monologo di un servo di scena
21 Marzo 2010 Share

monologo di un servo di scena

 

In fretta. L'intervallo sta per finire.

E poi, signori, non mi piace sentenziare dal dopo.

Il dopo modifica gli eventi

grandi e minimi. Alcuni li snatura,

altri li invera, forse, nella loro

impreveduta essenza. Però non lo sappiamo,

ci confonde la medesima alchimia

che in noi opera al pari che nel mondo

intero. Pasolini?

Ho pensato a lui più volte

e quei casuali pensieri vi riporto.

Ci sono modi disuguali di stare nella equalità del tempo,

nella stessa storia, avendone tormento.

Ci sono modi e modi di vivere quella disuguaglianza.

Tutti erano in lizza, questo generava dramma.

Difficile è oggi ravvisare le dramatìs personae

e quali furono le parti.

La materia del contendere era angusta

però affocata e aspra. Sofferenza

era dovunque. Dovunque non ci fosse

falsità o cinismo era sofferenza. Lui agonista

non aveva scampo. Lo incalzavano

due erinni: la disperazione

e la vitalità, fameliche ugualmente,

lo mordeva la sua intelligenza.

La perduta integrità del mondo

diceva scritta nella sua rovina,

ed era, credo, fieramente vero,

narcisisticamente anche lo era,

e sacrificalmente, spero.

Ma ecco mi gridano da dentro: su il sipario!

 

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