Per matteo, paolo & co.
29 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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Per matteo, paolo & co.

Se fossi del Partito Democratico voterei Renzi. Mitico, straordinario, geniale, non si è mai candidato, ha perso tutto quello che si poteva ed è sempre il numero uno. Le cose che ha fatto in questi anni magici, legge elettorale, riforme istituzionali, legge sulla scuola, legge sul lavoro, sono tutte sbagliate, solo una perdita di tempo, ma una cosa gli è venuta veramente bene, non sarebbe riuscita neanche all’on. Fanfani: ricostituire la Democrazia Cristiana più bella, più moderna e più forte di prima. Spesso i commentatori politici ci fanno notare che le fusioni fredde, in natura, non possono avvenire, ed hanno sostanzialmente ragione.
La Margherita di Rutelli e i DS di Veltroni, mai si sarebbero potuti mescolare insieme senza eliminare i fattori di divisione. L’invito dell’ex segretario DS a interrompere la continuità col passato, in buona sostanza, aveva l’intento di enucleare, dai rispettivi pensieri, le parti calde rappresentate dalle ideologie. A quel punto per avviare un nuovo percorso politico, senza tuttavia abbandonare le ragioni sociali della “ditta”, sarebbe bastato una bella scecherata: questa in breve la ricetta per il nuovo partito di tutti. Con Veltroni il PD ricevette il maggior numero di consensi in assoluto ma non vinse le elezioni che riportarono Berlusconi a Palazzo Chigi a fare nuovi “casini”. Nel Partito Democratico la dolorosa sconfitta miete vittime importanti tra le quali lo stesso segretario; i post comunisti non inclini a vivere situazioni confuse nello stesso partito balbettano, mentre i dirigenti della Margherita, abituati alla convivenza con anime diverse, elaborano il lutto tornando a scaldare il nocciolo per recuperare la parte calda che avevano abbandonato. Il PD cambia segretario e al povero Bersani tocca sostenere un governo tecnico che scarica tutto il peso della crisi economica sul ceto medio e sulle classi più deboli perché, a detta del suo presidente, tassare i ricchi non è possibile fino a quando non si sa chi sono. Non furono le metafore di Bersani la causa della mancata vittoria del PD alle ultime elezioni politiche; contribuirono invece, in larga misura, i provvedimenti economici del governo Monti, sostenuto anche dal PD di Bersani, a regalare ai movimenti nazionalisti un mare di consensi.
In contesti come quello appena narrato, i populisti, sfruttando il malcontento della gente inascoltata, realizzano le loro maggiori fortune. Renzi lo ha fatto agitando la parola “rottamazione”, rozza, violenta quanto basta se riferita alle persone, accattivante per il popolo degli incazzati e sostanzialmente falsa perché rivolta, nelle sue vere intenzioni, a quella parte del partito che aveva un giorno cantato Bandiera Rossa. La strategia per scalare il partito è lì, tutta racchiusa in una sola parola, per fare ciò che alla DC non é mai riuscito e per di più con il consenso delle vittime. La sinistra, evirata dal nobile Veltroni, affascinata dalla parola che ha un’assonanza con “rivoluzione”, ha addirittura consentito che a scegliere il proprio segretario fossero gli altri e non gli iscritti al partito e così, oltre alle palle, si sono giocati anche il culo.
Gli ex amici di Bersani si sono rapidamente adeguati alla nuova stagione – se ieri “sognavano di avere una banca”, oggi sono i banchieri che sgomitano per aver un posto in prima fila nelle kermesse democratiche; l’ amicizia con Marchionne è diventata un punto di orgoglio per l’intero popolo renziano – meglio avere un imprenditore per amico, che quei quattro straccioni della GGIL, sempre pronti a lamentarsi persino del Jobs Act che invece li ha resi finalmente tutti uguali: senza tutele e senza lavoro, ma tutti uguali! Per la verità il presidente Renzi, con il suo governo, oltre alle banche e alle imprese, alle quali ha regalato diversi miliardi di euro, ha messo mano anche alla scuola e per questo gli insegnanti sono arrabbiati all’unanimità. Quanto ai pubblici dipendenti, messi alla gogna dal proprio datore di lavoro, oltre che dai giornali che rispondono direttamente a lui, il giglio di Firenze, si è preso cura della “Venere” di Botticelli, sì, la ministra della Funzione Pubblica. Pare che la Corte Costituzionale, da quando la ministra ha assunto l’incarico, si occupi a tempo pieno delle sue stravaganze. Quanto ai pensionati, il rottamatore di Pontassieve, invece di rottamare l’INPS, ha bastonato i pensionati. Dulcis in fundo i giovani, problema per cui non dorme la notte. Il segretario del PD parla spesso del loro futuro, non abbiamo ancora capito se si tratta di futuro semplice o di futuro remoto ma propendiamo per il secondo, visto l’andamento relativo all’occupazione degli stessi.
L’ex presidente Renzi é sinceramente e coerentemente contro i comunisti, contro gli operai e i lavoratori in genere, contro i disoccupati, contro chi paga le tasse e contro i giovani che è convinto di comprare con qualche mancetta. In questi giorni Matteo, come lo chiamano tutti nel suo partito, è andato alla Silicon Valley per farsi spiegare come fare ad evadere il fisco senza andare in galera. Questo significa che nel prossimo futuro metterà mano anche al fisco, già immaginiamo come.
La situazione molisana non è diversa da quella nazionale e così, almeno per le schifezze, siamo in sintonia anche noi con il resto del paese. I più convinti sostenitori di Renzi, anche qui come altrove, vengono dalla destra, dalla Margherita, e dalla vecchia DC, vedi Frattura, Fanelli, Venittelli; tra quelli che invece non abbandonano il partito, in posizione critica rispetto a Matteo, c’è il sen. Roberto Ruta che, recisa la decennale frequentazione con l’on. Fioroni, potente democristiano non rottamato, si è legato al governatore della Puglia. Pare sia disposto a trasferirsi nella Capitanata, non si sa mai, con l’aiuto del governatore un collegio sicuro da quelle parti lo trova.
Ad uscire dal partito di Renzi, oltre a Petraroia, uno che vuole continuare a cantare Bandiera Rossa nel partito di Fratoianni, c’è l’on. Danilo Leva, una di quelle vittime consenzienti che, bontà sua, all’età di 37 anni “si sente ormai realizzato e soddisfatto per gli incarichi ricoperti nelle istituzioni e soprattutto nel partito”. Pensare che alle ultime elezioni regionali il segretario regionale del PD ha fatto “carte false” per impedire che si svolgessero le elezioni primarie richieste da più parti oltre che dalla direzione del partito e favorire la candidatura di Paolo Frattura alla presidenza della regione Molise. All’assemblea dei democratici il segretario si spese molto per convincere i compagni della bontà della scelta che si andava compiendo. Il candidato, come Renzi, non aveva mai cantato Bandiera Rossa, ma aveva una spiccata vocazione di sinistra, disse quel giorno Leva. I compagni lo elessero per acclamazione e lui per ricambiare chiese l’iscrizione al partito che “sentiva suo”. Se oggi quella sensazione è diventata una certezza, di cosa si lamenta l’on. Leva?

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