Mario Travaglini
Su queste pagine, tutti noi che scriviamo, vogliamo contribuire ad una crescita culturale e al confronto con chi ci legge; scriviamo per sollecitare riflessioni, per rendere partecipe della vita comunitaria in modo critico e costruttivo.
Mario Travaglini scriveva per donare le sue conoscenze mediche ma anche perché voleva produrre forti riflessioni sulla gestione del nostro territorio e della sua agricoltura sempre più globalizzata e globalizzante. Vorrei ricordarlo in queste righe consapevole di correre il rischio, reale, di essere riduttivo. La sua malattia, aggressiva all’inverosimile, è stata devastante. Lui, consapevole, per ovvie motivazioni, non si è mai perso d’animo e ha lottato da grande guerriero. Ha scritto, senza riserve, il suo pensiero su una società passiva rispetto alle logiche di mercato. Mario aveva ideali, aveva a cuore il bene comune e come non poteva essere diversamente… chi nasce e vive l’adolescenza in campagna, con genitori che chiedono alla terra di produrre, non può che forgiarsi in un certo modo. No chi “semina raccoglie” ma “chi semina e si prende cura raccoglie”! Mario ha seminato tanto amore e si è preso cura degli altri come sa fare solo un grande uomo e un grande professionista! Come dimenticare la sua definizione di cancro: “una serie di cellule impazzite che non si relazionano più con le altre”. Il suo desiderio più grande era che vivessimo in relazione perché l’idea che “da soli si va veloci ma insieme si va lontano” lo ha sempre animato. No all’accettare le cose dall’alto passivamente, ma essere attori della nostra società; il filo conduttore dei suoi articoli era: considerare le esigenze di tutti nel rispetto del suolo che calpestiamo.
Mario resterà come modello per i suoi figli, per sua moglie e per noi che lo abbiamo apprezzato nei suoi articoli. A me, in particolare, mancherà la sua amicizia costruita con rispetto e stima reciproca!
Bella e grande persona il dott. Mario Travaglini.
