Querida amazonia
11 Marzo 2020
laFonteTV (3191 articles)
Share

Querida amazonia

L’equilibrio planetario dipende anche dalla salute dell’Amazzonia, assieme al bioma del Congo e del Borneo, da cui dipendono anche i cicli delle piogge, l’equilibrio del clima e una grande varietà di esseri viventi. Funziona come un grande filtro del diossido di carbonio, che aiuta ad evitare il surriscaldamento della terra. L’Amazzonia è una totalità multinazionale interconnessa, un grande bioma condiviso da nove paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname, Venezuela e Guyana Francese. Tuttavia, l’Esortazione Apostolica Querida Amazonia viene indirizzata a tutto il mondo. Da una parte, per aiutare a risvegliare l’affetto e la preoccupazione per questa terra che è anche “nostra” e dall’altra, perché l’attenzione alle problematiche di questo luogo ci obbliga a riprendere brevemente alcuni temi che non dovremmo dimenticare e che possono ispirare altre regioni della terra di fronte alle loro proprie sfide.

Con queste parole papa Francesco attualizza e contestualizza in una parte fondamentale del mondo i principi della Laudato Sì.

Ecologia integrale significa che tutto è interconnesso e cosa si può fare concretamente per difendere, tutelare e promuovere questa terra di tutti? I quattro grandi sogni di Francesco sono: un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa; un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana; un’ Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste; comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici.

Ma c’è bisogno di un grido profetico e di un arduo impegno per i più poveri. Infatti, benché l’Amazzonia si trovi di fronte a un disastro ecologico, va rilevato che “un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”. Gli indigeni denunciano: “Siamo colpiti dai commercianti di legname, da allevatori e altre parti terze. Minacciati da attori economici che implementano un modello estraneo ai nostri territori. Le imprese del legno entrano nel territorio per sfruttare la foresta, noi abbiamo cura della foresta per i nostri figli, abbiamo carne, pesce, medicine vegetali, alberi da frutto. La costruzione di impianti idroelettrici e il progetto di vie d’acqua ha un impatto sul fiume e sui territori. Siamo una regione di territori derubati”.

La disparità di potere è enorme, i deboli non hanno risorse per difendersi, mentre il vincitore continua a prendersi tutto. “I poveri restano ognora poveri, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi”. Alle operazioni economiche, nazionali e internazionali, che danneggiano l’ Amazzonia e non rispettano il diritto dei popoli originari al territorio e alla sua demarcazione, all’autodeterminazione e al previo consenso, occorre dare il nome che a loro spetta: ingiustizia e crimine.

Quando alcune aziende assetate di facili guadagni si appropriano dei terreni e arrivano a privatizzare perfino l’acqua potabile, o quando le autorità danno il via libera alle industrie del legname, a progetti minerari o petroliferi e ad altre attività che devastano le foreste e inquinano l’ambiente, si trasformano indebitamente i rapporti economici e diventano uno strumento che uccide.

È abituale ricorrere a mezzi estranei ad ogni etica, come sanzionare le proteste e addirittura togliere la vita agli indigeni che si oppongono ai progetti, provocare intenzionalmente incendi nelle foreste, o corrompere politici e gli stessi indigeni. Non si può permettere che la globalizzazione diventi “un nuovo tipo di colonialismo”. L’interesse di poche imprese potenti non dovrebbe esser messo al di sopra del bene dell’Amazzonia e dell’intera umanità.

In realtà, oltre agli interessi economici di imprenditori e politici locali, ci sono anche “gli enormi interessi economici internazionali”. La soluzione non sta, dunque, in una “internazionaliz- zazione” dell’Amazzonia, ma diventa più grave la responsabilità dei governi nazionali. Per questa stessa ragione, “è lodevole l’ impegno di organismi internazionali e di organizzazioni della società civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo critico, anche utilizzando legittimi sistemi di pressione, affinché ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l’ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi a ambigui interessi locali o internazionali”.

Querida Amazonia mette nero su bianco i crimini contro i viventi e sancisce un solco invalicabile tra i popoli e l’economia predatrice. A quanti si aspettavano aperture della chiesa al sacerdozio per i laici, uomini e donne, il documento mette in primo piano la lotta sociale e culturale e pone fine ad una grande ipocrisia: quella di fondare l’etica sul primato dell’economia quando invece si tratta di ingiustizia e crimine contro i viventi.☺

 

laFonteTV

laFonteTV