Molise, città-campagna ideale
12 Gennaio 2024
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Molise, città-campagna ideale

Non molti anni fa il sociologo De Masi, di origine molisana, scomparso di recente, ha voluto dare al Molise il volto di “Città – Regione”, per un insieme di caratteristiche rappresentative delle sue peculiarità, in particolare il fatto di essere una Regione estesa su una superficie non grande, con un numero di abitanti pari ad un quartiere di Roma o una media città italiana; 136 paesi, in gran parte piccoli borghi, piazzati nel mezzo di una campagna verdeggiante, arredata di un paesaggio agrario particolare a significare l’impronta della ruralità.
Un ragionamento che ho ripreso in tutte le occasioni che mi hanno portato a raccontare questa mia terra. L’ho fatto senza, però, quella convinzione di fondo che caratterizza ogni mio coinvolgimento, anche quando esso è risultato esagerato o poco misurato. Mancava sempre qualcosa di importante per chiudere il discorso e farlo completamente mio.
Sono passati anni dal discorso di De Masi fino a quando, qualche anno dopo, sono stato illuminato Un po’ per amore, un po’ per rabbia dalla lettura del libro di Pino Cacucci, edito dalla Feltrinelli, in particolare delle pagine che parlano di Sebastião Salgado “il grande narratore per immagini… capace, con un’alchimia della durata di un attimo che unisce cuore – occhio – polpastrello, di raccontare storie lunghe cento pagine e volumi interi… Salgado non è un ritrattista, eppure attraverso i volti delle persone ci narra una città intera e le restituisce i suoi ricordi, trattenendo il presente per consegnarlo al futuro”. Una città ideale che ancora non esiste, ma che, come scrive Cacucci, “perché siamo come Sebastião inguaribili utopisti, non ci limitiamo a immaginare come potrebbe essere ma cominciamo a edificarla partendo dalle relazioni tra le persone”.
Poi parla de la ciudad ideal, il filo che univa i tanti “cuori pulsanti” della Biennale di Valencia, l’antica capitale della Repubblica, porto di mare aperto, che Salgado indica come la “città ideale”, quando afferma: “È una città che possiede una eredità storica fenomenale e… ha una tradizione di apertura verso gli altri popoli… le culture mediterranee…. e in generale si è distinta per il grande sforzo partecipativo delle sue genti”. In questo senso “la città ideale è una proposta molto interessante – continua Salgado – di progetti creativi e teorici… dove politica e cultura si alimentano a vicenda… attraverso (ndr) la partecipazione”.
Questa parola acquista il significato di sacralità in Salgado. Una parola importante anche per me che vivo e soffro i limiti di una società drogata dal consumismo e, come tale, dal bisogno e ricerca crescente di denaro, tanto da renderlo carta assorbente di tutti i nostri fondamentali valori, fino all’ indifferenza che porta il dialogo a consumarsi come una candela fino a quando rimane spento.
La ricerca di spazi ideali viene da lontano ed ha visto, soprattutto nel periodo rinascimentale, molte personalità nel campo dell’arte impegnate nell’indicazione e, anche, tentativo di realizzazione della “città ideale”, dando ad essa soprattutto una forma che, anche quando ha trovato la sua espressione, non è riuscita mai a concretizzarsi, in mancanza della visione reale di una società, che, per me, vuol dire corpo e anima.
Il Molise, che non è né un cerchio né un quadrato, ma la rappresentazione di una farfalla, quest’anima ce l’ha ed io, stimolato dall’immaginazione e con l’aiuto di Salgado, che mi ha condotto per mano, sono riuscito a trovarla nel “grande” Molise, frutto dell’ emigrazione di centinaia di migliaia di molisani. Una farfalla di grande attualità e modernità, quale simbolo di sostenibilità, biodiversità, ruralità; luogo di antichi borghi e minuti centri abitativi ricchi di storia, cultura e tradizioni, sparsi nel verde dei boschi e delle campagne, che adornano le montagne e le colline, le piccole pianure a partire dal ristretto tratto di mare. Da sempre, terra di transito e di scambi con la transumanza e, come tale, luogo di ospitalità e di solidarietà.
Una farfalla che, così, racchiude e rappresenta una “Città – Campagna” vissuta da meno di trecentomila abitanti, che ha tutto, volendo seguire il ragionamento di Salgado, per poter diventare la città ideale, la sola capace di rilanciare il sogno e quella “partecipa- zione” di cui ha particolare bisogno il mondo che viviamo. Si tratta solo di dare, a chi oggi è fuori dal Molise, la possibilità di vivere questa “Città – Campagna”.
Sono oltre un milione i molisani che possono fare grande il Molise, nel momento in cui la sua organizzazione urbanistica e le sue peculiarità storico-culturali, le sue tradizioni si fondono in una neo, moderna “Città – Campagna ideale”, che trova nel fenomeno dell’emigrazione – la grande storia che l’ha segnata in profondità – il perno intorno al quale far girare tutte le azioni di una sua programmazione e l’armonia di uno sviluppo ricco di prospettive.☺

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