Le luci appaiono lontane, si fanno vicine, sempre più vicine, fino a diventare accecanti e poi di nuovo il buio.
Portano rumore le luci. Dentro alle luci ci sono le persone, io lo so.
I sedili morbidi, profumati, il tappetino, le gambe, le caviglie, i piedi da leccare.
Anche io sono arrivato in questa piazzola dentro una di quelle luci, mi hanno fatto scendere e hanno detto che sarebbero tornati a prendermi. Hanno detto proprio così. “Stai qui buono e aspetta, torniamo subito!” Perciò torneranno. Mi fido.
Perché non dovrebbero tornare? Io sono stato buono. Ho ubbidito, ho fatto la pipì sui giornali, ho giocato con i bambini senza mordere quindi, a rigor di logica, non ci sono ragioni per non mantenere le promesse fatte.
E poi non possono fare a meno di me. Sono un elemento importantissimo della famiglia io!
Caspita, quando sono arrivato in casa sono impazziti tutti. Chi mi prendeva in collo, chi mi lanciava la pallina, coccole, abbracci, baci e bacetti. Sono stato una vera e propria rivoluzione nella loro vita, e loro nella mia chiaramente.
C’è davvero tanto rumore in questo posto, troppo per i miei gusti. Potrei mettermi giù e dormire se non fosse per questo frastuono, per l’asfalto bollente, c’è stato un sole oggi da spaccare le pietre.
Mi avessero lasciato almeno una pallina, per passare il tempo nell’attesa che tornino, così mi annoio molto. Sono uno che si annoia facilmente. Sono un tipo “vivace”. Sì, dicono tutti così, che sono “vivace”. All’inizio non capivo poi ho collegato, essere vivace significa correre, saltare, fare insomma un po’ il pagliaccio. Ed io a fare il pagliaccio sono bravissimo. Quanto li ho fatti ridere.
Forse si sono sentiti male? Magari si sono messi in un pericolo gravissimo e non possono tornare. Chissà magari hanno bisogno di me? Sì, non può essere che così. Se fossi coraggioso attraverserei questa strada piena di luci e cercherei la via di casa. Ma non mi fido tanto a passare dall’altra parte, le luci sono velocissime.
Dovrei vergognarmi. Sono un vero codardo. I miei amici sono in difficoltà e io me ne sto qui con la coda tra le gambe. Ho dei doveri! L’amicizia è una cosa seria e quando uno ha bisogno non ci si può tirare indietro. Se avessero potuto sarebbero già qui, ne sono certo. Deve essere successo qualcosa. Sono preoccupato, sì, sono proprio tanto preoccupato per loro.
Si tratta solo di scegliere il momento. Devo scattare quando le luci sono ancora lontane e correre fino all’altra sponda. La casa è da quella parte non c’è dubbio. Non posso deluderli, sono certo che mi stanno aspettando. Dopo questa luce mi butto, ho buone possibilità di farcela. Devo andare, non posso abbandonarli! ☺
paolapresciuttini@virgilio.it
Le luci appaiono lontane, si fanno vicine, sempre più vicine, fino a diventare accecanti e poi di nuovo il buio.
Portano rumore le luci. Dentro alle luci ci sono le persone, io lo so.
I sedili morbidi, profumati, il tappetino, le gambe, le caviglie, i piedi da leccare.
Anche io sono arrivato in questa piazzola dentro una di quelle luci, mi hanno fatto scendere e hanno detto che sarebbero tornati a prendermi. Hanno detto proprio così. “Stai qui buono e aspetta, torniamo subito!” Perciò torneranno. Mi fido.
Perché non dovrebbero tornare? Io sono stato buono. Ho ubbidito, ho fatto la pipì sui giornali, ho giocato con i bambini senza mordere quindi, a rigor di logica, non ci sono ragioni per non mantenere le promesse fatte.
E poi non possono fare a meno di me. Sono un elemento importantissimo della famiglia io!
Caspita, quando sono arrivato in casa sono impazziti tutti. Chi mi prendeva in collo, chi mi lanciava la pallina, coccole, abbracci, baci e bacetti. Sono stato una vera e propria rivoluzione nella loro vita, e loro nella mia chiaramente.
C’è davvero tanto rumore in questo posto, troppo per i miei gusti. Potrei mettermi giù e dormire se non fosse per questo frastuono, per l’asfalto bollente, c’è stato un sole oggi da spaccare le pietre.
Mi avessero lasciato almeno una pallina, per passare il tempo nell’attesa che tornino, così mi annoio molto. Sono uno che si annoia facilmente. Sono un tipo “vivace”. Sì, dicono tutti così, che sono “vivace”. All’inizio non capivo poi ho collegato, essere vivace significa correre, saltare, fare insomma un po’ il pagliaccio. Ed io a fare il pagliaccio sono bravissimo. Quanto li ho fatti ridere.
Forse si sono sentiti male? Magari si sono messi in un pericolo gravissimo e non possono tornare. Chissà magari hanno bisogno di me? Sì, non può essere che così. Se fossi coraggioso attraverserei questa strada piena di luci e cercherei la via di casa. Ma non mi fido tanto a passare dall’altra parte, le luci sono velocissime.
Dovrei vergognarmi. Sono un vero codardo. I miei amici sono in difficoltà e io me ne sto qui con la coda tra le gambe. Ho dei doveri! L’amicizia è una cosa seria e quando uno ha bisogno non ci si può tirare indietro. Se avessero potuto sarebbero già qui, ne sono certo. Deve essere successo qualcosa. Sono preoccupato, sì, sono proprio tanto preoccupato per loro.
Si tratta solo di scegliere il momento. Devo scattare quando le luci sono ancora lontane e correre fino all’altra sponda. La casa è da quella parte non c’è dubbio. Non posso deluderli, sono certo che mi stanno aspettando. Dopo questa luce mi butto, ho buone possibilità di farcela. Devo andare, non posso abbandonarli! ☺
Le luci appaiono lontane, si fanno vicine, sempre più vicine, fino a diventare accecanti e poi di nuovo il buio.
Portano rumore le luci. Dentro alle luci ci sono le persone, io lo so.
I sedili morbidi, profumati, il tappetino, le gambe, le caviglie, i piedi da leccare.
Anche io sono arrivato in questa piazzola dentro una di quelle luci, mi hanno fatto scendere e hanno detto che sarebbero tornati a prendermi. Hanno detto proprio così. “Stai qui buono e aspetta, torniamo subito!” Perciò torneranno. Mi fido.
Perché non dovrebbero tornare? Io sono stato buono. Ho ubbidito, ho fatto la pipì sui giornali, ho giocato con i bambini senza mordere quindi, a rigor di logica, non ci sono ragioni per non mantenere le promesse fatte.
E poi non possono fare a meno di me. Sono un elemento importantissimo della famiglia io!
Caspita, quando sono arrivato in casa sono impazziti tutti. Chi mi prendeva in collo, chi mi lanciava la pallina, coccole, abbracci, baci e bacetti. Sono stato una vera e propria rivoluzione nella loro vita, e loro nella mia chiaramente.
C’è davvero tanto rumore in questo posto, troppo per i miei gusti. Potrei mettermi giù e dormire se non fosse per questo frastuono, per l’asfalto bollente, c’è stato un sole oggi da spaccare le pietre.
Mi avessero lasciato almeno una pallina, per passare il tempo nell’attesa che tornino, così mi annoio molto. Sono uno che si annoia facilmente. Sono un tipo “vivace”. Sì, dicono tutti così, che sono “vivace”. All’inizio non capivo poi ho collegato, essere vivace significa correre, saltare, fare insomma un po’ il pagliaccio. Ed io a fare il pagliaccio sono bravissimo. Quanto li ho fatti ridere.
Forse si sono sentiti male? Magari si sono messi in un pericolo gravissimo e non possono tornare. Chissà magari hanno bisogno di me? Sì, non può essere che così. Se fossi coraggioso attraverserei questa strada piena di luci e cercherei la via di casa. Ma non mi fido tanto a passare dall’altra parte, le luci sono velocissime.
Dovrei vergognarmi. Sono un vero codardo. I miei amici sono in difficoltà e io me ne sto qui con la coda tra le gambe. Ho dei doveri! L’amicizia è una cosa seria e quando uno ha bisogno non ci si può tirare indietro. Se avessero potuto sarebbero già qui, ne sono certo. Deve essere successo qualcosa. Sono preoccupato, sì, sono proprio tanto preoccupato per loro.
Si tratta solo di scegliere il momento. Devo scattare quando le luci sono ancora lontane e correre fino all’altra sponda. La casa è da quella parte non c’è dubbio. Non posso deluderli, sono certo che mi stanno aspettando. Dopo questa luce mi butto, ho buone possibilità di farcela. Devo andare, non posso abbandonarli! ☺
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