Salario e dignità umana
10 Novembre 2023
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Salario e dignità umana

Il Preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) pone il “riconoscimento della dignità umana a tutti i membri della famiglia umana e di tutti i loro diritti” come fondamento della libertà, della dignità e della pace nel mondo. Lo sanciscono anche la Costituzione dell’ Unione Europea (2004) e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2000/ 2007).
Povertà da lavoro e povertà di lavoro pesano sulla dignità del lavoratore poiché negano o riducono la possibilità di accedere alla fruizione dei beni, materiali e immateriali, che sono necessari per poter condurre una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia. I lavoratori poveri, secondo un recente Rapporto, sono 13% e quelli a bassa retribuzione 31%.
La proposta di introdurre per legge il salario orario minimo garantito va vista come un modo per contribuire a garantire ai lavoratori il diritto di condurre una vita dignitosa. È, però, insufficiente poiché vanno garantiti e difesi, specie in questo momento, anche altri diritti: il diritto alla salute, al lavoro, a un ambiente di lavoro di vita vivibile e altro ancora. Avere individuato una cifra minima oraria è un passo che permette di aggredire – si legge all’art. 3 della Costituzione – “gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” e di mettersi sulla strada per garantire al lavoratore – si legge all’art. 36 della Costituzione -“una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un’esistenza dignitosa”. Si fissa in 9 euro lordi la retribuzione oraria minima. È una cifra opinabile, come del resto lo sono tutte le cifre. Si colloca, in Europa, al di sotto di quella della Germania (12 euro in aumento) e quella della Francia e dell’Olanda (11 euro) e al di sopra di quella della Spagna (7,5 euro) e quella del Portogallo (5 euro).
L’ISTAT documenta che i rapporti di lavoro con retribuzione oraria inferiore a 9 euro lordi coinvolgono quasi un quinto dei salariati: 18,5%. Ne sono interessati circa 3 milioni di lavoratori. Forse a costoro un salario minino di 9 euro lordi contribuirebbe a garantire un po’ più di dignità.
La Giunta del CNEL (Comitato nazionale economia e lavoro) propone una soglia di circa 7,5 euro lordi, appellandosi a quanto raccomanda (e non impone) una Direttiva europea: 60% del salario mediano. Risultano – secondo tale proposta – essere ‘meritori’ di tale dignità circa 900 mila lavoratori. Non lo sono, sempre secondo tale proposta, i lavoratori agricoli, i lavoratori occupati nei servizi domestici e i lavoratori con i regimi atipici del lavoro intermittente. Non sono stati presi in considerazione. Si ’scopre’ che sono solo 54.220 i lavoratori dipendenti, pari allo 0,4% dei lavoratori, che fruiscono di un salario al di sotto di 7,5 euro orario. Trattasi, forse, di una disattenzione?
Hanno contestato tale ‘disattenzio- ne’ alcuni lavoratori di una cooperativa di vigilanza che hanno chiesto alla Corte di Cassazione se 650,29 euro mensili fosse un salario rispettoso dell’art. 36 della Costituzione. La Corte lo ha negato, poiché ha ritenuto che tale salario non possa dirsi rispettoso di quanto sancito dalla Costituzione. Può, al più, garantire la sopravvivenza ma non “vivere a misura di uomo”. La Corte di Cassazione aggiunge, poi, che lo stabilire tale condizione non può essere affidato solo a un contratto nazionale di lavoro o a una soglia di povertà per cui, qualora un lavoratore ritenga che il suo salario sia troppo basso ha diritto direttamente o con il sindacato farsi riconoscere un trattamento più adeguato. Si riconosce l’esistenza della povertà da lavoro e la necessità di porvi rimedio.
Forse è anche tempo di riflettere sull’art.39 della Costituzione e sulla contrattazione collettiva e la molteplicità dei contratti al suo interno, molti dei quali sono contratti ’poveri’ e, in quanto tali, confliggenti con l’art. 36 della Costituzione.☺

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