piccoli professori non crescono
1 Ottobre 2011 Share

piccoli professori non crescono

 

Dal 2008 non è più possibile abilitarsi e insegnare. Per questo a breve partiranno i nuovi corsi (TFA) per i 60.000 neolaureati che vorranno essere i docenti del domani. Tuttavia già si è levata una valanga di polemiche a causa del numero chiuso, anzi, chiusissimo. In Molise, per esempio, potranno essere solo 36 gli aspiranti docenti delle medie e 38 per le superiori in tutte le classi di concorso, numeri che si dimezzeranno al terzo anno di attivazione perché vi confluiranno i primi laureati dei corsi di laurea già abilitanti. Molte di più le future maestre, 100.

Per questo, con l’aiuto dell’Asso- ciazione DIESSE, è stato fatto un appello al Ministro intitolato “L’Italia è un paese per vecchi? Appello pubblico in difesa delle giovani generazioni, del futuro della scuola, dell'università e del nostro Paese”  su www.appellogiovani.it. Nei prossimi anni, infatti, i posti disponibili per le lauree magistrali e le abilitazioni all'insegnamento saranno ridotti, come anticipato, a una quantità irrisoria che impedirà a un’intera giovane generazione di prof. di abilitarsi.

La propensione del Ministero, sostenuta dai sindacati, è quella di privilegiare i diritti acquisiti dai numerosi precari già inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e di far pagare il prezzo delle sanatorie del passato solo ed esclusivamente ai giovani. Dunque chi sta insegnando dal 2008 senza abilitazione, chi è ancora in fase di formazione e chi s'iscriverà nei prossimi anni all'università sarà di fatto tagliato fuori dalla possibilità di abilitarsi, con la conseguenza di un aumento dell'età media del corpo docente italiano, già oggi tra le più alte in Europa, e dell’inevitabile e drastica diminuzione degli iscritti alle Facoltà umanistiche e scientifiche che hanno nell'insegnamento un loro naturale e costitutivo sbocco professionale, con conseguenze irreparabili per il livello culturale del Paese.

Così l’appello chiede di sganciare l'abilitazione dal reclutamento, come già avviene per le altre professioni: abilitarsi non significa, infatti, ottenere di diritto il posto d'insegnante in ruolo, ma conseguire un titolo spendibile sul mercato del lavoro, sul modello delle idoneità (è quanto già avviene in tutto il resto d'Europa); inoltre auspica di rendere disponibile per le lauree magistrali e per le abilitazioni all'insegnamento un numero di posti sufficiente a garantire un effettivo ricambio generazionale e una risposta alle reali necessità della scuola e, infine, esorta ad avviare con urgenza una ridefinizione delle modalità di reclutamento dei docenti che assicuri selezione e qualità e che garantisca sia i diritti acquisiti di chi è già iscritto in graduatoria, sia le aspettative dei giovani abilitati di inserirsi nel mondo del lavoro.

Solo in tal modo il nostro Paese potrà riguadagnare il proprio futuro ed evitare una crisi generazionale ed educativa senza precedenti, ancor più dannosa per il periodo storico che stiamo attraversando.☺

o.sanese@inwind.it

 

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