73%, contro il 58,1% degli italiani. I lavoratori immigrati sono diventati indispensabili in alcuni settori agricoli, come la raccolta delle fragole nel veronese, delle mele in Trentino, del tabacco in Umbria e Toscana e del pomodoro in Puglia. E a chi contesta l’usurpazione dei posti di lavoro da parte degli immigrati, il Dossier ricorda che a “chiamarli” siamo stati proprio noi, con circa un milione e mezzo di domande d’assunzione tra il 2005 e il 2007. Infine, gli immigrati versano 3,7 miliardi di euro in tasse. Molto più di quanto costano al Paese in termini di servizi sociali erogati.
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