Nel silenzio di un eremo
C’è tanto silenzio tra queste pietre antiche, questa sera. Sembra che il tempo stesso si sia fermato per non turbare questo incanto. Tutto tace, tutto è estremamente silenzioso, pacato e pacificante. Il silenzio è Pace. Anche i miei pensieri… e mi trovo a sorridere a questi miei cinquant’anni suonati, a questa stagione della vita che per molti è ancora fatta di rimpianti, attese. Questa sera io non riesco a rimpiangere nulla e in quanto all’attesa… attendo, sì, attendo ancora, ma serenamente. La mia vita è tanto simile al breve e sconnesso sentiero che dal limitare delle ultime case scende all’ingresso dell’eremo, lo percorri in pochissimi minuti e poi sei come fuori dal mondo. Un povero sentiero accidentato, con erbacce tenaci e selvagge… non invidio proprio le strade larghe ed asfaltate, c’è tanto frastuono di motori, c’è un riverbero soffocante, una fretta di arrivare, un’incapacità di contemplare.
Il mio sentiero scende nascosto tra alberi di querce fino alla dimora della Pace. Troppo spesso abbiamo preferito le vie affollate, rumorose, le insegne luccicanti, le grandi arterie di comunicazione. Si corre sempre, si suonano i clacson, si incrocia tanta gente, ma neppure si ha il tempo di guardarla negli occhi. E si rimane stanchi, tanto stanchi e frastornati ma non si cessa di correre e non si sa poi per dove, forse verso quello che è in agguato alla prossima curva… e la Pace è lì, nel silenzio di antichi eremi. Lo so: qualcuno insinua da sempre che sarebbe una fuga, un’evasione misticheggiante… ma perché mai desiderare l’eremo con il suo silenzio vorrebbe dire evadere? Evadere da che cosa? Cosa ci può essere di più importante del silenzio quando questo conduce alla Pace? Perché debba essere rimproverato come egoista chi lo ricerca? Non è forse il silenzio potente risanatore di tanti mali individuali, familiari, sociali? Non portiamo forse tutti nel cuore questo bisogno profondo? È forse egoista ed evasore quell’autista che evita l’ostacolo per giungere più sicuro alla meta? E il mondo, nel suo continuo peregrinare ha sì bisogno di guide legittime, di pastori zelanti che conducono verso le mete eterne e beatificanti, ma anche di silenziosi testimoni, di persone che in eremi, arroccati sul dorso dei monti silenziosi o nascosti nel verde intenso dei boschi, al seguito di Benedetto, di Romualdo, di Francesco il poverello, di sorella Maria la minore, di Giovanni Vannucci, si ritirino in piccole celle, fasciate di silenzio luminoso, per gustare tutta quella Pace da riversare poi su ogni cosa.
La percepisco come una splendida possibilità nell’evidente inutilità di troppi discorsi di questo nostro travagliato oggi anche ecclesiale: la delusione delle troppe parole saccenti dell’uomo ci condurrà, ne sono certo, a ricercare quella ricchezza del silenzio vivo… la Pace.☺