Numeri pari e dintorni
14 Dicembre 2017
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Numeri pari e dintorni

Questa volta facciamo come i gamberi: camminiamo all’indietro, partendo dagli ultimi avvenimenti e tornando un poco indietro con il tempo…

Domenica 19 novembre scorso è stata la giornata mondiale dei poveri, appuntamento voluto da papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia. Tralasciando l’ aspetto propriamente cristiano che i credenti danno a questo giorno, vorremmo sottolineare l’aspetto laico del significato di questa giornata. La povertà, dice il papa venuto dal Sud povero del mondo, sta al nostro fianco, anche se facciamo molta fatica a riconoscerla, o, se la riconosciamo, il più delle volte abbiamo delle reazioni di fuga, di fobia fastidiosa, di timore esagerato supponendo di essere in un certo senso contagiati da questa come fosse un morbo!!! “La povertà, dice papa Francesco, ci interpella ogni giorno con i suoi mille volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture, dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’ emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalla tratta e dalla schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata”.

Sabato 18 novembre scorso, in piazza Municipio a Campobasso, davanti al comune della città, c’è stata una conferenza stampa indetta da un numero non piccolo di associazioni che aderiscono a Numeri Pari e non solo, ma anche da cittadini non partecipi né a partiti né ad associazioni, semplici cittadini responsabili: ma quest’ultimi erano davvero molto pochi nel numero! I temi sono stati i licenziamenti nel Molise (nel pubblico e nel privato), le sofferenze dei lavoratori del Comitato della mobilità in deroga (circa 1.740 lavoratori cui spettano ancora tra il 2015 e il 2016 ben 13 mensilità arretrate!); dei cantonieri di Isernia e della ITTIERRE di Pettoranello (Is), dei diversamente abili con l’associazione “Uguali”. A queste tematiche si aggiungono poi quelle relative alla lotta alle mafie e alla diffusione della cultura dell’ antimafia e della giustizia sociale, senza passare sotto silenzio quelle sull’immigrazione e l’inclusione dei migranti (e richiedenti asilo) nel nostro tessuto sociale regionale e nazionale, nonché il contrasto alla legge Minniti sull’immigrazione, normativa rivolta contro le Ong; inoltre, fra le altre tematiche, anche quella relativa alla fine della delega politica per una vera e rinnovata partecipazione responsabile dei cittadini e dei giovani alla vita sociale, culturale e politica del nostro paese.

La Rete dei Numeri Pari, poi, il 12 novembre scorso si è vista per un incontro pubblico con i cittadini in piazza Municipio a Cb sul tema del lavoro precario e di quello delle crescenti diseguaglianze. Il 10 novembre la Rete ed altre associazioni non aderenti a Numeri Pari hanno dato corpo ad un sit-in davanti all’ingresso del palazzo del Governo in piazza Prefettura con al centro delle riflessioni la lotta alla povertà, alla precarietà del lavoro dipendente, alle privatizzazioni delle aziende pubbliche e alla dismissione di aziende strategiche; una riflessione sul rinnovo dei contratti di lavoro con riferimento alle modeste ed umilianti pensioni sociali; inoltre, una puntualizzazione sul significato del reddito di dignità ma anche sulla difesa e la valorizzazione del nostro territorio regionale; infine, anche una valutazione sulla inclusione degli immigrati nel nostro tessuto sociale regionale

I dati ISTAT del 2015 hanno rilevato che il 7,6% della popolazione (circa 4,5 milioni di persone) sono nelle condizioni di assoluta povertà; sempre i dati sottolineano ancora un elemento rilevante relativo all’incremento delle condizioni di povertà al 140%. La soglia della povertà per chi vive da solo è di circa 552 euro e di euro 810 per chi vive in una grande città del nord d’Italia. I poveri estremi, quelli senza fissa dimora ed esclusi dal computo sono ad oggi di un numero superiore ai 3 milioni. Si sa da un bel pezzo che l’Italia, con la Grecia, è l’unico paese della UE che ancora non ha un progetto complessivo per i poveri. In Italia è in atto una combinazione disordinata di interventi, di importi limitati e comunque molto lontani dal poter beneficiare i veri poveri. Prendiamo come esempio il bonus di euro 80, circoscritto ai lavoratori dipendenti con un reddito inferiore ai 26.000 euro, somma che esclude una fetta molto consistente di lavoratori poveri non dipendenti; esclude, inoltre, tutti quelli che non hanno un lavoro e, quindi, non avendo imposte da pagare, sono esclusi da qualsiasi bonus. Nella giornata di mobilitazione “Ad alta voce” contro la povertà e le diseguaglianze, lanciata dalla Rete dei Numeri Pari, il 14 ottobre scorso, con assemblee e manifestazioni in 30 piazze d’Italia -tra cui anche quella di Campobasso con al pomeriggio un incontro pubblico nella Sala del Consiglio comunale-   al Tuscolano, in piazza San Giovanni Bosco a Roma, don Luigi Ciotti ha così esordito davanti a migliaia di cittadine/i e giovani: “Sono stanco di sentir parlare di sofferenze bancarie. E le sofferenze umane? Riconosco che con il reddito di inclusione sociale approvato dal governo Gentiloni si è fatto qualcosa, ma il 60% dei poveri è tagliato fuori. Mi piacerebbe che si trovassero i soldi subito per le sofferenze umane, e sono stanco di sentir parlare di sofferenze bancarie. Che cosa dobbiamo aspettare? Le nuove elezioni politiche? La povertà è un crimine di civiltà (…)”. Inoltre, don Ciotti ha declinato un’agenda politica basata sul diritto alla casa, al lavoro dignitoso, allo studio gratuito e alla sanità gratuita; sui diritti delle donne e la dignità delle persone. Aggiungendo, poi, due elementi assai rilevanti per la Rete dei Numeri Pari: lo Jus soli e la legge elettorale. Sul tema dello Jus soli don Ciotti sostiene che è una legge giusta; sulla legge elettorale il fondatore del Gruppo Abele e di Libera contro le mafie afferma che “la legge elettorale approvata è terribile, perché con essa è la democrazia ad essere calpestata ed affossata”. Ed ha, inoltre, aggiunto in conclusione che “L’inclusione sociale sta alla base della democrazia. Ha ribadito, inoltre, che è necessario alzare la voce, quando gli altri scelgono un comodo silenzio. Se molti diritti vengono calpestati è anche colpa nostra che non li abbiamo difesi abbastanza. La speranza si costruisce partendo dai poveri, ha aggiunto. Da lì si deve partire ad alta voce, per restituire l’economia alla vita, perché, se non è così, non sappiamo di cosa farcene di questa economia (…)”.

Della valutazione analitica del perché siamo arrivati a questo punto di degrado sociale e delle proposte che la Rete dei Numeri Pari avanza e sostiene scriveremo, valutandole, sul prossimo numero de la fonte.☺

 

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