l’uomo al centro
1 Ottobre 2011 Share

l’uomo al centro

 

Nel corso del XXV Congresso Eucaristico Nazionale Papa Benedetto ha affermato che "la storia ci dimostra, drammaticamente, come l'obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane". Questa riflessione ci rimanda all’impegno che ogni paese avrebbe dovuto esprimere per affermare, e soprattutto difendere, la dignità dell’uomo anche nel lavoro, senza compromettere il valore che la persona racchiude in sé.

Questo impegno viene fortemente sollecitato dalla stessa Organizzazione Internazionale del Lavoro. Nella Dichiarazione sui Principi e i Diritti Fondamentali nel lavoro del 1998 viene sottolineato come  lo sviluppo economico è essenziale ma non sufficiente ad assicurare equità, progresso sociale e sradicamento della povertà, confermando la necessità, per l’ILO, di promuovere solide politiche sociali. Si impone inoltre, a fronte dei processi di globalizzazione, che la politiche economiche e sociali si rafforzino a vicenda al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile su vasta scala. Si dovrebbe, nel contempo, tenere in particolare considerazione i problemi dei disoccupati e dei lavoratori migranti, onde mobilitare e incoraggiare gli sforzi nazionali, regionali ed internazionali in un’ottica volta  a risolvere i loro problemi ed a promuovere politiche efficaci per la creazione di posti di lavoro.

Nell’intento di assicurare la connessione tra progresso sociale e crescita economica, la garanzia dei princìpi e dei diritti fondamentali nel lavoro riveste un’importan- za ed un significato particolari in quanto fornisce agli interessati la possibilità di rivendicare liberamente e con pari opportunità la loro giusta partecipazione alla ricchezza che essi stessi hanno contribuito a creare, nonché di realizzare pienamente il loro potenziale umano. A fronte di ciò tutti i Membri, anche qualora non abbiano ratificato le Convenzioni in questione, hanno un obbligo, dovuto proprio alla loro appartenenza all’Organizza- zione, di rispettare, promuovere e realizzare i principi riguardanti i diritti fondamentali che sono oggetto di tali Convenzioni: (a) libertà di associazione e riconoscimento effettivo del diritto di contrattazione collettiva; (b) eliminazione di ogni forma di lavoro forzato o obbligatorio; (c) abolizione effettiva del lavoro minorile; (d) eliminazione della discriminazione in materia di impiego e professione.

La Dichiarazione di Filadelfia del 1944 affermava che: (a) il lavoro non è una merce; (b) le libertà di espressione e di associazione sono condizioni essenziali del progresso sociale; (c) la povertà, ovunque esista, è pericolosa per la prosperità di tutti; (d) la lotta contro il bisogno deve essere continuata in ogni paese con instancabile vigore ed accompagnata da continui e concertati contatti internazionali nei quali i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, in condizioni di parità con i rappresentanti governativi, discutano liberamente e prendano decisioni di carattere democratico nell’intento di promuovere il bene comune. Più in generale si afferma che: (a) tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla razza, dalla religione e dal sesso a cui appartengono hanno il diritto di tendere al loro progresso materiale ed al loro sviluppo spirituale in condizioni di libertà, di dignità, di sicurezza economica, e con possibilità eguali; (b) il raggiungimento delle condizioni che permettano di conseguire questi risultati deve costituire lo scopo principale dell’azione nazionale ed internazionale; (c) tutti i programmi d’azione ed i provvedimenti presi sul piano nazionale ed internazionale, specialmente nel campo economico e finanziario, devono essere giudicati da questo punto di vista ed accettati soltanto nella misura in cui appaiono capaci di favorire, e non di ostacolare, il raggiungimento di quest’obbiettivo fondamentale.

Basta limitarsi a queste brevi osservazioni per comprendere che la globalizzazione non governata continuerà a donare pietre; una prospettiva di dolore ed ingiustizia dalla quale non si può sfuggire, in quanto nessuna forma di sviluppo potrà essere duratura se non si afferma una nuova era: una civiltà costruita sulla globalizzazione dei diritti e che ripudia ogni tentativo di considerare l’uomo un oggetto di cui abusare in nome di un falso ed errato sviluppo. ☺

a.miccoli@cgilmolise.it

 

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