L’ossessione americana
A ben guardare il panorama attuale socio/politico sia nazionale che internazionale c’è davvero da rimanere sconcertati, in quanto alle restrizioni legislative che stanno criminalizzando in Italia il dissenso, la libertà di opinione e le manifestazioni di piazza attraverso il decreto sicurezza, peraltro sottoscritto qualche settimana fa dal Presidente della Repubblica, si accompagnano, facendo da contraltare, le ossessioni – politiche e commerciali – nordamericane in relazione al dominio sul mondo intero. Questo è il tarlo che sta logorando e distruggendo la residua democrazia statunitense, consegnandola completamente ai grandi gruppi finanziari che controllano le nuove tecnologie e, di qui, le menti e i corpi delle società civili di gran parte del mondo. Un esempio, forse anche banale, sono l’uso abnorme che facciamo dei cellulari – poniamo soprattutto l’attenzione alle giovani generazioni e al loro comportamento solipsistico – ed il ricorso alle AI, che, queste ultime, per un verso tendono a ridurre lo spazio occupazionale e per un altro pongono un rilevante problema etico in relazione all’uso delle macchine tecnologiche.
Rivolgiamo l’ attenzione, per esempio, a tutte le guerre oggi presenti e all’uso massiccio delle tecnologie militari – i droni, peraltro, la fanno da padrone -, usate massicciamente anche alla luce delle stragi terribili – ed evitabili, se ci fosse il riconoscimento da parte di tutti gli Stati del mondo di quelle regole sovranazionali di contenimento e di rifiuto di ogni prevaricazione militare. Le disposizioni dell’ONU, concordate ed approvate da quasi la totalità degli Stati del mondo, attraverso innumerevoli risoluzioni, sono solo carta straccia: i conflitti armati oggi nel mondo, a partire dalla Palestina senza dimenticare molti Paesi africani – impoveriti dalle guerre!, ne sono l’esempio più doloroso e spietato insieme.
Fortunatamente, per capire anche meglio tali dinamiche di disarticolazione dolorosa e mortificante dei rapporti tra gli Stati nel mondo, ci vengono in aiuto la produzione storiografica e la narrazione letteraria, che ne costituiscono strumenti essenziali. In questa sede porremo la nostra attenzione a due scrittori – e alle idee che emergono in talune loro opere, che sono – e sono stati anche in tempi lontani da quest’oggi – al centro delle nostre riflessioni, storiche e letterarie insieme. Questi sono Jack London – giornalista e scrittore – noto per romanzi quali Il richiamo della foresta, Zanna bianca, Martin Eden, La peste scarlatta, Il tallone di ferro e il racconto fantapolitico Guerra alla Cina – L’inaudita invasione (1910). E, poi, lo scrittore israelo/palestinese, Walid Daqqa, originario di Baqa, distretto della città di Haifa, morto di tumore nel 2024 in un carcere israeliano, dopo 38 anni di reclusione, accusato ingiustamente di terrorismo, e autore, tra l’altro, del racconto per l’infanzia, La storia segreta dell’olio.
Nel librino Guerra alla Cina, L’ inaudita invasione appare nella sua massima estensione, fin dai primissimi decenni del Novecento, l’ossessione americana di voler dominare commercialmente e militarmente tutto il mondo. Scritto nel 1910, questo testo prefigura scenari apocalittici la cui conclusione immaginata da London sarà l’anno 1979, stagione nella quale, su spinta degli USA, tutto il mondo si arma contro la Cina, che sarà circondata per mare e terra. La Cina non si preoccupava nel vedersi circondata da forze militari infinitamente superiori a quelle di cui lei si era dotata nel tempo. In effetti, la Cina aveva curato soprattutto l’aspetto produttivo e commerciale e non quello militare, in quanto la scelta preminente delle classi sociali cinesi era quella dell’espansione pacifica dei suoi commerci nel mondo. Quale sarà allora lo strumento della sconfitta e della sparizione della Cina come potenza commerciale mondiale?
La Cina, scrive London, viene sconfitta e la sua popolazione soccombe completamente e si estingue, perché bombardata dal cielo con tubicini di vetro, che, infrangendosi per terra, sprigionano sostanze epidemiche di tutti i tipi (vaiolo, scarlattina, febbre gialla, colera, peste bubbonica) per le quali circa un miliardo di persone, nel giro di un solo anno, perisce senza scampo: “Centinaia di milioni di morti rimasero insepolti, i germi si moltiplicarono e, verso la fine, milioni di persone morirono ogni giorno di fame. In aggiunta, la fame indeboliva le vittime e distruggeva le loro difese naturali contro le epidemie. Cannibalismo, assassinio e follia stabilirono il loro regno. E così perì la Cina” (pag.51)
Il racconto – La storia del segreto dell’olio – scritto da Walid Daqqa per i ragazzi ha per protagonista Jud, un ragazzino di 12 anni, nato da una inseminazione artificiale e che vive nei territori occupati della Cisgiordania. Accanto a lui ci sono i suoi amici animali: il coniglio Sammur; l’uccello Abu Risha; il gatto Khanfur; il cane Abu Nab; l’asino Burat e l’albero di olivo Umm Rumi. Jud non ha mai conosciuto il padre Kamil, che da anni è rinchiuso nelle carceri israeliane accusato ingiustamente di terrorismo. Jud conoscerà il padre grazie alle virtù taumaturgiche dell’olio dell’ olivo: “Il segreto dell’olio consiste nel rendere invisibili uomini e cose. L’olio ha il potere di rendere invisibile (…) qualunque cosa su cui venga spalmato (…) La malattia spariva dal corpo del malato che veniva unto dall’olio, ma l’olio non guariva il male”. (pag.48)
Quando Jud, invisibile al padre, vede il padre rinchiuso in una cella, si sente dire da lui che il segreto dell’olio Jud lo deve utilizzare per i suoi giovani coetanei, e non per lui e i suoi amici rinchiusi nelle prigioni, allo scopo di far costatare cosa significhi veramente la “libertà” e non possederla affatto, come per il popolo palestinese. Alla fine del racconto Daqqa ci fa vedere una moltitudine di ragazzini, che, resi invisibili all’esercito israeliano, arriva fino al mare di Gaza, potendo solo così fare il bagno e assaporare, pur per poco tempo, cosa voglia significare godere della libertà di poterlo fare.
Due scrittori contrapposti: London declina la libertà per l’aristocrazia industriale e finanziaria americana; il secondo, l’israelo/palestinese Daqqa, disegna la libertà come conquista e come liberazione dei palestinesi dall’ingordigia prevaricatrice e razzista di un altro stato. ☺
