restituire dignità
26 Ottobre 2010 Share

restituire dignità

 

Siamo ancora in tempo per restituire dignità al Molise? Per giudicare un fenomeno, la sua portata, l'impatto che ha sul territorio in cui si sviluppa, è necessaria una analisi che tenga conto delle complessità della realtà in questione. Occorre conoscere la mentalità dei cittadini che vivono il luogo, i criteri secondo i quali agiscono, le dinamiche politiche e sociali che, di questi cittadini, influenzano il comportamento, le risposte, le reazioni agli eventi; si deve saper riconoscere l'odore del posto.

Il primo sentore di quel vento lieve e pungente che accompagna le nostre primavere, l'ho avuto durante la campagna a favore dell'acqua pubblica; abbiamo lavorato fianco a fianco in tanti ed eravamo diversi per età, per vissuto politico, per atteggiamento mentale. L'adesione è stata inaspettata, entusiasta, partecipe, non avrei mai immaginato di vedere ordinate e pazienti file di molisani in attesa di firmare per il referendum!

La conferma che qualcosa stava cambiando in questa regione l'ho avuta nelle varie occasioni di “resistenza” che, ahinoi, si sono presentate negli ultimi mesi. Il presidio di Altilia, nato per dare visibilità alla lotta contro l'eolico selvaggio, è diventato un laboratorio permanente di strategie, un luogo per interpretare e leggere i segnali provenienti dalla politica, dal potere economico, dalla società che rimane a guardare, per comprendere la struttura della nostra terra, per ricordare chi siamo stati. È diventato il luogo dove si va per incontrare volti ormai familiari, anziani contadini preoccupati da questi mostri così imponenti, giovani imprenditori angosciati dalla possibilità di dover abbandonare la propria attività, appassionati tutori di un patrimonio archeologico da preservare.

E poi sabato scorso. L'appuntamento era davanti alla discarica di Montagano per protestare contro la realizzazione di un centro di stoccaggio di rifiuti pericolosi, contro un sindaco che decide di cambiare il volto del territorio in maniera irreversibile e lo fa in reale solitudine, senza informare, senza chiedere pareri, senza attendere consensi. Sono state le parole di chi ha introdotto gli interventi a farmi riflettere “Se tutti noi siamo qui è perchè vogliamo bene a questa terra”.

Sentire profondamente, essere amanti, è indubbiamente una leva potente, ma, credo, che ciò che ha spostato quella rumorosa, colorata, disobbediente folla sia stato un ritrovato senso della dignità. Lo stesso che ci ha fatto mobilitare contro la privatizzazione dell'acqua, lo stesso che ci vede decisi contro lo stravolgimento del nostro territorio.

Siamo ancora pochi e con poca visibilità, ma siamo davvero tanti se consideriamo questi lunghissimi buissimi anni che ci hanno visti inermi, isolati e senza sogni. Siamo tanti se ci rapportiamo all'inerzia, alla greve disposizione all'obbedienza che ci hanno caratterizzato da sempre. Siamo ancora pochi se pensiamo a coloro che dovrebbero affiancarci in una lotta impari, se pensiamo che il nostro patrimonio archeologico e paesaggistico appartiene a tutti i molisani e non solo a chi in questo momento lo sta difendendo. Siamo ancora pochi se pensiamo che coloro che abbiamo eletto a nostra tutela sono estranei a qualsiasi coinvolgimento. Siamo tanti se pensiamo che tutto ciò fino ad ora era oggetto, forse, solo delle nostre private conversazioni.

Ho sentito un odore diverso, come quello del vento lieve e pungente di primavera. ☺

cristina.muccilli@gmail.com

 

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