Molise corrotto
18 Aprile 2010 Share

Molise corrotto

 

Quando si pensa al Molise si immagina un’area geografica incontaminata, pura… con le sue colline che a primavera offrono un trionfo di colori, i suoi profumi naturali unici, si pensa ai contadini e alla loro robusta saggezza, o ancora ai pescatori della costa e alle loro reti “sdrucite”. Ci viene in mente quando Gesù si rivolgeva a Pietro dicendo: “Quando eri più giovane, ti mettevi da solo la cintura e andavi dove volevi…” (Gv.21,18). Una frase che al di là della sua pregnanza teologica, il cui contenuto spetta agli addetti ai lavori interpretare e contestualizzare, ha quel duplice significato storico e romantico che caratterizza anche il nostro modo di essere.

Ecco, quando pensavamo al Molise, nel mentre eravamo lontani per motivi di studio e formazione, ci veniva in mente tutto questo. Ma erano solo i pensieri di chi viveva lontano da casa e, forse per nostalgia, era propenso a ricordare solo ciò che faceva piacere, edulcorato dai ricordi dell’infanzia.

La Stampa molisana del 15 maggio 2007 ha aperto con titoli del seguente tenore: “In cella carabinieri, agenti, un avvocato. Altri otto avvisi eccellenti” (…) “clamorosa svolta sulla malasanità. Vicini alla regia Politica”…

Leggendo, poi, i relativi articoli, si è appreso che qualcuno ha ordinato agli uomini vicini agli inquirenti – titolari dell’inchiesta denominata “black hole”, che ha dato una spallata ad una parte del potere politico invischiato in un sistema di corruzione – o agli stessi inquirenti di insabbiare le indagini a proprio carico per cercare di farla franca. Alcuni di questi hanno ubbidito all’ordine; altri invece, tra cui il capo, hanno continuato a lavorare e, per non essere spiati, si sono preoccupati di spostare la loro sede operativa in una trattoria nei pressi del supercarcere di Larino.

La verità è che – indipendentemente dalla fondatezza delle accuse rivolte ai nuovi indagati, per i quali vige la presunzione di innocenza – ormai ci siamo rassegnati a vivere in una Regione che, pur se non annoverata tra quelle meridionali in cui vi è il fenomeno sociale della delinquenza organizzata, è “malata” di una corruzione che evoca molto le dinamiche  ed il modo di operare della mafia.

E’ qualcosa di unico, frutto di una commistione tra mentalità piccolo borghese, che conduce la gente a piegarsi sempre e in ogni caso alla volontà del potente di turno, ottemperando ai suoi ordini anche quando questi li impartisce dalla cella di un carcere, predisposizione e/o vocazione all’intrallazzo, che si potrebbe anche tradurre in opportunismo bieco (certo non politico) che induce i rappresentanti del popolo a saltare da uno schieramento all’altro con sciagurata disinvoltura, e individualismo fine a sé stesso, che rende in realtà i galoppini sempre più servi dei potenti (formalmente destituiti) ottenendo come corrispettivo il dominio assoluto dell’orticello affidatogli dal capo. Sembra assurdo! Ma è così.

Craxi è stato abbandonato da tutti già durante l’inchiesta “Mani pulite”. Qui, al contrario, il sistema di corruzione non muore; non basta arrestare i presunti principi del male, perché questi hanno sistemato i loro figliocci nei posti giusti a preservargli il potere. E pure le c.d. persone perbene esistono, ma vengono sistematicamente estromesse, allontanate, trasferite in Kossovo.

Ci chiediamo fino a quale livello di sopportazione possa arrivare il popolo molisano. Possibile che appaia sempre rassegnato e piegato, forse per una distorta applicazione dei valori cattolici, come se fosse normale non ribellarsi ed accettare lo stato delle cose da altri imposto, anche se illegittimo, ma anche mortificante per chiunque abbia una intelligenza ed una coscienza? ☺

 

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