Petrolio: solo maquillage?
26 Febbraio 2016
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Petrolio: solo maquillage?

Con i petrolieri che mettono le mani sulle Isole Tremiti e l’entusiasmo col quale la stampa, nazionale e regionale, ha accolto il “dietrofront” del Governo in materia di trivellazioni, urge fare il punto della situazione. Per farlo bene, abbiamo intervistato uno dei più noti ed agguerriti rappresentanti dei movimenti ambientalisti, Augusto De Sanctis. Partiamo dal referendum promosso da nove regioni italiane (l’Abruzzo si è defilato all’ultimo momento). Erano sei i quesiti che i comitati avevano suggerito ai consigli regionali per porre argine a quella che abbiamo ribattezzato come la deriva petrolifera italiana. E, senza addentrarci nei tecnicismi, si prefiggevano sostanzialmente di:

– reintrodurre il divieto di autorizzazione per progetti di ispezione e trivellazione delle acque territoriali (entro le dodici miglia marine dalla costa e dalle aree protette), bloccando le numerose autorizzazioni in corso di approvazione;

– spostare l’ago della bilancia del potere decisionale in materia un po’ più verso le regioni, dopo che, con lo Sblocca Italia, l’ex sindaco di Firenze aveva riaccentrato le competenze in materia energetica, definendo l’energia come materia di interesse strategico nazionale e depredando le regioni del potere sussidiario. Fatto salvo che, in ogni caso, le Regioni avrebbero conservato un ruolo consultivo, dato che i pareri espressi potevano in ultima istanza essere superati dal Governo.

Dei sei quesiti ne è sopravvissuto solo uno – e in parte – dopo le modifiche in materia introdotte con la legge di stabilità che, a voler essere malpensanti, ha accolto alcune delle richieste per scongiurare il pronunciamento dei cittadini. Ma alcune modifiche interessanti sono state comunque introdotte: tra le più importanti – a detta di De Sanctis – vanno sottolineate la rinuncia al carattere di “strategicità” degli idrocarburi e la reimposizione del divieto entro le dodici miglia. Di contro, dobbiamo vedere come una sconfitta cogente il fatto che “il Governo ha approfittato in maniera deprecabile dei quesiti referendari per cancellare anche una norma buona – rimarca il Coordinatore del Forum abruzzese dei Movimenti per l’Acqua – quella che prevedeva la pianificazione complessiva degli interventi minerari per studiarne l’impatto globale (il cosiddetto Piano Aree, ndr), invece di esaminare un progetto alla volta”. La decisione appare come l’emblema del modus operandi renziano: le regioni avevano chiesto di partecipare a questo tipo di pianificazioni ed il Governo, abituato ad avocare a sé tutte le decisioni strategiche, ha preferito eliminare in toto la pianificazione, piuttosto che concertarla. Ma “Attenzione!”, ammonisce De Sanctis, le richieste di ispezione, perforazione e stoccaggio non riguardano solo il mare – lo ripetiamo spesso, ma il 65% del territorio molisano è interessato da simili richieste. “Rimane completamente scoperta la terraferma, dove le Regioni dovrebbero sì avere un po’ più di controllo, ma sono sprovviste del potere di veto. E poi oltre le dodici miglia ci sarà il far west ed è lì la maggioranza delle istanze dei petrolieri”.

Facciamo ora un aggiornamento sui progetti che ci riguardano più da vicino: vi abbiamo già raccontato dell’enorme istanza di ricerca avanzata dalla Spectrum Geo, che interessa un’enorme area di mare da Rimini alle Tremiti. Ed è proprio qui, nel paradisiaco arcipelago pugliese, che i molisani possono ammirare da Termoli nelle giornate prive di foschia, che la richiesta di ispezione suddetta si accavalla ad un’altra, già autorizzata. Stiamo parlando del permesso ricevuto dalla Petroceltic, multinazionale irlandese, che utilizzerà l’invasiva tecnica dell’Air Gun. Inutile sottolineare come già una delle due ispezioni con air gun potrebbe causare danni irreparabili all’ecosistema, dallo spiaggiamento dei delfini ai prevedibili danni alla pesca e al turismo. Figuriamoci se i due progetti si accavallassero, come pare quasi certo. Tutto questo per una manciata di euro: “I canoni concessori in Italia – ci spiega ancora De Sanctis – sono ridicoli. La Petroceltic pagherà circa duemila euro l’anno per la concessione di trentasettemila ettari di mare. Ricordiamo che il nostro Paese ha un bassissimo regime di royalties, tra il 7 e il 10% del controvalore. Ma c’è il trucco: fino ad una certa produzione annua, per ogni concessione, non si paga nulla. Ed è così che neanche i petrolieri stranieri pagheranno un centesimo al Paese per quantità enormi: in mare, saranno esonerati dal pagamento di royalties per i primi ottanta milioni di metri cubi di produzione (per il gas parliamo di circa 70 milioni di euro di controvalore). Gas e petrolio che i cittadini italiani pagheranno sempre e comunque a prezzi di mercato. È una follia!”.

Ci sarebbe tutto un capitolo da aprire sulla cosiddetta sismicità indotta, finora ritenuta scientificamente infondata, ma che di recente è stata confermata da diversi governi, dagli USA all’Olanda, passando per l’Italia. Ma di questo parleremo nei prossimi numeri. Ciò che è opportuno rimarcare ora è che stiamo svendendo il nostro territorio e il nostro mare per un pugno di fave, condannando settori cruciali quali la pesca, l’agricoltura, il turismo, e – cosa ancor più grave – ignorando che il mondo sta andando (deve, per lo meno!) verso un’altra direzione: l’energia pulita. A nulla sono valse le allerte sull’eccesso di PM10 nell’aria, tanto a livello nazionale che nella nostra regione, se non cambiamo radicalmente il nostro rapporto con l’energia e l’ambiente. Allora, salvo successivi “dietrofront” del Governo sui combustibili fossili, quando toccherà a noi cittadini dire la nostra, dovremo essere in tanti a votare contro la società post-industriale e a favore delle bellezze che questo Pianeta ancora ci riserva, nonché a favore della salute nostra e delle generazioni future.☺

 

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