divagando
21 Marzo 2010 Share

divagando

 

Gli edifici storici, le piazze, le chiese, le ville, i viali (quelli di sempre) diventano paesaggi per l'anima e non ti lasciano mai. Confrontarsi con queste certezze immobili diventa quasi una necessità primaria, l'emergenza di una dimensione interiore che si appropria dello spazio esterno.

In queste eterne figure materiali puoi muoverti a memoria quando la città ti appartiene. La sola cosa che vorresti veder rinnovare è la natura, col suo cielo, la vegetazione, i giardini, i suoi fiori, i suoi profumi… Piano piano inerpicandoti su per le scale del centro storico il paesaggio urbano restringe i suoi campi e si fa denso così come densi si fanno i ricordi, gli odori, le voci ad ogni passo tra le pietre consumate e le case ricolme delle storie di tante vite vissute. Salendo sempre più su il fiato ti manca, ma il cielo si apre e c'è l'aria mistica delle  piccole chiese di pietra, semplici ma veramente sacre nel candore della pietra scolpita che disegna un agnello così mite nel suo sacrificio… È qui che il tempo si ferma ed annienta i tormenti quotidiani e ti senti quasi onnipotente nel guardare la tua Campobasso pensando di poterla abbracciare, insieme a tutti i suoi palpiti, per far silenzio su tutti i suoi affanni e per amarla senza chiederle nulla nonostante tutto…

giuliadambrosio@hotmail.it

 

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