Nel profondo rispetto delle opinioni e dei punti vista altrui, che caratterizza me e il periodico per cui scrivo, vorrei replicare all’articolo a firma di Renato Di Nicola, apparso sul numero scorso della nostra rivista.
Premettendo che sono da sempre sostenitore dei diritti di ogni persona, comprese le scelte di orientamento sessuale, le brevi osservazioni vorrebbero partire da una prospettiva laica ed ecumenica.
Mi hanno lasciato perplesso il tono dell’intervento, veemente a mio parere, nonché alcune premesse da cui l’autore muove per la sua argomentazione.
Le tesi sostenute da Renato prendono le mosse da un’intervista, rilasciata dall’attuale pontefice, ad una rivista latinoamericana, non quindi da dichiarazioni ufficiali, che – condividendo la preoccupazione di molti credenti sul tema dell’accoglienza delle persone omosessuali – pure sarebbero attese!
Con la critica al nome scelto da papa Bergoglio, poi, l’autore si pone, secondo me, su una base integralista e conservatrice, che stupisce maggiormente: mi è parso di cogliere che il nome Francesco incarni (per lui?) qualcosa di intoccabile e inviolabile, attribuibile soltanto a chi? Già l’innocente Giulietta shakespeariana lo ricordava: “Che cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo”.
Certamente papa Francesco avrà molto da lavorare per cercare di risanare le tante ferite del mondo cattolico; ha dimostrato però in tante occasioni di riconoscere gli errori del passato ed ha rinnovato il linguaggio rendendolo “semplice, immediato, ma fondato esegeticamente, nel costante richiamo alla gioia e all’impegno della fede” (cfr. Riforma Settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, del 2 agosto 2013).
Ha senso allora criticare aspramente un uomo di fede che sta tentando di prestare ascolto al vasto mondo dei credenti?
Dario Carlone
Nel profondo rispetto delle opinioni e dei punti vista altrui, che caratterizza me e il periodico per cui scrivo, vorrei replicare all’articolo a firma di Renato Di Nicola, apparso sul numero scorso della nostra rivista.
Premettendo che sono da sempre sostenitore dei diritti di ogni persona, comprese le scelte di orientamento sessuale, le brevi osservazioni vorrebbero partire da una prospettiva laica ed ecumenica.
Mi hanno lasciato perplesso il tono dell’intervento, veemente a mio parere, nonché alcune premesse da cui l’autore muove per la sua argomentazione.
Le tesi sostenute da Renato prendono le mosse da un’intervista, rilasciata dall’attuale pontefice, ad una rivista latinoamericana, non quindi da dichiarazioni ufficiali, che – condividendo la preoccupazione di molti credenti sul tema dell’accoglienza delle persone omosessuali – pure sarebbero attese!
Con la critica al nome scelto da papa Bergoglio, poi, l’autore si pone, secondo me, su una base integralista e conservatrice, che stupisce maggiormente: mi è parso di cogliere che il nome Francesco incarni (per lui?) qualcosa di intoccabile e inviolabile, attribuibile soltanto a chi? Già l’innocente Giulietta shakespeariana lo ricordava: “Che cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo”.
Certamente papa Francesco avrà molto da lavorare per cercare di risanare le tante ferite del mondo cattolico; ha dimostrato però in tante occasioni di riconoscere gli errori del passato ed ha rinnovato il linguaggio rendendolo “semplice, immediato, ma fondato esegeticamente, nel costante richiamo alla gioia e all’impegno della fede” (cfr. Riforma Settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, del 2 agosto 2013).
Ha senso allora criticare aspramente un uomo di fede che sta tentando di prestare ascolto al vasto mondo dei credenti?
Nel profondo rispetto delle opinioni e dei punti vista altrui, che caratterizza me e il periodico per cui scrivo, vorrei replicare all’articolo a firma di Renato Di Nicola, apparso sul numero scorso della nostra rivista.
Premettendo che sono da sempre sostenitore dei diritti di ogni persona, comprese le scelte di orientamento sessuale, le brevi osservazioni vorrebbero partire da una prospettiva laica ed ecumenica.
Mi hanno lasciato perplesso il tono dell’intervento, veemente a mio parere, nonché alcune premesse da cui l’autore muove per la sua argomentazione.
Le tesi sostenute da Renato prendono le mosse da un’intervista, rilasciata dall’attuale pontefice, ad una rivista latinoamericana, non quindi da dichiarazioni ufficiali, che – condividendo la preoccupazione di molti credenti sul tema dell’accoglienza delle persone omosessuali – pure sarebbero attese!
Con la critica al nome scelto da papa Bergoglio, poi, l’autore si pone, secondo me, su una base integralista e conservatrice, che stupisce maggiormente: mi è parso di cogliere che il nome Francesco incarni (per lui?) qualcosa di intoccabile e inviolabile, attribuibile soltanto a chi? Già l’innocente Giulietta shakespeariana lo ricordava: “Che cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo”.
Certamente papa Francesco avrà molto da lavorare per cercare di risanare le tante ferite del mondo cattolico; ha dimostrato però in tante occasioni di riconoscere gli errori del passato ed ha rinnovato il linguaggio rendendolo “semplice, immediato, ma fondato esegeticamente, nel costante richiamo alla gioia e all’impegno della fede” (cfr. Riforma Settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, del 2 agosto 2013).
Ha senso allora criticare aspramente un uomo di fede che sta tentando di prestare ascolto al vasto mondo dei credenti?
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.