Il peccato e il perdono di Dio
19 Giugno 2016
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Il peccato e il perdono di Dio

Natan disse a Davide […]: “Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero […] Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui”. Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: “Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte” […] Allora Natan disse a Davide: “Quell’uomo sei tu!” (2Sam 12,1.4-5.7).

Il secondo libro di Samuele è tutto consacrato alla figura di Davide (nome che significa amato se viene dall’ebraico, condottiero se viene dall’accadico). Egli, dopo alcuni anni di guerra civile contro i seguaci della famiglia di Saul, sale finalmente sul trono: prima di Giuda (cap. 2) e poi di Israele (cap. 5). Il pastore di greggi diventa così pastore dell’intero popolo dell’alleanza, l’antenato fondatore della monarchia in Israele. Egli riconquista la città di Gerusalemme strappandola dalle mani dei Gebusei, ne fa la sua città personale e vi riconduce l’arca dell’alleanza.

Quando la pace sembra ormai consolidata iniziano però ad addensarsi fitte nubi sulla casa del re: l’adulterio del re con Betsabea, moglie del suo valente soldato Uria l’Hittita dalla quale nascerà il futuro re Salomone; l’omicidio di Uria ordito dal re per cancellare le tracce della sua colpa; la violenza del figlio Amnon sulla sorellastra Tamar e la vendetta del fratello Assalonne; la rivolta di Assalonne contro suo padre Davide; le lotte per la successione regale tra Salomone e Adonia (quarto figlio di Davide).

La figura di Davide è segnata da forti contraddizioni: è un politico lungimirante ma è vittima delle sue passioni che lo spingono a venir meno alle sue responsabilità e perfino a dare la morte; è debole con i suoi figli ma è capace di gesti eroici e caritatevoli. La storia di questo re d’Israele – che stando alla storia è un usurpatore ma per la tradizione è il paradigma dell’orante e l’autore di un gran numero di Salmi – è una miscela di grandezza e meschinità, segno che la storia sacra passa non attraverso la vita di creature perfette e disincarnate ma attraverso creature fragili.

Il testo del peccato di adulterio commesso da Davide e tutte le conseguenze annesse (cf. 2Sam 11,1–12,25) ci rivela la dinamica del peccato umano: quando si comincia è davvero difficile smettere. L’esercito è in guerra e il re dovrebbe stare alla sua testa ma preferisce oziare sul suo terrazzo. È proprio nella crepa che il venire meno alla propria responsabilità ha creato che si insinua il proposito del peccato. Mentre Davide ozia sul suo terrazzo vede Betsabea che fa il bagno e la passione lo travolge. L’unione con Betsabea non è però una parentesi tra tante, provoca delle conseguenze: la donna concepisce. Come spiegare il misfatto? La prima strategia del re è quella di richiamare Uria dalla guerra e di farlo tornare da sua moglie per coprire il “guaio”. Ma Uria, pur essendo straniero, conosce le leggi della guerra santa (che richiedono l’astinenza dai rapporti sessuali) ed evita di unirsi a sua moglie. Il re deve architettare dell’altro: l’uccisione di Uria. Non è bello sporcare le sue mani regali di sangue, meglio che siano altri a fare la pulizia che egli desidera. E così chiede ai suoi soldati di lasciare solo Uria quando ferve la battaglia. Uria muore e il “santo” re Davide può sposare la “povera” vedova. La coscienza del re si è ormai addormentata e potrebbe restare in questo stato per sempre se non intervenisse la parola profetica di Natan che, attraverso una parabola azzeccata, aiuta il re a fare verità sul suo stato interiore. Davide apre gli occhi e anche la bocca per confessare il suo peccato e lasciarsi abbracciare dall’amore misericordioso di Dio (cf. Sal 50/51 detto Miserere).

Il peccato accomuna Davide al suo predecessore Saul ma, a differenza di quest’ultimo, egli sa riconoscersi bisognoso del perdono di Dio. La santità dell’uomo non deriva dalla sua purità o da un’eccellente moralità ma dal riconoscimento della fedeltà di Dio alla sua alleanza. È il per sempre dell’amore di Dio che porta avanti la storia e non la perfezione o l’efficientismo umano. È questo per sempre del tutto gratuito che, quando è accolto con stupore, scioglie la durezza e impegna a una vita più bella, più trasparente, più impregnata del profumo del dono.

 

 

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